La "giustizia climatica" accelera la transizione energetica nei Paesi Bassi

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Di Hans von der Brelie
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La più alta corte olandese ha emesso una sentenza che obbliga il governo a ridurre immediatamente le emissioni di CO2. Una sentenza storica con ricadute a livello mondiale.

Il governo olandese deve ridurre entro la fine di quest'anno le emissioni di gas serra di un quarto rispetto ai livelli del 1990. L'ha deciso la più alta corte del paese in una sentenza storica che ha innescato azioni legali di "giustizia climatica" in tutto il mondo. Fra spinte ambientaliste e lobby del gas naturale, i Paesi Bassi si trovano ora di fronte a una scommessa che potrebbe influire pesantemente sulle elezioni dell'anno prossimo.

Una sentenza rivoluzionaria

L'enorme centrale a carbone del porto di Amsterdam è stata spenta alla fine dell'anno scorso. La decisione di chiuderla cinque anni prima di quanto inizialmente concordato dal governo deriva da una causa vinta dall'organizzazione per la sostenibilità Urgenda, che ha costretto i Paesi Bassi ad accelerare l'implementazione di misure di protezione del clima, e a farlo da subito. La sentenza - rivoluzionaria - del tribunale impone che entro la fine del 2020 le emissioni nel paese siano ridotte di un quarto rispetto al 1990. E la chiusura di questa centrale è stato un primo, importante passo: da sola produceva 3,6 mega tonnellate di emissioni serra all'anno, circa il 2 per cento dell'emissioni totali del paese. 

Solo il 7,4 per cento del consumo di energia nei Paesi Bassi è coperto da fonti rinnovabili, ben lontano dall'obiettivo europeo del 20 per cento, ma anche da quello singolo del paese del 14 per cento. Per fare un confronto, l'Italia nel 2018 aveva già superato il suo obiettivo del 17 per cento, ricavando il 17,8 per cento della sua energia da fonti rinnovabili.

Eurostat
La quota di energia ricavata da fonti rinnovabili nei paesi Ue (2018)Eurostat

Marjan Minnesma è la direttrice di Urgenda, una fondazione il cui obiettivo è promuovere la transizione energetica ecologica del paese. È lei che nel 2013, insieme ad altri 900 cittadini, ha fatto causa al governo, e lo scorso dicembre ha vinto. Ora resta la parte più difficile, dice: "Si è fatto poco, e più di un anno fa. Il governo ha concesso ulteriori sovvenzioni, 2 miliardi di euro, per i pannelli solari e i grandi progetti di parchi eolici. Ne ha erogate altre per le misure d'isolamento termico, le pompe di calore e cose così. E ha promesso una legge che porterà tutte le centrali a carbone al 25 per cento della loro capacità, e questo è previsto per ottobre".

La fondazione però non ci tiene ad avere un altro scontro, di conseguenza farà prova di una certa flessibilità, spiega Minnesma: "Abbiamo fatto sapere al governo che possiamo tollerare un margine di tre mesi. Ma se non fanno abbastanza o se non hanno un programma per l'anno prossimo, allora sicuramente torneremo in tribunale". 

Minnesma ha anche firmato un rapporto, realizzato con l'aiuto di scienziati ed esperti, in cui si conclude che i Paesi Bassi potrebbero raggiungere il 100 per cento di energie ricavate da fonti rinnovabili già nel 2030, se i politici prendessero le decisioni giuste ora.

Dopo la sentenza i parlamentari hanno deciso di riprendere in mano il lungo elenco di proposte avanzate da Minnesma e dai suoi compagni. Tra queste c'è la promozione della mobilità elettrica. A partire dal 2030 sarà vietata la vendita di auto nuove alimentate a combustibili fossli. Ma che cosa si fa nel breve termine? "Dopo il nostro processo - risponde Millesma - il limite di velocità è stato abbassato da 130 a 100 chilometri orari. Si tratta di una delle 30 misure adottate dal governo ispirate dal nostro progetto. Questo fa risparmiare circa una mega tonnellata all'anno di emissioni di CO2... Ma bisogna ancora risparmiare 18 mega tonnellate quest'anno".

Il governo si è impegnato a dimezzare le emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. In media, ogni cittadino dell'Unione europea emette l'equivalente di 8,6 tonnellate di CO2 all'anno, mentre i Paesi Bassi raggiungono le 11,6 tonnellate pro capite. Anche peggio della Polonia, intorno alle 11 tonnellate. Cifre Eurostat che, essendo state rilevate nel 2018, non tengono naturalmente conto delle fluttuazioni provocate dalle misure adottate per combattere la pandemia di Covid-19.

Texel, un laboratorio a grandezza naturale

Marjan Minnesma non è nuova a imprese di questo tipo: la cofondatrice di Urgenda ha studiato economia aziendale, insegna all'università, ha lavorato per il governo olandese nell'Europa centrale per implementare progetti di energia sostenibile, ed è stata direttrice di campagna per il ramo locale di Greenpeace.

Per andare nel luogo più soleggiato dei Paesi Bassi, un'isola chiamata Texel, si sposta a bordo di un traghetto ibrido che può contare su quattro opzioni di alimentazione: gas naturale, diesel, batterie elettriche ed energia solare. Un progetto che fa parte di un programma dell'Unione europea che punta a rendere i traghetti più ecologici.

