I rumeni vogliono giustizia

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Di Hans von der Brelie
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L'inviato di Euronews Hans Brelie è stato a Bucarest, dove è in corso un aspro dibattito sulla riforma della giustizia. Da mesi in Romania la gente scende in strada per protestare contro la corruzio

Questa settimana Insiders, il magazine di approfondimento di Euronews, vi porta in Romania. Negli ultimi mesi alcuni dei politici più importanti sono finiti al centro di indagini per corruzione, evasione fiscale e frode sui fondi dell’Unione Europea. Gli stessi politici da mesi spingono per fare approvare una controversa riforma del sistema giudiziario.

Euornews ne ha parlato con il giornalista Attila Biro. Attila fa parte di Rise Project, una comunità di giornalisti e attivisti che indaga sul crimine organizzato in Romania. Le loro ultime inchieste hanno provato a fare luce sulle attività di Liviu Dragnea, leader del Partito Socialdemocratico al potere.

Attila Biro: Dragnea è il politico più influente in Romania. E’ lui a controllare Tel Drum, una società di costruzioni locale. Questa rivelazione è contenuta in un rapporto segreto dei servizi segreti rumeni. La Tel Drum è cresciuta grazie a finanziamenti di centinaia di milioni di euro stanziati a livello nazionale e locale. Dragnea è stato per anni il politico più potente del distretto di Teleorman, la sua regione di origine. Ed è proprio in questo distretto che ha sede la Tel Drum. Tel Drum ha pagato decine di migliaia di euro per l’auto di lusso del figlio di Dragnea. Quasi 400 milioni di euro provenienti dal budget nazionale e da quello locale sono transitati nelle casse di Tel Drum per poi finire nelle tasche dei suoi amici e del figlio.

Lo scorso novembre la Dna, la Direzione nazionale anticorruzione, ha avviato un’indagine su Dragnea. L’accusa è di aver costituito un’ associazione a delinquere per favorire la Tel Drum. Nel corso del nostro viaggio in Romania abbiamo parlato con Carmen Dumitrescu, una giornalista investigativa che ci ha parlato di un’altro caso in cui è coinvolto Dragnea, quello dell’isola Belina.

Carmen Dimitrescu: Il problema con l’isola Belina è che si tratta di un’area che un tempo apparteneva allo Stato, quindi una proprietà pubblica. Quando Dragnea è diventato ministro dello Sviluppo Regionale ha approvato la concessione in leasing dell’isola alla Tel Drum, una compagnia sospettata di essere controllata dietro le quinte proprio da Dragnea. In questo sarebbe stato spalleggiato dall’ex vicepremier Sevil Shhaideh, che all’epoca era segretario di Stato nello stesso ministero di Dragnea.

Dragnea ha definito l’indagine in corso “un violento attacco al governo” e un tentativo di distruggere il partito al potere. La nostra guida locale ha accettato di parlare con noi in condizione di anonimato per timore di ritorsioni: Prima che l’isola fosse data in leasing – ci ha detto – _ venivamo qui a pescare e facevamo dei barbecue sull’isola Belina. Ora l’area è recintata e l’accesso proibito. Da quando l’isola è finita nelle mani della Tel Drum l’ingresso è limitato ai loro dipendenti._

Insiders: Romania - Part 1Dragnea e la Tel Drum sono accussati dal Dipartimento Anticorruzione di avere creato una rete criminale con l’obiettivo di ottenere appalti pubblici per dei lavori stradali e di avere gonfiato il prezzo dei materiali. L’azienda ha ottenuto più più di venti milioni di fondi europei sulla base di documenti falsi. Sul caso indaga anche l’ufficio europeo per la lotta antifrode.

Carmen Dumitrescu: Si tratta dei soldi dei contribuenti europei. Questo schema fraudolento riguarda la costruzione di strade rurali da parte della Tel Drum. Visto che le offerte pubbliche sono state falsificate è facile capire dov‘è la frode e anche perché l’Anticorruzione rumena sta indagando sul caso.

Una delle tappe del nostro viaggio è Turnu Magurele, la città natale di Dragnea. E’ qui che è cominciata la sua ascesa politica. Ma il consenso tra i suoi concittadini non è più quello di un tempo. Sono contento che provino a far cadere Dragna – ci ha detto un residente – ha preso in giro l’intero distreo di Teleorman e ne ha causato l’impoverimento. Ho 53 anni e non riesco a trovare un lavoro. Il lavoro non si trova e la colpa è solo loro. Hanno preso in giro il paese e nonostante tutto abbiamo continuato a votare per il Partito Socialdemocratico. E’ per questo che i nostri ragazzi lasciano il paese. E’ arrivato il momento di riprenderci la nostra dignità e mostrare un po’ di spina dorsale.

Indagare sui politici corrotti è il lavoro di Laura Kövesi, procuratore capo della Direzione nazionale anticorruzione. Negli ultimi cinque anni con le sue indagini ha portato in tribunale più di 70 membri della classe dirigente, tra cui un premier, due vice, undici ministri e più di cinquanta membri del Parlamento. Quando il governo ha proposto una revisione del sistema giudiziario, la sua reazione è stata immediata.

Laura Kövesi: Penso che le modifiche legislative non siano basate su un reale desiderio di riformare la giustizia, ma che siano piuttosto una reazione alle indagini avviate dalla Direzione anticorruzione e anche una reazione alle ultime decisioni dei giudici nei casi in questione. Il materiale probatorio di molte delle nostre indagini è stato ottenuto in casi di flagranza. Non potere più utilizzare questo strumento investigativo ostacolerà non solo l’Anticorruzione, ma anche il lavoro dei magistrati che conducono delle indagini sul traffico di droga, sulla tratta di esseri umani e sui crimini informatici. Amputare la legislazione significherebbe distruggere gli strumenti investigativi che usiamo nel nostro lavoro.

