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L'Ue trasferisce 1,5 miliardi di euro all'Ucraina da proventi dai beni russi immobilizzati

Gli 1,5 miliardi di euro sono stati ottenuti dai beni immobilizzati della Russia.
Gli 1,5 miliardi di euro sono stati ottenuti dai beni immobilizzati della Russia. Diritti d'autore European Union, 2024.
Diritti d'autore European Union, 2024.
Di Jorge Liboreiro
Pubblicato il
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Per la prima volta l'Unione europea trasferisce i proventi generati dai beni immobilizzati della Russia. Il loro valore è stimato in 210 miliardi di euro in tutto il blocco

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L'Unione europea ha inviato 1,5 miliardi di euro all'Ucraina utilizzando i proventi generati dai beni della Banca Centrale Russa che rimangono immobilizzati come parte delle sanzioni di vasta portata del blocco.

Il 90 per cento dell'assistenza finanziaria aiuterà Kiev ad acquistare più armi, munizioni e sistemi di difesa aerea, di cui il Paese ha urgente bisogno per respingere l'avanzata delle truppe di invasione nell'est del Paese. La restante parte contribuirà agli sforzi di ricostruzione, in particolare delle infrastrutture energetiche, gravemente danneggiate dagli incessanti attacchi russi.

von der Leyen: "rendere l'Ucraina e tutta l'Europa un posto sicuro"

Bruxelles teme che la diffusa distruzione della rete elettrica ucraina possa innescare una crisi umanitaria e un nuovo esodo migratorio nel prossimo inverno.

"L'Ue è al fianco dell'Ucraina", ha dichiarato venerdì la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "Non c'è simbolo o uso migliore per il denaro del Cremlino che rendere l'Ucraina e tutta l'Europa un posto più sicuro in cui vivere".

L'Ue invia per la prima volta il denaro generato dai beni congelati

L'annuncio segna il primo trasferimento di denaro nell'ambito del nuovo schema basato sui beni immobilizzati della Russia, stimati in circa 210 miliardi di euro in tutto il blocco. Il progetto senza precedenti è stato preparato per molti mesi, fino a quando gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sui testi legali a maggio.

L'Ungheria, un'accanita oppositrice degli aiuti militari all'Ucraina, aveva inizialmente minacciato di porre il proprio veto e di bloccare l'intera iniziativa. Il mese scorso, però, gli Stati membri hanno trovato una via legale per aggirare l'ostacolo, sostenendo che l'Ungheria si era astenuta dall'accordo di maggio e quindi non aveva il diritto di partecipare alle fasi successive.

Allora era stato annunciato che il primo trasferimento sarebbe stato di 1,4 miliardi di euro. Venerdì l'importo è stato aggiornato a 1,5 miliardi di euro, probabilmente a causa delle variazioni dei tassi di interesse.

Da dove arrivano i soldi inviati a Kiev

I proventi, che Mosca non ha il diritto di ottenere a causa delle sanzioni adottate all'inizio del 2022, provengono da Euroclear, un depositario con sede a Bruxelles che detiene la maggior parte dei beni immobilizzati. Il prossimo trasferimento avverrà nel marzo 2025, ha dichiarato la Commissione.

L'aspetto cruciale è che gli 1,5 miliardi di euro saranno versati direttamente nel bilancio dell'Ucraina. Questo differisce dalla precedente assistenza militare che il blocco ha promosso nell'ambito dello Strumento europeo per la pace (Epf), che rimborsa parzialmente gli Stati membri per gli armamenti donati a Kiev.

L'Epf è stato bloccato dall'Ungheria per più di un anno, causando la paralisi di 6,5 miliardi di euro e l'esasperazione delle altre capitali. All'inizio di questa settimana, L'alto rappresentate Josep Borrell ha definito l'impasse "puramente vergognoso".

Con le speranze di una risoluzione ormai perse, l'Ue si è alleata con gli Stati Uniti per istituire un prestito di 50 miliardi di dollari all'Ucraina, utilizzando gli asset immobilizzati come garanzia. Il piano sta avanzando, ma i dettagli tecnici sono ancora irrisolti. L'Ue rinnova le sanzioni ogni sei mesi, il che significa che se l'Ungheria o qualcun altro dovesse impedire il rinnovo in futuro, i beni verrebbero scongelati e il prestito andrebbe in fumo.

La Commissione ha proposto due opzioni per far quadrare il cerchio e garantire una maggiore prevedibilità: i beni rimarranno permanentemente immobilizzati fino a quando la Russia non accetterà di risarcire i danni all'Ucraina, un rinnovo a tempo indeterminato, oppure le sanzioni sui beni saranno rinnovate per periodi più lunghi, ad esempio, 18 mesi anziché sei.

Le discussioni sulle opzioni sono in fase iniziale e si prevede che continueranno dopo la pausa estiva. Anche in questo caso sarà necessaria l'unanimità.

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