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Unione europea, nuovo accordo più ambizioso sulle energie rinnovabili

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Image Diritti d'autore  Alvaro Barrientos/Copyright 2022 The AP. All rights reserved
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Di Michela Morsa
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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I negoziatori hanno portato al 42% la quota di consumi di energia elettrica da coprire con le fonti green entro il 2030. Il testo deve essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio dell'Ue per diventare legge

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L'Unione europea accelera il ritmo della transizione energetica. Giovedì 30 marzo le istituzioni Ue hanno raggiunto un accordo sulla nuova direttiva per promuovere e regolamentare le energie rinnovabili. 

L'obiettivo per la quota di consumi finali di energia elettrica da coprire con fonti rinnovabili entro il 2030 sale al 42,5%, 10,5 punti in più rispetto a quanto inizialmente concordato. Una decisione che si colloca a metà strada tra il 45% chiesto dalla Commissione europea e dagli eurodeputati e il 40% chiesto dagli Stati membri. 

L'intesa politica dovrà essere approvata dal Parlamento europeo e dai 27 membri dell'Ue prima di diventare legge. 

Un passaggio rapido alle fonti rinnovabili è fondamentale se l'Unione europea vuole raggiungere l'obiettivo di indipendenza energetica e climatica. Una questione che ha assunto ancora più importanza in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Non a caso, l'Ue si è anche impegnata a liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2027.

La Commissione europea ha stimato che il costo per accelerare la costruzione massiccia di parchi eolici e solari e la trasformazione delle reti elettriche costerà 113 miliardi di euro in più rispetto alle previsioni precedenti. 

Il testo

Il testo approvato contiene in primis una serie di procedure semplificate e accelerate per autorizzare le infrastrutture adibite per le energie rinnovabili, con l'istituzione di alcuni territori specifici in cui le norme saranno alleggerite drasticamente. 

Prevede poi una quota del 49% di fonti rinnovabili nel consumo energetico degli edifici, con una traiettoria di ecologizzazione progressiva e vincolante per il riscaldamento e il raffreddamento attraverso obiettivi nazionali specifici.

Nel settore dei trasporti, invece, i Paesi dovranno ridurre l'intensità dei gas serra del 14,5% attraverso l'uso di energie rinnovabili o raggiungere almeno il 29% nel consumo finale di energia del settore entro il 2030. 

L'accordo stabilisce anche un sotto-obiettivo vincolante del 5,5% per i "biocarburanti avanzati" (derivati da materie prime non alimentari) e i "carburanti rinnovabili non biologici" (idrogeno rinnovabile, carburanti sintetici a base di idrogeno) nelle rinnovabili per i trasporti.

Per quanto riguarda l'industria, l'uso delle rinnovabili dovrebbe aumentare dell'1,6% all'anno. In ogni Paese, la quota di idrogeno rinnovabile utilizzato dovrebbe raggiungere il 42% entro il 2030 e il 60% entro il 2035.

Lo "status speciale" per il nucleare

I colloqui si sono complicati quanto la presidenza svedese dell'Ue, negoziando a nome degli Stati membri, ha chiesto un obiettivo più flessibile per i Paesi con grandi centrali nucleari, in grado di produrre idrogeno senza emissioni di carbonio. 

La questione ha spaccato il Consiglio dell'Ue. Mentre la Francia e i suoi alleati chiedevano di avere questa concessione, diversi Paesi, tra cui Germania, Austria, Lussemburgo e Spagna, si rifiutavano di incoraggiare l'uso di energia nucleare in un testo dedicato alle energie rinnovabili. Il rischio, a loro avviso, era di rallentare gli investimenti nelle fonti green.

Dopo 15 ore di colloqui, l'accordo raggiunto prevede che l'obiettivo di idrogeno rinnovabile sia ridotto del 20% per gli Stati membri in cui la quota di idrogeno di origine fossile consumata è inferiore al 23%. 

La biomassa

Il testo approvato mantiene per la biomassa (il legno bruciato per produrre energia) lo status di rinnovabile, ma "rafforza i criteri di sostenibilità per l'uso della biomassa", le cui fonti sono classificate "in base al loro valore aggiunto economico e ambientale". 

Questa pratica è difesa strenuamente dai Paesi scandinavi, ma denunciata dalle Ong ambientaliste, preoccupate per l'impatto sulle foreste.

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