Ocean Viking all'UE: "Coordinate lo sbarco dei 572 naufraghi"

Imbarcazione di migranti alla deriva nel Mediterraneo
Imbarcazione di migranti alla deriva nel Mediterraneo Diritti d'autore SOS Meditarranée
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Di euronews
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Davanti alla Tunisia 50 migranti morti annegati. Tra Libia e Marocco salvati in 500. A maggio Draghi aveva promesso: "Nessuno sarà lasciato solo in mare"

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Dopo aver soccorso 572 naufraghi, tra i quali 183 minorenni, in sei diversi interventi di salvataggio, nave Ocean Viking chiede con urgenza all'Unione europea l'indicazione di un porto sicuro dove poterli sbarcare. La nave, della ONG francese SOS Mediterranée, sta attualmente navigando in acque internazionali, a sud della Sicilia.

I volontari a bordo denunciano l'assenza di coordinamento da parte delle autorità marittime, e riferiscono di aver incrociato relitti di barche intercettate dalla Guardia costiera libica anche nella zona SAR maltese.

In un simile contesto, sono in crescita anche le vittime dei naufragi. Una cinquantina di persone sono morte annegate dopo essere salpate dalla Tunisia dirette in Italia, mentre al largo delle coste tra Libia e Marocco almeno 500 migranti sono stati soccorsi e riportati indietro.

Come previsto da più parti, dunque, torna a crescere il flusso migratorio verso il paesi del bacino Mediterraneo, anche se la destinazione principale, dall'inizio del 2021 ad oggi, rimane di gran lunga l'Italia, seguita da Spagna. Grecia, Cipro e Malta.

Confermate dalle statistiche anche le rotte usate ormai da decenni, tanto quelle che passano per le isole Canarie verso la Spagna, quanto quelle in partenza dalla Libia e dirette a Malta e Lampedusa.

Mentre si tornano a contare le vittime tra chi cerca di scappare da violenza e povertà, ridivengono attuali le parole del premier italiano Mario Draghi pronunciate in parlamento lo scorso maggio. "Nessuno dovrà essere lasciato solo in mare", aveva detto il capo del governo, annunciando una politica "efficace ma umana". Un impegno verbale spinto dalle tristi immagini dei bambini morti su una spiaggia libica, ma che secondo le ONG non si è mai tradotto in azione concreta.

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