Clima, Greenpeace e ReCommon denunciano Eni

Una manifestazione di fronte alla sede della compagnia Eni a Roma
Una manifestazione di fronte alla sede della compagnia Eni a Roma Diritti d'autore Greenpeace
Di Euronews
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Le associazioni Greenpeace e ReCommon hanno avviato un'azione legale contro il colosso Eni: "L’operato della società peggiora la crisi climatica e viola i diritti umani"

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Un gruppo di cittadini ha deciso di trascinare in tribunale il colosso delle fonti fossili Eni, tra le più grandi compagnie petrolifere del mondo. Un'azione legale senza precedenti, guidata dalle associazioni Greenpeace e ReCommon, secondo le quali la multinazionale è responsabile "dei danni subiti e futuri, in sede patrimoniale e non, derivanti dai cambiamenti climatici a cui Eni ha significativamente contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, pur essendone consapevole". 

Di cosa è accusata Eni?

Le sue associazioni ritengono in particolare che "l’attuale strategia di decarbonizzazione di Eni sia palesemente in violazione degli impegni presi in sede internazionale dal governo italiano e dalla stessa società". Di conseguenza, sostengono anche che, attraverso l'estrazione di combustibili fossili, Eni abbia vuolato i diritti umani dei cittadini. Non a caso, le dodici persone che si sono unite alla causa provengono, spiegano Greenpeace e ReCommon "da aree già colpite dagli impatti dei cambiamenti climatici, come l’erosione costiera dovuta all’innalzamento del livello del mare, la siccità, la fusione dei ghiacciai".

Da parte sua, la multinazionale ha risposto attraverso un comunicato nel quale si dice certa di poter dimostrare**"l'infondatezza"** della causa e la "correttezza" della sua strategia di decarbonizzazione, che a suo dire è in grado di bilanciare sostenibilità, sicurezza energetica e competitività. L'aziendaha inoltre dichiarato che prenderà in considerazione la possibilità di intraprendere un'azione legale per conto proprio contro uno dei querelanti, ReCommon, per presunta diffamazione.

L'azione legale cita non soltanto Eni, ma anche i suoi due maggiori azionisti: il ministero dell'Economia italiano e la Cassa Depositi e Prestiti.

Cosa spera di ottenere la causa?

Le associazioni e i dodici cittadini chiedono inoltre al tribunale di obbligare Eni a modificare la propria strategia industriale, al fine di ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 45%, entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020. Ciò al fine di contribuire a limitare la crescita della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi, centrando così il più ambizioso degli obiettivi nella "forchetta" tra 2 e 1,5 gradi indicata dall'Accordo di Parigi del 2015.

Non si tratta della prima volta che la società civile tenta di portare in tribunale imprese e governi. Uno dei primi casi in assoluto è stato quello dell'associazione Urgenda, che è riuscita a far condannare l'esecutivo dei Paesi Bassi per "inazione climatica". Altre azioni analoghe sono poi state avviate in Paesi come la Francia e la stessa Italia. Di recente,un gruppo di pensionati svizzeri ha avviato un'azione legale contro il governo elvetico per non aver fatto abbastanza per tutelare la loro salute. Sarà il primo caso del genere ad essere sottoposto al vaglio della Corte europea dei diritti dell'uomo.

Allo stesso modo, la celebre attivista Great Thunberg è attualmente coinvolta in una causa contro il governo svedese. I cittadini polacchi hanno portato in tribunale il loro esecutivo nel 2021. E i casi si sono moltiplicati nel mondo. Ma su quali basi giuridiche è possibile avviare azioni di questo tipo? In questo dietro le quinte degli avvocati spiegano le loro strategie.

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