Siccità del Po, raccolto a rischo per gli agricoltori: "Danni irreversibili se non agiamo subito"

Gli agricoltori irrigano un campo di zucche utilizzando una pompa di sollevamento dell'acqua vicino al fiume Po a Guastalla, Italia, mercoledì 15 giugno 2022.
Gli agricoltori irrigano un campo di zucche utilizzando una pompa di sollevamento dell'acqua vicino al fiume Po a Guastalla, Italia, mercoledì 15 giugno 2022. Diritti d'autore Luca Bruno/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved
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Di Samuele Damilano
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Desertificazione, mancanza di acqua potabile, centrali idroelettriche costrette a chiudere. "Rischiamo di non portare a termine i raccolti di mais, pomodoro e grano", dice a Euronews Berselli, a capo dell'Autorità distrettuale

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Dal fiume Po riemergono i ponti di navi utilizzate nella seconda guerra mondiale.

Il livello dell’acqua è di sette metri più basso rispetto alla media, con temperature a giugno di circa 3.5 gradi più alte. Nei primi cinque mesi del 2022, le precipitazioni sono calate circa del 50% negli ultimi 30 anni, e la primavera dello stesso anno è stata la quinta più calda dal 1880. Una minima parte dei dati che spiegano la siccità più grave dal 1952 che sta vivendo il “grande fiume”. 

Una crisi a cui possono dare un volto gli agricoltori, minacciati dalla mancanza di acqua. Un volto altresì crucciato, che non traspare eccessivo ottimismo.

“Crisi economica e siccità stanno mettendo a rischio il mio raccolto”

“Il futuro del raccolto è incerto. Quel che è sicuro è che se questa siccità persiste avremo dei danni enormi”. Giovanni Daghetta, proprietario dell’omonima azienda risicola di 325 ettari in provincia di Pavia, è preoccupato per il futuro.

“Per adesso i danni principali li ha subiti l’irrigazione: abbiamo dovuto utilizzare delle pompe idrovore, molto costose, per irrigare i nostri campi”, prosegue Daghetta, già presidente di Cia (Confederazione italiana agricoltori) Lombardia. “Se le previsioni non cambiano avremo danni ingenti”. 

Giovanni Daghetta
Azienda agricola di Giovanni Daghetta, in provincia di PaviaGiovanni Daghetta

Nelle prossime due settimane, secondo “Il Meteo”, nella provincia di Pavia non dovrebbe piovere, e le temperature oscilleranno tra i 22 e i 33 gradi, con un picchi di 38 nel prossimo weekend

Daghetta non sa dire di preciso a quanto ammonterà la perdita al momento della raccolta del riso, che avviene tra settambre e ottobre. Ma gli effetti dell’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione, quelli sì, sono più che attuali.

“Paghiamo i concimi azotati tre volte tanto il normale, il gasolio il doppio. Se adesso ci si mette anche la siccità...”. 

Una siccità che di per sé non è una novità in Italia, abituata alla penuria d’acqua. “È il tempismo e l’entità della crisi che spaventano”, spiega a Euronews Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale fiume Po, ente pubblico che opera sotto la vigilanza del ministero della Transizione ecologica.

“La pioggia caduta martedì non risolve il problema, lo rimanda di qualche giorno", afferma qualche ora prima dell'uscita del decimo bollettino dell'osservatorio dell'Autorità nel 2022, un numero record, determinato dalla crisi. 

Le immagini elaborate dall'Agenzia spaziale europea rendono l'idea dell'entità della crisi. 

"Quest’inverno non ha nevicato, in alcune località non ha piovuto per 120 giorni. Le condizioni meteo di agosto si sono anticipate di un mese e mezzo”.

Agricoltura a rischio

Secondo le stime di Coldiretti (Confederazione nazionale coltivatori diretti), la siccità nell’area della Pianura padana minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale. 

Panni Paolo
Fiume PoPanni Paolo

“Tutti i settori sono colpiti”, afferma Berselli. “Abbiamo dovuto ridurre i prelievi d’acqua dal fiume del 20% per l’agricoltura, e la centrale idrolettrica di Monticelli d’Ongina è stata spenta perché non c’era abbastanza acqua per generare potenza”.

La fonte di energia elettrica della centrale è stata sostituita dal gas, con un aumento rilevante dei costi e delle emissioni di Co2.

Se la crisi idrica persiste, aveva detto due settimane fa Marco Piccinini, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna, dare acqua ai frutteti costerà in media 430 euro a ettaro soltanto di energia elettrica. Nel 2020 la stessa voce di spesa era di 92 euro.

“Rischiamo di non portare a termine i raccolti di mais, pomodori e grano”, afferma Berselli. Un problema di cui non si parla tanto, e che invece è legato all’irrigazione dei campi, è quello dell’aumento del cuneo salino, con l'acqua del mare che è penetrata all’interno del Delta, a 30,6 km dalla foce.

“Questo compromette le falde superficiali di quella zona utilizzate come acqua dolce per irrigare, perché l’acqua salmastra ovviamente non può essere utilizzata per il raccolto”.

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“Abbiamo bisogno di maggiori investimenti e azioni preventive”

Aumento del cuneo salino, prezzi più che quadruplicati per l’irrigazione, rischio di desertificazione e di perdita dei raccolti. Solo in Piemonte  170 Comuni razionano l’acqua potabile. Una specie di sogno apocalittico che tuttavia, secondo gli esperti, si poteva prevenire, o perlomeno prevedere. 

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Persone si rilassano al tramonto sul greto del Po accanto al Ponte della Becca a Linarolo, vicino a Pavia, lunedì 27 giugno 2022.Luca Bruno/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

“La mancanza di acqua è un problema strutturale che si rinvia da venti anni a questa parte e che non si è mai affrontato a dovere”, denuncia Barbara Di Rollo, esperta di irrigazione di campi agricoli per la Cia.

Le fa eco Berselli: “Abbiamo bisogno di una strategia, non di spot. Ma, soprattutto, ci aspettiamo maggiori investimenti da parte delle regioni”.

Possibili soluzioni, che però richiedono programmazione e investimenti mirati, potrebbero consistere nella costruzione di invasi, anche piccoli, disseminati per il territorio; nell’utilizzo di sistemi intelligenti che consentono di modulare l’irrigazione in base alle necessità della pianta, attraverso sonde nel territorio, o ancora nell’utilizzo di sostanza organica, che aumenta la capacità di conservazione della pianta.

Anche se a monte, concordano Berselli e Di Rollo, bisognerebbe risolvere lo spreco di acqua potabile dalla sorgente al rubinetto: più del 40% viene perso nelle tubature “colabrodo”.

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Allo stesso tempo, secondo dati Eurostat, l’Italia è l’unico Paese insieme a Grecia e Norvegia a utilizzare più di 150 metri cubi per abitante nel 2018

Nello stesso anno, sulla base di dati Istat, il danno economico conseguente allo spreco di acqua era di 4 miliardi di euro.

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