Francia-Regno Unito: la tensione resta alta, trattative ad oltranza tra Frost e Beaune

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La disputa sui diritti di pesca ha creato una situazione difficile, con una nuvola di incertezza che incombe su entrambe le sponde della Manica. Le trattative tra il ministro britannico per la Brexit e il ministro francesi degli Affari europei continuano

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Mentre il peschereggio "Cornelis" ha potuto finalmente lasciare il porto di Le Havre dopo una settimana di "sequestro", proseguono i negoziati tra Regno Unito e Francia sul caso della pesca post-Brexit.

Secondo quanto trapelato, la "battaglia della Manica" sarebbe numericamente ridotta: il Regno Unito ha rifiutato solo 86 richieste francesi di licenza di pesca su circa 2.000. E i "No" riguardano 55 licenze per le acque di Jersey e 31 per quelle del Regno Unito.

Frost-Beaune: un'ora e mezza di trattative (e di nuovo la prossima settimana)

Dopo un vertice a Parigi, giovedi, durato 90 minuti, il ministro britannico per la Brexit, David Frost, e il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, hanno ribadito la loro intenzione di trovare un accordo in tempi rapidi.

La sensazione è che, per ora, la Francia non voglia imporre controlli più severi ai pescherecci inglesi in arrivo nei porti transalpini.

Frost e Beaune hanno in programma un altro incontro a metà della prossima settimana e, dopo aver consultato il premier Johnson e il presidente Macron, avranno finalmente più elementi per chiudere senza danni ulteriori questo spiacevole incidente diplomatico tra i due Paesi.

Sono giornate calde per Frost, che questo venerdi incontrerà il vice-presidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, a Bruxelles per discutere il protocollo sull'Irlanda del Nord, al quale il Regno Unito chiede modifiche.

Intanto, sulle coste francesi...

Intanto, sulle coste francesi, in prossimità di quelle britanniche, la tensione resta alta.

La disputa sui diritti di pesca ha creato una situazione difficile, con una nuvola di incertezza che incombe su entrambe le sponde della Manica.

Per l'Amministratore delegato del porto di Boulogne-sur-Mer, nel nord della Francia, è difficile capire perché gli inglesi si comportino in questa maniera.

"Non siamo arrabbiati con gli inglesi - dice Alain Caillet - sono i nostri vicini, sono a soli 40 chilometri di distanza. Ma non comprendiamo le contestazioni britanniche, stiamo soffrendo molto perché non possiamo utilizzare le aree di pesca storiche per le nostre barche, e non capiamo perché gli accordi sulla Brexit non vengano rispettati".

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Al porto di Calais, tuttavia, la sensazione è che Macron non abbia altra scelta che imporre controlli più severi alle frontiere.

"Deve fare qualcosa - dice Jean-Marc Puissesseau, capo del porto di Calais -: elezione o no, deve proteggere il suo popolo. E non credo che sia contento di essere obbligato a dimostrare che emetterà sanzioni, ma cosa può fare? Non sta ottenendo alcuna reazione".

Opinione generale è che tutti perdono in questa situazione di stallo.

"Tutti avranno la peggio - aggiunge Puissesseau -. Proprio tutti: Regno Unito, Francia, pescatori, porto di Calais. anche il porto di Dover: tutti, per un problema così stupido".

Speranza comune, al di là di tutto, è che la situazione si risolva il più rapidamente possibile.

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