Stephen Colbert, David Letterman, John Stewart, Jimmy Fallon e Seth Meyers hanno espresso il loro sostegno a Jimmy Kimmel dopo la controversa sospensione del suo show sulla ABC a causa di alcuni commenti sulla morte di Charlie Kirk
I conduttori dei talk show statunitensi sono intervenuti per esprimere la loro solidarietà a Jimmy Kimmel dopo la sospensione "a tempo indeterminato" del Jimmy Kimmel Live!
Nella giornata di mercoledì è stato annunciato che lo show di Kimmel è stato ritirato dalla rete ABC, di proprietà della Disney, a causa dei recenti commenti del conduttore sulla morte di Charlie Kirk.
Una decisione che segue quella presa a luglio dalla CBS, che cancellerà dal prossimo maggio The Late Show di Stephen Colbert dopo che tre giorni prima il conduttore aveva ha criticato l'accordo di 16 milioni di dollari tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Paramount Global, società madre della CBS, per il montaggio di un'intervista a Kamala Harris nel 2024 nello show 60 Minutes. Colbert aveva definito la mossa una "grossa tangente".
L'ultimo assalto alla libertà di parola ha scatenato preoccupazioni sulla censura politica e su chi potrebbe essere il prossimo nel grande piano di Trump per rimodellare il panorama mediatico statunitense e liberarsi di chiunque critichi lui e la sua amministrazione.
Ecco cosa hanno detto i colleghi di Kimmel a proposito di questa preoccupante situazione.
Stephen Colbert a sostegno del collega: "Siamo tutti Jimmy Kimmel"
Colbert ha iniziato il suo monologo di giovedì con la canzone Be Our Guest tratta dal film d'animazione La Bella e la Bestia della Disney, ma ha sostituito il testo con "Shut your trap. Chiudi la bocca".
Ha condannato la cancellazione come un "palese attacco alla libertà di parola" e poi si è rivolto direttamente a Kimmel, dicendo che è al fianco suo e del suo staff: "Se la ABC pensa che questo possa soddisfare il regime, è un'ingenuità".
"Con un autocrate non si può cedere di un centimetro", ha aggiunto Colbert, "Jimmy, sono al fianco tuo e del tuo staff al 100 per cento".
Colbert ha anche risposto alle osservazioni di Brendan Carr, il capo della Federal Communications Commission scelto da Trump. Carr ha detto che è importante che le emittenti si oppongano alla programmazione della Disney, in quanto "determinano che non rispetta i valori della comunità".
"Beh, sai quali sono i valori della mia comunità, amico? La libertà di parola", ha detto Colbert tra gli applausi del suo pubblico.
Per David Letterman quella di Trump è "un'amministrazione autoritaria e criminale"
Anche la leggenda dei late-night show David Letterman - predecessore di Colbert al Late Show - ha difeso Kimmel, dicendo: "Mi sento in colpa per questo, perché tutti abbiamo capito dove si va a parare, giusto? È un controllo dei media".
Durante l'intervista all'Atlantic Festival 2025 di New York, Letterman ha aggiunto: "È sciocco, è ridicolo" e ha affermato che le persone non dovrebbero essere licenziate solo perché non "leccano il culo" a "un'amministrazione autoritaria e criminale nello Studio Ovale".
Jon Stewart ironizza sul "caro leader" Trump
Stewart ha ironizzato sulla situazione descrivendo sé stesso come un "conduttore patriotticamente obbediente" e il suo programma come "conforme all'amministrazione".
Si è riferito a Trump come "caro leader" e "nostro grande padre", prima di introdurre giustamente la sua ospite Maria Ressa, giornalista e autrice del libro How To Stand Up To A Dictator.
A Ressa, che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, è stato chiesto di dare consigli per affrontare il momento attuale. Ha raccontato come lei e i suoi colleghi del sito di notizie Rappler abbiano "continuato ad andare avanti" quando si sono trovati di fronte a 11 mandati di arresto in un anno sotto l'allora presidente filippino Rodrigo Duterte.
"Abbiamo continuato a fare il nostro lavoro. Abbiamo continuato a mettere un piede davanti all'altro".
Jimmy Fallon: "Spero che torni"
Fallon ha aperto il suo monologo al Tonight Show parlando della sospensione di Kimmel: "Ad essere onesto con tutti voi, non so cosa stia succedendo. E nessuno lo sa. Ma conosco Jimmy Kimmel, ed è una persona corretta, divertente e affettuosa, e spero che torni".
Ha poi proseguito: "Molte persone sono preoccupate che non continueremo a dire quello che vogliamo dire o che saremo censurati. Ma io coprirò il viaggio del presidente nel Regno Unito come farei normalmente...".
Poi una voce fuori campo gli ha parlato sopra sostituendo la maggior parte delle sue critiche su Donald Trump con lusinghe, dicendo che "era incredibilmente bello" e che la sua cravatta era "esattamente della lunghezza giusta", facendo così ironia sulla censura.
Per Seth Meyers è "un momento cruciale per la nostra democrazia"
Meyers ha detto: "Donald Trump sta tornando da un viaggio nel Regno Unito, mentre qui in patria la sua amministrazione sta portando avanti un giro di vite sulla libertà di parola... e in modo del tutto indipendente, volevo solo dire che ho sempre ammirato e rispettato il signor Trump".
Ha proseguito scherzando: "Ho sempre creduto che fosse un visionario, un innovatore, un grande presidente e un golfista ancora migliore".
Più avanti, Meyers ha fatto riferimento all'ex presidente Barack Obama, che ha definito la cancellazione dello show di Kimmel una violazione dei principi fondanti del Paese, e ha aggiunto: "È un privilegio e un onore chiamare Jimmy Kimmel mio amico, così come è un privilegio e un onore fare questo show ogni sera".
"Continueremo a fare il nostro show nel modo in cui lo abbiamo sempre fatto: con entusiasmo e integrità". È seguito un rumore di scoreggia, prima che Meyers tornasse serio.
"Questo è un momento cruciale per la nostra democrazia e dobbiamo tutti difendere i principi della libertà di espressione. C'è un motivo per cui la libertà di parola è contenuta nel Primo Emendamento. È al di sopra di tutti gli altri".
Considerando che Trump sta usando l'apparato del governo federale per fare pressione sulle aziende affinché rimodellino il dialogo pubblico, speriamo che, a differenza della ABC (di proprietà della Disney), altre aziende possano difendere il diritto dei loro dipendenti a esprimersi liberamente.