La giornalista Cecilia Sala è libera ed è rientrata in Italia, atterrando verso le 16:15 di mercoledì all'aeroporto militare di Ciampino, a Roma. La premier Giorgia Meloni ha informato personalmente i genitori della liberazione dal carcere di Evin. Sala era stata arrestata il 19 dicembre a Teheran
Il volo con a bordo la giornalista italiana Cecilia Sala è atterrato verso le 16:15 di mercoledì all'aeroporto militare di Ciampino, a Roma. Ad attenderla la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sindaco di Roma Antonio Gualtieri, oltre ai genitori Renato Sala ed Elisabetta Vernoni.
"Ciao, sono tornata", queste le prime parole di Sala ai colleghi di Chora Media. Prima di tornare a casa la giornalista è stata ascoltata dai carabinieri del Ros.
Meloni ha informato i genitori di Sala della liberazione
In un precedente comunicato Palazzo Chigi aveva reso noto che la giornalista italiana detenuta in Iran dal 19 dicembre era stata liberata ed era in volo verso casa.
"È decollato pochi minuti fa, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista Cecilia Sala. Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale è stata rilasciata dalle autorità iraniane e sta rientrando in Italia", aveva riferito Palazzo Chigi.
A informare i genitori della liberazione della 29enne romana è stata proprio Meloni. "Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprime gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi. Il presidente ha informato personalmente i genitori della giornalista nel corso di una telefonata avvenuta pochi minuti fa", si legge ancora nella nota.
La conferma era arrivata anche dall'Iran, con il dipartimento media della Cultura e il ministero della Guida islamica che all'agenzia Ansa si è limitato a confermare la notizia della liberazione di Cecilia Sala.
La giornalista del quotidiano Il Foglio e di Chora Media era stata arrestata nella capitale iraniana tre giorni dopo essere arrivata con un visto da giornalista. La sua vicenda si era intrecciata con quella di un ingegnere iraniano arrestato in Italia su mandato degli Stati Uniti.
Le reazioni dall'Italia
Sollievo e soddisfazione sono stati espressi da tutto l'arco politico italiano, a partire dal vice primo ministro e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che su X ha confermato il rilascio di Sala. "Immenso lavoro di Giorgia Meloni in primis e di tutta la squadra dell'Italia. Bentornata a casa", ha commentato invece il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Ma messaggi sono arrivati anche dall'altro vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
Congratulazioni sono arrivate anche dai leader dell'opposizione, da Giuseppe Conte e Carlo Calenda a Matteo Renzi. "La notizia che stavamo aspettando, che speravamo di ricevere il prima possibile. La liberazione di Cecilia Sala è un sollievo, e saperla presto in Italia ci riempie di gioia. Un ringraziamento al governo, al corpo diplomatico, ai servizi e a chi ha lavorato incessantemente in questi 20 giorni di apprensione e angoscia per questo risultato. Ti aspettiamo, Cecilia!", ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein.
La commozione di papà Renato
"Sono orgoglioso di lei", ha detto all'agenzia Ansa Renato Sala, il padre della giornalista italiana. "Ho pianto soltanto tre volte nella mia vita. Credo che il governo del nostro Paese abbia fatto un lavoro eccezionale. Se mi sente la voce rotta, non vedevo l'orizzonte. È stato un lavoro di coordinamento straordinario. Confidavo nella forza di Cecilia".
"Dirò a Cecilia che sono orgoglioso di lei e della capacità e la compostezza che ha avuto in questa vicenda. Nei suoi giorni di prigionia l'ho sentita tre volte. In questo periodo ho avuto l'impressione di una partita a scacchi, ma i giocatori non erano soltanto due. A un certo punto la scacchiera si è affollata e questo ha creato forti timori in un genitore come me, che purtroppo ignora le mosse", ha aggiunto Renato Sala.
Sempre all'Ansa ha parlato anche il compagno di Sala, Daniele Raineri: "L'ho sentita, mi ha detto; ci vediamo tra poco. Era emozionata e contentissima. Le ho risposto anche io: ci vediamo a Roma".
Il destino dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi
Sembra indiscutibile il collegamento tra la detenzione della giornalista Cecilia Sala e dell'ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato il 16 dicembre a Malpensa con l'accuso da parte degli Stati Uniti di aver fornito all'Iran droni e altre apparecchiature elettroniche in violazione dell'embargo di Washington.
La corte d'appello di Milano si riunirà il prossimo 15 gennaio per stabilire se concedere o meno gli arresti domiciliari ad Abedini. In base a quanto verrà deciso si potrebbero delineare due diversi scenari. Se i giudici dovessero accordare i domicliari, allora si aprirebbe la strada alla valutazione della richiesta di estradizione di Abedini.
Nel caso in cui la corte d'appello dovesse invece rifiutare la misura di custodia cautelare, il ministro Nordio potrebbe intervenire direttamente nella questione, sfruttando l'articolo 718 del codice penale, con il quale si stabilisce che nell'eventualità di un arresto con richiesta di estradizione "la revoca è sempre disposta se il ministro della Giustizia ne fa richiesta". Questo comporterebbe la libertà immediata per il detenuto e la fine del procedimento a suo carico.
Questa prospettiva è stata smentita al momento dal ministro Nordio. "Questa (la liberazione di Abedini ndr) è una cosa di cui in questo momento non sto proprio riflettendo", ha detto il ministro uscendo da Palazzo Chigi.
Ci si aspetta che l'intrico si sciolga prima del 20 gennaio, giorno in cui si insedierà il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
La reazioni degli Usa alla liberazione di Sala
"Il caso di Cecilia Sala è stata una decisione del governo italiano ed è a Roma che dovete fare le domande su questo tema", lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby durante un briefing con la stampa. Washington ha così escluso un suo coinvolgimento nella liberazione della giornalista dal carcere iraniano.