Europarlamentari e istituzioni Ue hanno dichiarato il proprio sostegno alla Corte e l'impegno a difenderne i giudici dalle sanzioni imposte dagli Usa dopo il mandato di arresto emesso contro il premier di Israele, Benyamin Netanyahu, per i crimini di guerra e contro l'umanità consumatisi a Gaza
L'Ue si è impegnata, in una serie di dichiarazioni di leader e eurodeputati negli ultimi giorni, a difendere la Corte Penale Internazionale (Cpi) e i suoi giudici dalle sanzioni imposte la settimana scorsa dagli Stati Uniti.
Diversi membri del Parlamento europeo sono intervenuti in difesa della Corte e di chi vi lavora, martedì durante un dibattito a Strasburgo. La liberale olandese Raquel Garcia Hermida-van der Walle (Renew) ha detto che il presidente Usa, Donald Trump, "sta prendendo di mira non solo i procuratori, ma anche i funzionari pubblici che hanno dedicato la loro carriera, la loro vita a sostenere la pace e la sicurezza".
L'eurodeputata ha chiesto alla Polonia, presidente di turno dell'Ue, un sostegno incondizionato alla Cpi e al diritto internazionale. “La Corte penale internazionale svolge un ruolo essenziale nel rendere giustizia alle vittime di alcuni dei crimini più orribili del mondo. È estremamente deplorevole che continui a subire minacce, intimidazioni e pressioni", ha detto in aula il ministro polacco per gli Affari europei, Adam Szlapka.
"Di fronte alle sanzioni statunitensi, l'Unione è consapevole dell'urgenza di fornire sostegno alla Corte, sia dal punto di vista finanziario che diplomatico", ha dichiarato invece il commissario Ue per la Democrazia e la Giustizia, Michael McGrath.
Venerdì, il Presidente del Consiglio europeo António Costa aveva sottolineato che l'ordine esecutivo voluto da Donald Trump minaccia l'indipendenza della giustizia penale.
Le sanzioni Usa alla Cpi per il mandato di arresto contro Netanyahu
Nel novembre dello scorso anno, la Corte con sede all'Aia ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, e l'ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, per presunti crimini di guerra e contro l'umanità commessi durante la guerra a Gaza.
Altre mandati sono stati emessi contro i leader di Hamas Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e Mohammad Deif, tutti deceduti nel frattempo in operazioni militari israeliane (il primo a Teheran e gli altri due nella Striscia).
I 125 Stati firmatari dello statuto di Roma che ha istituito la Corte - tra cui figura l'Italia ma non Israele né gli Stati Uniti - sono tenuti ad arrestare coloro che sono oggetto di un mandato d'arresto se dovessero mettere piede sul loro territorio.
Diversi Paesi europei, però, hanno tergiversato sull'ipotesi di arrestare il premier di Israele e la Cpi non ha modo di fare rispettare un mandato.
In una dichiarazione rilasciata dalla Casa Bianca la scorsa settimana, Trump ha detto che la Corte ha illegittimamente "affermato la propria giurisdizione e aperto indagini preliminari sul personale degli Stati Uniti e di alcuni suoi alleati, incluso Israele".
Per il presidente Usa i mandati di arresto nei confronti di Netanyahu e Gallant sono "privi di fondamento".