alcuni dei roghi potrebbero addirittura non essersi mai spenti dall'estate scorsa, un fenomeno che dagli addetti ai lavori è definito "incendio zombie"
L'Europa occidentale sta vivendo una primavera più fredda e umida del normale, così come gran parte del Nord America.
Questa depressione meteorologica potrebbe far pensare a un'allentamento della del riscaldamento globale: ma basta guardare un po' più a nord per vedere, purtroppo, quanto la minaccia sia ancora reale.
Alcune parti dell'Artico stanno registrando temperature primaverili estreme. Il Mare di Barents ha raggiunto i 27°C giovedì, e la Siberia sta vedendo i primi incendi boschivi del 2021.
Alcuni di questi roghi potrebbero addirittura non essersi mai estinti dall'estate scorsa, e avrebbero ripreso intensità con l'arrivo di temperature più miti e tempo più secco. Il fenomeno è quello dei cosiddetti incendi zombie, che si verificano principalmente nelle torbiere ghiacciate.
Tuttavia, è troppo presto per dichiarare che un'ondata di calore stia investendo la Russia occidentale, né sono state registrate temperature record. Parlando a Euronews, il meteorologo Scott Duncan ricorda che non è insolito per queste zone della Finlandia e della Russia essere soggette a enormi escursioni di temperatura. Va notato che la regione ha anche sperimentato un inverno eccezionalmente freddo.
Tuttavia, le autorità russe hanno già avvertito la popolazione del caldo estremo previsto per i prossimi giorni (potrebbe raggiungere i 30°C a Mosca) e fanno notare che simili condizioni non si vedevano nella prima metà di maggio da molto tempo. Il capo dell'Agenzia meteorologica russa Roman Vilfand prevede temperature torride nell'emisfero settentrionale tra maggio e luglio.
In sostanza, è troppo presto per attribuire questa situazione al cambiamento climatico, ma la tendenza degli ultimi anni è inequivocabile. E una delle teorie più ampiamente accettate circa gli effetti del cambiamento climatico è che vi sia una tendenza agli estremi, sia di freddo, come lo scorso inverno, che di caldo.
Dopo gli ultimi anni, segnati da un clima estremamente caldo in Siberia e nella Russia centro-settentrionale e con un numero senza precedenti di incendi anche all'interno del Circolo Polare Artico, la comunità scientifica sta guardando molto da vicino ciò che sta accadendo nella regione.
Incendi precoci e intensi, anche se non (ancora) allarmanti
Mark Parrington, scienziato senior del servizio di monitoraggio atmosferico della rete europea Copernicus, ci ricorda che è ancora troppo presto per valutare la stagione, ma le emissioni degli incendi nelle regioni circostanti le città di Omsk e Tyumen sono ben al di sopra della media degli ultimi anni, anche se non hanno superato il record.
Il grafico mostra, in rosso, la radiazione giornaliera emessa dagli incendi di Omsk e Tyumen nel 2021. In grigio, è mostrata la media abituale dal 2003. Sotto, in nero, è la stima delle emissioni annuali di carbonio degli incendi in queste regioni tra il 1° aprile e il 12 maggio. Anche se elevate, erano peggiori negli anni precedenti.
Per la Russia nel complesso il numero di grandi incendi registrato finora è inferiore alla media dal 2003.
I sistemi di monitoraggio del rischio di incendio indicano condizioni molto favorevoli in gran parte della Russia occidentale e dell'Asia centrale. E anche nelle zone della Siberia dove sono scoppiati i roghi più significativi.
I tweet pubblicati dalla Direzione generale della Commissione europea per l'industria della difesa e lo spazio sugli incendi di Omsk e Tyumen, hanno scatenato un acceso dibattito tra gli esperti.
Alcuni sottolineano che a livello globale, gli incendi sono diminuiti negli ultimi anni. Altri sostengono che non è il volume ad essere significativo, ma le località in cui si verificano. A volte nel mezzo del Circolo Polare Artico. Il thread discute anche l'origine - naturale o dolosa - degli incendi.
La conclusione è, invariabilmente, che anche se alcun idegli incendi ad alte latitudini si sono verificati per via di fulmini, gli esseri umani continuano ad essere i principali responsabili.