Sicurezza, la Moby Dick dei pescatori moderni

In collaborazione con The European Commission
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Di Denis Loctier
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Ogni anno decine di pescatori europei muoiono in mare. Centinaia gli infortuni. Che cosa fare per rendere questo lavoro più sicuro?

Ogni anno decine di pescatori europei muoiono in mare. Centinaia gli infortuni. È molto più pericoloso fare il pescatore che il poliziotto o il vigile del fuoco. Le dure condizioni di lavoro si trascinano dietro incidenti e malattie croniche. Allora, che cosa fare per rendere questo lavoro più sicuro? Siamo andati a Cesenatico, e a bordo di un peschereccio sul mare Adriatico, per scoprirlo.

Fatica e pericoli

Alle prime luci dell'alba Davide Sanulli e il suo equipaggio partono per la raccolta delle cozze al largo di Cesenatico.

È già dura alzarsi così presto, ma le difficoltà non finiscono qui. Le cozze crescono su lunghe funi sottomarine, e a volte ci vuole uno sforzo non da poco per tirarle fuori.

Le macchine aiutano, ma il rumore è assordante. Il fango entra negli occhi, e bisogna fare attenzione alle parti in movimento. Una fabbrica rumorosa e traballante fra le onde, con poco tempo per riposare.

Davide soppesa i pro e i contro: "Era una procedura che facevamo a mano - ricorda -. Tutto a mano facevamo. Oggi invece ci sono tutti i macchinari. La tecnologia ha fatto questo beneficio. Ci ha salvaguardato la schiena da un lato, però ha reso anche un po' più - diciamo - frenetico tutto il lavoro".

I componenti dell'equipaggio indossano guanti protettivi, pesanti grembiuli e stivali di gomma, volutamente troppo grandi, per potersene liberare in caso di caduta accidentale in mare. Su un ponte ricoperto di scivolosi molluschi, cadere è un rischio concreto.

La pesca e l'acquacoltura offshore resta uno dei lavori più pericolosi. Un pescatore può cadere da un peschereccio in movimento senza che nessuno se ne accorga e annegare. Le navi si scontrano con imprevisti ostacoli e affondano. Solo nel 2019 almeno 16 pescatori sono morti nelle acque europee e più di 200 sono rimasti gravemente feriti.

Un lavoro per uomini di mezza età

Per il diciannovenne Lorenzo la raccolta delle cozze è solo un lavoro stagionale. È ben pagato, dice, ma è una carriera che non attira molti giovani: "Si dice in giro che è duro fare il pescatore. Effettivamente è vero. Poi, d'estate alzarsi presto vuol dire andare a letto presto e quindi non godersi i divertimenti della sera, ed è uno sforzo, un sacrificio che molti non son disposti a fare"

Il che fa della pesca principalmente un mestiere per uomini di mezza età, le cui mogli sono spesso ritratte come casalinghe in ansiosa attesa del ritorno del marito. In realtà oggi le donne svolgono un ruolo chiave nella pesca, in ambiti come l'amministrazione dell'attività o la lavorazione e la vendita del pescato, ma non escono quasi mai in mare a pescare, con rare eccezioni, come Çiğdem Moçoşoğlu, turca sposata a un italiano, imbarcata per amore e con grandi sacrifici, dice: "Sono pescatore, unica donna in Cesenatico e tutta l'Emilia Romagna nella pesca a strascico. Per un uomo non si può dire che il lavoro sia pesante. Ci sono giornate in cui è pesante, quando c'è maretta, a seconda del tempo che troviamo, gli alberi che troviamo in mare, sono difficoltà. Solo che come donna, io devo pensare anche alla casa e ai figli, allora è un lavoro durissimo, non duro".

Un lavoro che fa ammalare

Çiğdem lavora su una piccola barca da pesca. I regolamenti sulle condizioni di lavoro spesso non si applicano alle piccole imbarcazioni: ci sono più regole per le navi più grandi che trascorrono settimane e mesi in mare. Ma i pescatori di Cesenatico dicono che anche sui pescherecci più piccoli questo tipo di lavoro può nuocere alla salute.