I socialdemocratici accusano la Kövesi di avere un pregiudizio politico. Le indagini della Dna però non riguardano solo i membri del partito di Dragnea, come dimostra il caso dell’architetto Serban Marinescu, con cui abbiamo parlato. Marinescu ha partecipato assieme a dei colleghi ad un bando pubblico per la ristrutturazione di una piazza a Ramnicu Valcea, città governata da un sindaco conservatore del Partito Nazionale Liberale. Quando gli è stata chiesta una tangente, gli architetti hanno deciso di rivolgersi alla Dna per incastrarlo.

Serban Marinescu: Abbiamo vinto il bando e presentato il progetto. Dopo qualche tempo il sindaco è venuto da noi e ci ha detto: ‘Dovete darmi il dieci per cento perché questa è la mia città’. Quando lo abbiamo incontrato ha scritto qualcosa su un piccolo pezzo di carta, poi l’ha messo sul tavolo e ci ha detto di leggerlo. In effetti è così. Il mio amico era un po’ confuso, aveva un videocamera nascosta con sé ma non riusciva ad inquadrare il pezzo di carta. L’ha letto e ha risposta a voce alta: ‘Sì, lo faremo, pagheremo il dieci per cento’. A quel punto il sindaco si è completamente rilassato e ha iniziato a parlare di tutte le cose che avremmo potuto realizzare ora che eravamo soci in affari.

Insiders: Romania - Part 2Il sindaco corrotto è finito in carcere. Un segnale di speranza per la Romania. Migliaia di cittadini rumeni sono scesi in strada per protestare. Ma c‘è anche paura. Le modifiche al sistema giudiziario includono la depenalizzazione di diversi reati. A Bucarest abbiamo incontrato gli organizzatori di una delle manifestazioni di protesta contro il governo. La corruzione uccide è il nome che hanno dato al loro gruppo. Sono riusciti a creare una rete di sostenitori in tutto il paese grazie all’uso dei social media.

La modifica delle leggi sulla giustizia è il primo passo verso la dittatura – ci ha detto uno di loro – E’ già successo e nel 1989 abbiamo pagato col sangue. Dopo più di vent’anni siamo tornati allo stesso punto ma questa volta combatteremo.

Insiders: Romania - Part 3La preoccupazione serpeggia anche tra le istituzione europee, ma Bucarest va avanti con la sua riforma. Dragnea non ha risposto alla nostra richiesta di un’intervista, ma Serban Nicolae, speaker dei socialdemocratici al Senato, ha accettato di parlare con Euronews. Nicolae ha insinuato che esistano dei collegamenti tra gli attivisti anticorruzione ed i servizi segreti.

Serban Nicolae: E’ illegale condurre un’indagine utilizzando protocolli segreti o affiancando ai pubblici ministeri agenti del servizio segreto. Si tratta di un abuso, un cancro della nostra società che mina la credibilità dell’azione giudiziaria, specialmente nella lotta alla corruzione. Se il capo della Dna è convinto di non avere fatto niente di sbagliato utilizzando protocolli segreti allora sì, allora dovrebbe andarsene. Nei casi di corruzione che riguardano i rappresentanti delle istituzioni non bisogna procedere all’arresto. Bisogna raccogliere le prove. La custodia cautelare non è una sanzione, è solo un tentativo dell’accusa di mostrare il proprio potere, una forma di giustizia da strada. Ci sono molte persone che godono a vedere politici e persone di potere in manette, di fronte alle telecamere, nel cuore della notte. E’ quello che succedeva nell’antica Roma con i gladiatori nell’arena. Questo non è più un sistema giudiziario, ma un tentativo di vendetta che sfocia nella lotta politica e nell’abuso. Anche questo, in definitiva, è un esempio di corruzione.

La maggioranza dei giudici e dei pubblici ministeri si oppongono alla riforma. Tra questi c‘è Lucia Zaharia, membro del Forum dei giudici rumeni. L’abbiamo incontrata in un ristorante di Bucarest, dove ci ha spiegato che le modifiche del sistema giudiziario sono state decise senza le necessarie consultazioni. Ma la mancanza di trasparenza non è l’unica critica rivolta alla riforma.

Lucia Zaharia: Gli emendamenti alle leggi sulla giustizia estendono oltre limiti ragionevoli le responsabilità dei giudici. Possono essere sanzionati, e tra le misure disciplinari previste c‘è anche la rimozione dall’ufficio. Personalmente mi sento vulnerabile e penso che anche gli altri giudici e pubblici ministeri si sentano allo stesso modo.

La spiegazione del perché i rumeni scendano in strada da più di due anni può essere trovata al Colectiv club. Qui nel 2015 un incendio ha ucciso 64 persone. Lo scarso controllo delle norme anticendio unito a presunti casi di corruzione ha spinto molte persone a protestare. E’ allora che gli attivisti hanno dato vita al movimento ‘La corruzione uccide’. Mumu è uno dei sopravvissuti all’incendio.

Mumu Cristian Matei: _I ragazzi che cercavano di uscire dal locale sono rimasti bloccati davanti all’ingresso perché la porta non si apriva più. Era come essere all’inferno. Un mio amico è morto, anche un mio collega. C‘è un collegamento diretto con la corruzione perché il sindaco ha firmato l’autorizzazione per questo locale anche se non era a norma.
Molte delle persone dietro di me sono morte in ospedale perché in Romania anche il sistema sanitario è corrotto. Voglio giustizia, è la mia unica richiesta, giustizia. Aspettiamo solo questo._

Insiders: Romania - Part 4

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