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Sánchez esorta l'Ue a riconsiderare i dazi sulle auto elettriche cinesi

Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez alla cerimonia di inaugurazione dell'Instituto Cervantes a Shangai, 10 settembre 2024
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez alla cerimonia di inaugurazione dell'Instituto Cervantes a Shangai, 10 settembre 2024 Diritti d'autore Fang Zhe/Xinhua
Diritti d'autore Fang Zhe/Xinhua
Di Jorge Liboreiro
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

"Non abbiamo bisogno di un'altra guerra, in questo caso una guerra commerciale. Dobbiamo costruire ponti tra l'Ue e la Cina", ha dichiarato il leader spagnolo a Shanghai

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Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha chiesto apertamente alla Commissione europea e agli altri 26 Stati membri dell'Unione europea di "riconsiderare" le tariffe d'importazione proposte per i veicoli elettrici prodotti in Cina, mettendo in luce le crepe politiche in vista di un voto decisivo che potrebbe trasformare i dazi in un obbligo per almeno cinque anni.

I dazi sono stati pensati per compensare le sovvenzioni che le autorità di Pechino hanno elargito a questo settore lucrativo e che portano a costi artificialmente bassi.

A seguito di un'indagine durata mesi, la Commissione ha scoperto che i fondi statali cinesi permeano l'intera filiera, mettendo i concorrenti europei a rischio di subire perdite economiche insostenibili.

Di conseguenza Bruxelles ha proposto dazi aggiuntivi, che vanno dal 7,8 per cento al 35,3 per cento a seconda del marchio e del suo livello di collaborazione con l'indagine, che si aggiungerebbero all'attuale aliquota del 10 per cento. La maggiorazione, si pensa, garantirebbe una concorrenza più equa sul mercato.

Per Sánchez, però, questo potrebbe non essere l'approccio migliore, soprattutto se dovesse scatenare misure di ritorsione contro i prodotti a base di carne suina, un settore molto prezioso e delicato per la Spagna.

"Dobbiamo riconsiderare tutti, non solo gli Stati membri ma anche la Commissione, la nostra posizione nei confronti di questa mossa", ha dichiarato il leader spagnolo a Shanghai, ultima tappa della sua visita ufficiale di quattro giorni in Cina.

"Come ho detto prima, non abbiamo bisogno di un'altra guerra, in questo caso una guerra commerciale. Dobbiamo costruire ponti tra l'Unione europea e la Cina", ha proseguito.

"E dalla Spagna quello che faremo è essere costruttivi e cercare di trovare una soluzione, un compromesso, tra la Cina e la Commissione europea. Se me lo chiedete, vi risponderò che stiamo riconsiderando la nostra posizione".

La Spagna fa dietrofront

La dichiarazione rappresenta una significativa inversione di tendenza per la Spagna, che normalmente sostiene la linea d'azione della Commissione. Secondo quanto riferito, il Paese ha votato a favore della tariffa durante una consultazione non vincolante a luglio e si prevedeva che avrebbe mantenuto questa posizione nella prossima votazione, che si terrà prima di novembre.

Il voto si preannuncia come una cartina di tornasole della volontà dell'Ue di opporsi alle pratiche commerciali sleali della Cina, da sempre punto di attrito.

La Francia e l'Italia sono considerate sostenitrici delle tariffe aggiuntive, mentre l'Ungheria guida l'opposizione. La Germania è sottoposta a forti pressioni da parte dell'industria locale per far deragliare la misura, ma la coalizione al governo non ha ancora deciso. Per bloccare i dazi sarà necessaria una maggioranza qualificata.

La Cina è stata accusata di attuare una strategia "divide et impera" per dividere gli Stati membri, metterli l'uno contro l'altro e ostacolare le decisioni collettive che sarebbero dannose per gli interessi di Pechino.

Il raggiungimento della leadership mondiale nel settore dei veicoli elettrici è considerato una priorità assoluta per il Partito comunista cinese, un obiettivo politico che, secondo Bruxelles, alimenta le generose iniezioni finanziarie nella produzione nazionale.

Le parole di Sánchez arrivano mentre a Bruxelles si tiene un incontro tra funzionari europei e cinesi per discutere dell'indagine antisovvenzioni e dei dazi proposti.

Carne di maiale sotto il fuoco incrociato

Durante la sua conferenza stampa Sánchez ha affermato che tra Spagna e Cina ci sono più argomenti di accordo che di disaccordo e ha sottolineato la necessità di mantenere il dialogo al "più alto livello". Ha poi riconosciuto che le relazioni bilaterali devono essere "riequilibrate" rispetto al deficit commerciale tra l'Ue e la Cina, una preoccupazione condivisa da altri Paesi.

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Il premier ha insistito più volte sul suo desiderio di svolgere un "ruolo costruttivo" tra Bruxelles e Pechino e sulla speranza che alla fine si raggiunga un "compromesso", anche se non ha specificato quale forma dovrebbe assumere questa soluzione.

Interrogato sulla prospettiva di ritorsioni contro il settore suino, Sánchez ha affermato che le due questioni non devono essere collegate. Il ministero del Commercio cinese ha avviato a giugno un'"indagine antidumping" sulle importazioni di "carne di maiale e sottoprodotti di maiale" dall'Ue, pochi giorni dopo che la Commissione aveva presentato la sua prima proposta di tariffe.

La mossa del ministero potrebbe aprire la strada a restrizioni commerciali. Spagna, Paesi Bassi, Danimarca, Germania e Belgio sono considerati i più vulnerabili a queste rappresaglie.

"Abbiamo espresso la nostra sorpresa per il fatto che questi negoziati commerciali si siano intrecciati con potenziali sanzioni contro un settore che non ha nulla a che fare con il settore automobilistico", ha detto Sánchez a proposito del suo incontro con il presidente Xi Jinping.

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"Penso che la popolazione e il governo cinese siano molto consapevoli del valore del settore suino", ha aggiunto. "Il settore suinicolo può avere la garanzia che il governo spagnolo difenderà, ovviamente, i suoi interessi".

Anche le esportazioni europee di brandy sono sotto la lente di Pechino, con dazi provvisori sospesi in attesa del voto finale dell'Ue sui veicoli elettrici.

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