Nel 2015 il governo di Budapest aveva varato un nuovo provvedimento per trattenere i migranti al confine con la Serbia. Per il Tribunale violato il diritto d'asilo
La Corte di Giustizia europea ha condannato l'Ungheria per il mancato rispetto delle regole sull’asilo e per i rimpatri illegali. La sentenza emessa questo giovedì si riferisce in particolare a una legge adottata dal governo ungherese nel 2015 in risposta alla crisi migratoria: la legge prevedeva istituzione di zone di transito al confine serbo-ungherese in cui valutare le richieste di asilo o respingere i migranti verso la Serbia.
"La Commissione europea inviterà le autorità ungheresi a mettere in campo delle procedure d'asilo conformi alle normative comunitarie", ha affermato Adalbert Jahnz, portavoce della Commissione europea.
Dura la risposta del ministro della Giustizia ungherese Judit Varga che non solo ha sminuito la sentenza ma anche lanciato una nuova provocazione. In un messaggio su Facebook ha scritto: "Continueremo a proteggere i confini dell'Ungheria e dell'Europa e faremo tutto il possibile per prevenire la formazione di nuove rotte di ingresso per i migranti".
Il governo del premier ungherese Victor Orbàn si è regolarmente scontrato con Bruxelles sulla politica migratoria.
Questa sentenza si aggiunge a quella del maggio scorso, quando la Corte di giustizia europea aveva puntato il dito contro la detenzione illegale dei richiedenti asilo lungo il confine con la Serbia. Di fatto prigioni a cielo aperto.