"Freddo, pioggia, lavoro di schiena, lavoro di fisico... Le ore sono infinite", commenta uno di loro. Un altro specifica: "Ci si ammala di mal di ossa, ci si ammala di altro... io per esempio soffro di esofagite". 

C'è anche un problema di vetustà della flotta in Italia, dicono: "Ci vuole un vero piano di ammodernamento". Perché, concludono, "Le tecnologie aiutano molto, il problema è che non vengono sfruttate al massimo, perché ci sono molti fondi, ma manca la conoscenza su come usarli. E poi ci sono i costi".

Bastoni e carote

Un dibattito è in corso a livello mondiale su come rendere la pesca più sicura. Una delle soluzioni può essere una regolamentazione più severa. In Europa questo significa una serie di direttive europee e convenzioni internazionali, in particolare la cosiddetta Convenzione 188 dell'Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro nella pesca, ratificata solo da sette paesi membri dell'Unione europea.

Un altro strumento è il finanziamento mirato. Bruxelles sostiene corsi di formazione e alcune modifiche alle navi che migliorino la sicurezza senza aumentare il numero di pesci catturati. Ma secondo l'amministrazione regionale queste migliorie vengono effettuate raramente perché la metà dei costi resta a carico dei proprietari delle barche.

"Abbiamo fatto due bandi come Regione Emilia Romagna proprio per cercare di invogliare i pescatori a migliorare le loro dotazioni - spiega Vittorio Elio Manduca, Dirigente del Servizio Attività faunistico-venatorie e pesca presso la Regione -, abbiamo fatto incontri, abbiamo fatto attività di promozione sul territorio. Tuttavia, nonostante gli sforzi, non siamo riusciti a convincere a investire in sicurezza sulle barche. Quindi formazione sì, investimenti materiali no. E questo purtroppo è un problema".

"L'obiettivo è che i pescatori tornino a casa"

Se modificare vecchie imbarcazioni è costoso e reso difficile dalla mancanza di spazio a bordo, è possibile progettarne di nuove tenendo conto della sicurezza. L'ingegnere Alberto Stefanini ispeziona i pescherecci, consigliando piccoli miglioramenti che possono fare una grande differenza: coperture per le funi, sicurezza degli infissi, altezza delle ringhiere, e accorgimenti come l'installazione dell'aria condizionata che rendono il lavoro più confortevole e quindi più sicuro: "La serenità dell'equipaggio, la convivialità dell'equipaggio aiuta sotto tanti punti di vista a resistere anche alla fatica necessaria per svolgere questo tipo di attività. L'infortunio sarà sempre meno presente a bordo delle imbarcazioni, quindi le imbarcazioni saranno sempre più sicure", afferma.

Massimo Bellavista lavora con le cooperative, i sindacati e con i loro interlocutori nell'Unione europea per migliorare le condizioni di lavoro con mezzi come ispezioni periodiche e formazioni. Per lui, "Quando abbiamo dei pescatori che vanno in mare l'obiettivo è che tornino a casa. Tutto il resto conta poco. Quindi è estremamente importante seguire queste norme, sostenerle. L'Italia è un po' indietro nel processo di ratifica della Convenzione 188, ci stiamo lavorando. I pescatori devono cercare di anticipare questi cambiamenti, e non aspettare che le norme diventino esecutive".

All'ombra dell'ultimo sole

Dopo sette ore in mare e due tonnellate di cozze raccolte, i quattro mitilicoltori sono visibilmente esausti. Ma nei prossimi mesi Davide ha in programma di ammodernare tutte le attrezzature per rendere il loro lavoro più facile e sicuro: "Io ho presentato una domanda - ci informa - per un pacchetto di lavori da 70 mila euro per ammodernare quest'imbarcazione e migliorare la sicurezza. E verrà finanziato dall'Europa al 50 per cento".

Sulla via del ritorno l'equipaggio può finalmente riposare e fare uno spuntino. Ma la giornata non è finita: una volta in porto, devono ancora scaricare le cozze e preparare la barca per la partenza della mattina dopo.

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