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Arresto di Cecilia Sala in Iran, Teheran preme per lo scambio con Abedini

Cecilia Sala
Cecilia Sala Diritti d'autore  AP/AP
Diritti d'autore AP/AP
Di Fortunato Pinto
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Le autorità italiane continuano a lavorare per il rilascio della giornalista italiana arrestata il mese scorso a Teheran e trattenuta nel carcere di Evin. Sala sarebbe costretta a dormire sul pavimento in una cella sempre illuminata. Vertice a Palazzo Chigi con la premier Meloni

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Cresce la preoccupazione per la giornalista italiana Cecilia Sala, trattenuta in carcere a Evin, in Iran. Le autorità italiane hanno chiesto a Teheran "garanzie totali sulle condizioni di detenzione di Cecila Sala" e la "liberazione immediata" della giornalista italiana.

Il caso è stato oggetto di un vertice a Palazzo Chigi. All'incontro erano presenti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano e i servizi di intelligence. Potrebbero essere coinvolte anche le opposizioni.  

Secondo fonti media italiane, la Farnesina, attraverso l'ambasciatrice a Teheran Paola Amadei, ha consegnato al governo iraniano una nota verbale nell'ambito del lavoro che il ministro Tajani sta portando avanti con la premier Meloni, il ministro Nordio e il sottosegretario Mantovano, per arrivare ad una rapida e positiva soluzione della vicenda.

Nella nota verbale consegnata a Teheran, l'Italia ha fatto anche richiesta di chiarezza sulle condizioni di detenzione, sulla possibilità di fornire generi di conforto e sulla garanzia che questi vengano consegnati effettivamente alla cittadina italiana. "I tempi e le modalità di detenzione della cittadina italiana Cecilia Sala saranno una indicazione univoca delle reali intenzioni e dell'atteggiamento del sistema iraniano nei confronti della Repubblica italiana", hanno notare fonti della Farnesina all'agenzia Ansa.

Abedini per Sala?

La richiesta della liberazione del cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini, che sarebbe detenuto nel carcere di Milano sulla base di "false accuse", è in primo piano in un messaggio diffuso dall'ambasciata della Repubblica islamica in Italia dopo la convocazione alla Farnesina. Nel testo, diffuso su X, si dà conto del colloquio tra l'ambasciatore Mohammad Reza Sabouri e il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Riccardo Guariglia.

"In questo amichevole colloquio si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica dell'Iran" si legge nel messaggio.

"L'ambasciatore del nostro Paese ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell'arresto di Sala, secondo l'approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie, tenendo conto del ricorrente anniversario della nascita di Cristo e dell'approssimarsi del nuovo anno cristiano, si è garantito l'accesso consolare all'ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari".

Nel testo si sottolinea che "ci si aspetta" dal governo italiano che "acceleri la liberazione del cittadino iraniano detenuto" e gli fornisca le "necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno".

Le "agevolazioni necessarie"

Nel carcere di Evin, che si trova nella capitale iraniana, dove Cecilia Sala è rinchiusa dal 19 dicembre, la giornalista non ha nemmeno un letto su cui dormire. Riposa sul pavimento, che è molto freddo, e le sono state date solo due coperte. Una la mette a terra, una la usa per coprirsi. Il freddo di Evin è noto a chi è passato per quel carcere, "è doloroso".

La luce al neon in cella è accesa 24 ore su 24. In carcere le sono stati sequestrati gli occhiali da vista. Nessun contatto umano, solo una fessura che si apre nelle ore dei pasti dalla quale entrano datteri e poco altro.

Cecilia Sala lo ha raccontato nella telefonata che le è stato concesso di fare ai suoi genitori. Per poi aggiungere, più di una volta: "Bisogna fare molto in fretta". L'unico volto amico che la giornalista ha potuto vedere in queste due settimane è stato quello dell'ambasciatrice Paola Amadei: un incontro durato trenta minuti alla presenza delle guardie che hanno preteso che le due parlassero in inglese, per capire cosa stessero dicendo. L'ambasciatrice le aveva portato un pacco contenente prodotti per l'igiene, libri e un panettone. Ma a Cecilia non è stato mai recapitato.

Cosa sappiamo dei capi d'accusa

Sala è stata arrestata per avere violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran, ma secondo alcuni potrebbe essere stata una mossa di Teheran dopo che lo scorso 16 dicembre il cittadino svizzero-iraniano Mohammad Abedini-Najafabadi è stato arrestato all'aeroporto di Milano Malpensa perché, ricercato dalle autorità statunitensi, avrebbe trafficato con droni utilizzati dai Pasdaran della Guardia Rivoluzionaria, utilizzati nell'attacco del 28 gennaio a una postazione militare in Giordania, che ha ucciso tre soldati americani.

L'unica persona che ha incontrato Sala finora è stata l'ambasciatrice Amadei. La mattina del primo gennaio i genitori della giornalista hanno ricevuto una telefonata dalla figlia: la coppia si è detta angosciata e ha detto che Sala ha ripetuto "bisogna fare in fretta" per trovare una soluzione e per permetterle di tornare in Italia. 

Concluso l'incontro con l'ambasciatore iraniano

Si è concluso l'incontro con l'ambasciatore iraniano convocato per le 12 di giovedì mattina dal segretario generale Riccardo Guariglia. Era stato il ministro Tajani a richiederlo per discutere del caso Sala.

Il ministero ha fatto sapere con una nota che è stata innanzitutto chiesta la liberazione immediata della connazionale, giunta in Iran con regolare visto giornalistico. Guariglia ha ribadito la richiesta di assicurare condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani, di garantire piena assistenza consolare alla connazionale, permettendo all'Ambasciata d'Italia a Teheran di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati.

In mattinata, il ministro Tajani ha fatto sapere con un post su X che "il Governo, come dal primo giorno dell’arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa e pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti. Fino alla sua liberazione, Cecilia e i suoi genitori non saranno mai lasciati soli".

Kallas: "Il giornalismo non è un reato"

"Chiedo l'immediata liberazione della reporter italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran. Nessuno dovrebbe essere trattenuto per aver fatto il proprio lavoro, il giornalismo non è un reato". È quanto dichiarato dall'Alta rappresentante per la politica estera dell'Ue Kaja Kallas, sul caso della giornalista italiana detenuta da 14 giorni nel carcere di Evin.

"Ogni giornalista deve avere la libertà di fare reportage senza paura di essere arrestato o perseguitato. Mentre il mondo affronta la crisi, il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai", ha aggiunto.

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