"Texel è uno dei fiori all'occhiello di Urgenda - ci spiega Minnesma. - Qui abbiamo testato i nostri progetti principali e avviato molte iniziative che sono poi state lanciate su larga scala nel resto dei Paesi Bassi".

Ne visitiamo alcuni: il progetto "codice postale", in cui più famiglie condividono diversi pannelli e in cambio ottengono agevolazioni fiscali dal governo; i pannelli solari installati sulle piste ciclabili; ma probabilmente la soluzione più folle nell'ambito del solare a Texel si trova al Krim resort, un campo da golf in cui un lago artificiale è stato interamente ricoperto di celle solari galleggianti. I Paesi bassi sono fra gli Stati membri dell'Unione europea più densamente popolati. Enormi parchi solari installati a livello del suolo, come quelli di cui discutono attualmente le regioni olandesi e il governo, "consumano terra". Ecco perché si cercano soluzioni alternative.

Cambiamento climatico contro gas naturale: uno scontro con ricadute elettorali

L'abitudine degli olandesi di viaggiare in bicicletta ha contribuito a creare l'immagine di un paese amante della natura. La realtà però è che i Paesi Bassi, che siedono su uno dei maggiori giacimenti di gas naturale dell'Unione europea, dipendono pesantemente dalle energie fossili. I partiti di estrema destra, ma anche alcuni analisti politici, deplorano la scelta del governo di abbandonare il fossile e puntano il dito contro i gruppi di pressione ambientalisti.

Uno di questi analisti è Syp Wynia, che illustra così la sua posizione: "È il parlamento che dovrebbe decidere, non i giudici. E sulla politica climatica in questo paese, mi spiace dirlo ma il Parlamento non ha molto da dire. Tra pochi mesi cominceremo a prepararci per le elezioni e già ora vediamo che i principali partiti stanno abbandonando la politica climatica perché non è efficace ed è molto costosa. La gente è più interessata all'economia che al cambiamento climatico".

Non è proprio così, a giudicare da un sondaggio Eurobarometro della Commissione europea, secondo cui tre olandesi su quattro (il 74 per cento, per la precisione) considerano il cambiamento climatico "un problema molto grave".  Oltre un quarto degli olandesi (il 27 per cento, cifra superiore alla media Ue, al 23 per cento) lo considera il più grave problema al mondo.

E i politici olandesi sono davvero distratti dalle prossime elezioni? Che cosa sta facendo concretamente il governo per rispettare la scadenza imposta dal tribunale? Risponde Sandor Gaastra, il direttore generale per il clima e l'energia in seno al ministero dell'economia: "La misura più importante è limitare la capacità delle centrali elettriche a carbone. Questo sarà il maggiore provvedimento preso per raggiungere l'obiettivo entro la fine dell'anno. Significa che dovranno ridurre la produzione di due terzi. Abbiamo anche adottato misure per accelerare la sostenibilità degli alloggi e degli uffici. Per darvi una cifra, abbiamo aggiunto altri 150 milioni di euro in incentivi a famiglie e imprese perché rendano i loro uffici e le loro case più sostenibili". E per quanto riguarda l'eolico, "Abbiamo già pianificato una capacità eolica offshore di 11 gigawatt entro il 2030, e ora stiamo esaminando la possibilità di aumentare ulteriormente questa parte".

Un'agricoltura industriale rispettosa dell'ambiente e della natura

Anche l'agricoltura industriale è un grosso problema per le politiche olandesi di protezione del clima. C'è qualche possibilità di combinare l'allevamento di animali su larga scala con metodi rispettosi dell'ambiente? Sì, sostiene il top manager degli allevamenti di polli Kipster, Maurits Groen, che è anche uno degli attivisti di Urgenda che hanno fatto causa al governo: "Noi non produciamo cibo per i polli, quindi non utilizziamo terreni agricoli, usiamo solo i rifiuti del consumo umano. Questo è il primo elemento, molto importante. Il secondo elemento è che produciamo tutta l'energia che ci serve per far funzionare l'intera azienda dal tetto: abbiamo circa 1.100 pannelli solari, produciamo addirittura più di quanto consumiamo... Il terzo elemento è l'imballaggio, prodotto con residui di amido provenienti dall'industria delle patate, quasi a emissioni zero". Un modello sostenibile, etico e perfettamente esportabile, secondo lui: "È possibile farlo in un modo che non nuoce al benessere degli animali, che non danneggia la natura. Nei prossimi anni ci espanderemo negli Stati Uniti, in Belgio, in Francia, in Germania, nel Regno Unito... vogliamo che il nostro modo di produzione diventi quello di default. Alla fine si tratta della sopravvivenza del genere umano, è semplice".

Il caso Urgenda ha innescato azioni legali di "giustizia climatica" in tutto il mondo. Ma se i giudici olandesi hanno costretto il governo ad agire in fretta per proteggere il clima, i loro colleghi tedeschi hanno respinto un caso simile. In Italia dovrebbe partire nei prossimi mesi l'azione legale della campagna Giudizio Universale.

Journalist • Selene Verri

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