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Arresto Cecilia Sala: Usa chiedono all'Italia estradizione di cittadino Iran fermato giorni prima

I fedeli iraniani passano davanti a un murale raffigurante l'ayatollah Ali Khamenei, a sinistra, dopo la preghiera del venerdì a Teheran, 19 aprile 2024
I fedeli iraniani passano davanti a un murale raffigurante l'ayatollah Ali Khamenei, a sinistra, dopo la preghiera del venerdì a Teheran, 19 aprile 2024 Diritti d'autore  AP Photo
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Di Gavin Blackburn Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'Iran ha confermato lunedì l'arresto della giornalista "per aver violato le leggi islamiche". Solidarietà da tutto il mondo mentre è in corso una trattativa diplomatica che si intreccia con l'arresto di un iraniano in Italia

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"Chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti in Iran senza giusta causa", ha dichiarato mercoledì un funzionario del Dipartimento di Stato Usa intervistato dal quotidiano La Repubblica.

Gli Stati Uniti sono consapevoli del fatto che "l'arresto in Iran della giornalista italiana" Cecilia Sala "arriva dopo che un iraniano è stato incarcerato in Italia tre giorni prima per contrabbando di componenti di droni", ha proseguito il funzionario, facendo riferimento all'arresto a Milano Malpensa il 16 dicembre di Mohammad Abedini-Najafabadi.

L'Iran non ha reso note le motivazioni del fermo ma ha confermato l'arresto della giornalista, accusata solo di comportamenti illegali, dopo dieci giorni di detenzione sembra meno probabile che siano legate al lavoro svolto da Sala a Teheran, dove era atterrata il 13 dicembre con un regolare visto stampa.

Sabato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha rassicurato comunque che Sala, 29 anni, è in "buona salute" e in una cella singola non di isolamento del carcere di Evin, che ha parlato più volte con i propri cari e che sono in corso trattative per riportarla a casa.

L'Iran conferma l'arresto "per aver violato le leggi della Repubblica islamica dell'Iran"

Lunedì, il dipartimento generale dei Media Esteri del ministero della Cultura e dell'orientamento islamico dell'Iran ha confermato l'arresto di Cecilia Sala "per aver violato le leggi della Repubblica islamica dell'Iran". Lo scrive l'agenzia Irna.

"La cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell'Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L'arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l'ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l'accesso consolare ed il contatto telefonico con la famiglia", prosegue la nota.

"La politica del ministero è sempre stata quella di accogliere le visite e le attività legali dei giornalisti stranieri, aumentare il numero di media stranieri nel Paese e preservare i loro diritti legali".

"È stato aperto un fascicolo sulla cittadina italiana Cecilia Sala, e sono attualmente in corso le indagini. Il suo arresto è avvenuto in base alla normativa vigente. Saranno forniti ulteriori dettagli se la magistratura lo riterrà necessario", ha concluso il dipartimento.

Cecilia Sala sta ricevendo solidarietà da tutto il mondo

La collaboratrice del quotidiano Il Foglio, e voce del podcast Stories di Chora Media, è una firma nota in Italia nonostante la giovane età. Ha lavorato in passato con diverse testate italiane, tra cui La7 con Michele Santoro e L'Espresso, raggiungendo il grande pubblico con le sue corrispondenze durante la presa dei Talebani di Kabul nel 2021.

Sala sta ricevendo testimonianze di affetto attraverso il tag #freececilia sui social media, usato da persone comuni, estimatori, colleghi e politici da tutto il mondo. "Ringrazio tutti per l’attenzione che stanno avendo nei confronti di Cecilia", ha detto all’Ansa Renato Sala, il padre di Cecilia, che si è detto fiducioso di riabbracciare la figlia.

Intanto Chora Media, l'editore del podcast di Sala, ha deciso di riprendere le puntate di Stories "per non lasciare incompiuto il lavoro cominciato da Cecilia".

"Ricominciamo da lunedì 30 dicembre con l'aiuto delle persone che hanno lavorato con Cecilia a Stories dietro le quinte. Vi aggiorneremo sulle condizioni di Cecilia e continueremo il suo lavoro raccontandovi le storie di altre donne libere. Ricominciamo sperando che presto possiate tornare a sentire la voce libera di Cecilia. #FreeCecilia", si legge sul profilo X di Chora Media.

Il possibile intreccio internazionale tra Iran, Usa e Italia in cui è entrata Sala

Sembra sempre più plausibile che la vicenda della giornalista si intrecci con quella di Abedini-Najafabadi, cittadino iraniano-svizzero con società in entrambi i Paesi che usava, secondo le imputazioni presso una corte Usa, di produrre e trafficare per le Guardie della Rivoluzione Iraniana parti e sistemi di navigazione di droni, che sarebbero stati usati anche in un attentato mortale in Giordania contro soldati statunitensi.

Gli Usa hanno chiesto la collaborazione dell'Italia per l'arresto del ricercato e ne hanno chiesto l'estradizione, per cui le autorità competenti attendono la documentazione completa. Il fermo di Abedini-Najafabadi non sembra essere avvenuto per un casuale controllo alla dogana all'arrivo da Istanbul, riporta il Corriere della Sera, ma essere il frutto di una operazione congiunta dell'Fbi con la Digos e la Polizia.

I tempi farebbero intendere anche un'organizzazione precisa coincisa fatalmente con il viaggio di Sala in Iran iniziato il 12 dicembre. Il giorno successivo infatti un tribunale federale del Massachusetts ha emesso un ordine d’arresto internazionale nei confronti dell’ingegnere 38enne iraniano. Il 16 è stato arrestato, ma la convalida è avvenuta solo dopo 24 ore, il tempo di fermare a Boston, un complice con doppia cittadinanza di Iran e Usa, Mahdi Mohammad Sadeghi.

Tre giorni dopo, c'è stato l'arresto di Sala a Teheran, tenuto sotto silenzio per una settimana dalle autorità, dalla famiglia e dai suoi editori nel tentativo di fare decollare una trattativa diplomatica. Nessuna ipotesi viene esclusa, compresa quella di uno scambio triangolare: ossia la liberazione di prigionieri iraniani in altri Paesi. Nel caso prevalesse questa linea, servirebbe l'intervento degli Stati Uniti. Da questo punto di vista, i riflettori sono puntati sulla visita a Roma di Joe Biden, che oltre a papa Francesco vedrà il presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. La missione è in programma dal 9 al 12 gennaio.

Una detenuta iraniana telefona in un corridoio del carcere di Evin a Teheran (13 giugno 2006)
Una detenuta iraniana telefona in un corridoio del carcere di Evin a Teheran (13 giugno 2006) VAHID SALEMI/2006 AP

Iran, una storia di detenzioni e scambi di prigionieri

Dalla crisi dell'ambasciata statunitense del 1979, che vide il rilascio di decine di ostaggi dopo 444 giorni di prigionia, l'Iran ha usato i prigionieri con legami occidentali come merce di scambio nei negoziati con il mondo.

Nel settembre 2023, cinque americani detenuti da anni in Iran sono stati liberati in cambio di cinque iraniani in custodia negli Stati Uniti e di 6 miliardi di dollari (5,75 miliardi di euro) di beni iraniani congelati.

Anche dei giornalisti occidentali sono stati trattenuti in passato. Roxana Saberi, una giornalista americana, è stata detenuta in Iran nel 2009 per 100 giorni prima di essere rilasciata. Nel 2016 il giornalista del Washington Post, Jason Rezaian, è stato liberato dopo oltre 540 grazie a uno scambio di prigionieri tra Usa e Iran.

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