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L'omicidio di Kirk divide gli Usa di Trump: il cordoglio e i commenti violenti sui social media

Charlie Kirk, 31 anni, è stato ucciso mercoledì durante un incontro in un'università nello Utah: si cerca l'assassino
Charlie Kirk, 31 anni, è stato ucciso mercoledì durante un incontro in un'università nello Utah: si cerca l'assassino Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di David Mouriquand
Pubblicato il
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Dai politici alle celebrità agli utenti dei social media, le reazioni online alla morte di Charlie Kirk dimostrano ancora una volta la profonda divisione nell'America di Donald Trump

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Le reazioni all'assassinio di Charlie Kirk, il 31enne fondatore del gruppo politico conservatore Turning Point USA e fedele sostenitore di Donald Trump, sono stati enormi sui social media e senza i filtri e le cautele scelte da testate giornalistiche, come Euronews.

Il momento in cui l'attivista è stato colpito durante un evento pubblico con centinaia di persone alla Utah Valley University, a Orem nello Utah, è ampiamente circolato on line.

Il video del momento in cui Kirk si accascia con una chiara ferita al collo ha presto ottenuto migliaia di visualizzazioni su X, TikTok, Instagram, YouTube e persino su Truth Social, dove il presidente Donald Trump ha pubblicato un comunicato ufficiale sulla morte di Kirk.

“Il grande, e persino leggendario, Charlie Kirk è morto. Nessuno capiva o aveva il cuore dei giovani degli Stati Uniti d'America meglio di Charlie. Era amato e ammirato da TUTTI, specialmente da me, e ora non è più con noi", ha scritto il presidente Usa, "Melania e io porgiamo le nostre condoglianze alla sua bellissima moglie Erika e alla sua famiglia. Charlie, ti vogliamo bene!”.

Trump's reaction to Kirk's death
Trump's reaction to Kirk's death Truth Social

I social media sono stati inondati di post che hanno espresso i classici pensieri e preghiere di queste occasioni, oltre a messaggi sinceri per la moglie e i figli di Kirk, sia da parte della destra che della sinistra.

Anche le celebrità, di entrambi gli schieramenti politici, hanno condannato l'atto di violenza.

La star di Guardiani della Galassia, Chris Pratt, ha dichiarato di "pregare per Charlie Kirk, per sua moglie e i suoi figli piccoli, per il nostro Paese. Abbiamo bisogno della grazia di Dio. Che Dio ci aiuti", mentre James Woods ha parlato del suo legame con Kirk.

“Mi piaceva cenare con Charlie, ma ero preoccupato per la sua sicurezza”, ha scritto l'attore di C'era una volta in America e di Verdetto Finale, sui social media. “La sinistra dice di volere un ‘dibattito nazionale’. Charlie Kirk ha fatto proprio questo. Nientemeno che nella tana del leone, in luoghi di sinistra, sperando che i fatti e il buon senso prevalessero”.

La star di Terminator ed ex governatore della California, Arnold Schwarzenegger, ha descritto la morte di Kirk come una “terribile tragedia” e ha auspicato che possa “essere anche un momento in cui tutti possano riscoprire la propria umanità”, trovando una cura per una "politica diventata una malattia".

I social media si sono polarizzati ancora di più sulla morte di Kirk

Ma è diventato rapidamente evidente, come prevedibile, che le divisioni nell'America di Trump sarebbero state solo galvanizzate dalla morte di Kirk.

Speculazioni, teorie cospirative, opinioni di parte e disinformazione sul fatto che l'assassino fosse un “pazzo liberale” sono seguite rapidamente, prima ancora che le autorità nominassero un sospetto.

Trump ha subito iniziato a incolpare la “sinistra radicale” per l'omicidio di Kirk, mentre Laura Loomer, fedele sostenitrice del movimento Maga (Make America Great Again, nato intorno allo slogan scelto dal presidente durante la campagna presidenziale del 2016), ha chiesto di “reprimere la sinistra con tutta la forza del governo”.

“Ogni singolo gruppo di sinistra che finanzia proteste violente deve essere chiuso e perseguito. Nessuna pietà”, ha aggiunto Loomer.

Il suo sentimento è stato ripreso da Elon Musk, che ha ulteriormente alimentato il fuoco scrivendo senza mezzi termini su X: “La sinistra è il partito dell'omicidio”.

Le prime reazioni dell'opposizione negli Stati Uniti sono state più moderate.

“Non sappiamo ancora cosa abbia spinto la persona che ha sparato e ucciso Charlie Kirk, ma questo tipo di violenza spregevole non ha posto nella nostra democrazia”, ha dichiarato l'ex presidente Barack Obama in una nota.

L'ex presidente Joe Biden ha dichiarato invece che "questo tipo di violenza deve finire subito. Jill ed io preghiamo per la famiglia e i cari di Charlie Kirk”.

Persino alcuni oppositori di Trump, come il governatore della California Gavin Newsom, che ha utilizzato la sua presenza online per deridere Trump, hanno condannato sui social l'attacco a Charlie Kirk "come disgustoso, vile e riprovevole".

"Negli Stati Uniti d'America dobbiamo rifiutare la violenza politica in OGNI sua forma", ha scritto Newsom.

In poche ore diversi utenti hanno iniziato a riferirsi al sostegno di lunga data di Kirk al diritto di possedere armi da fuoco.

“Purtroppo vale la pena pagare il prezzo di alcune morti causate dalle armi da fuoco ogni anno, in modo da poter avere il Secondo Emendamento a proteggere gli altri diritti che ci sono stati dati da Dio”, ha detto Kirk in un'intervista del 2023.

Molti conservatori hanno condannato tali commenti, attribuendo la responsabilità dell'omicidio, come dimostra un post del Partito Repubblicano dello Utah: “Le scuole e i social media sono diventati terreno fertile per l'odio liberale. Basta!”.

I democratici hanno chiesto leggi più severe sulle armi, citando i dati più recenti raccolti dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, secondo cui nel 2023 negli Stati Uniti 46.728 persone sono morte a causa della violenza armata, il terzo dato più alto mai registrato.

Forse il famoso romanziere, critico di Trump, Stephen King potrebbe avere l'ultima parola su questo argomento, aggirando le piccole critiche affermando che alla fine dei conti – o forse all'inizio? – questa tragedia deriva da un problema di controllo delle armi.

Non sono mancate le battute macabre, sono arrivati persino i paragoni con i nazisti e il compiacimento per la morte di Kirk, che hanno procurato a molti utenti un senso di shock e forse la domanda: “Come siamo arrivati a questo punto come specie?”

Ogni invito alla calma e alla riflessione è stato contrastato quasi puntualmente da inviti alla guerra civile. I post sarcastici, che hanno ricordato ai lettori che Kirk non era nuovo a fomentare divisioni e polemiche, è stato accolto con accuse e persino minacce di morte.

Nulla di tutto ciò è sorprendente, considerando che i social media sono passati dall'essere uno strumento di connessione a un vile megafono che riflette regolarmente i peggiori istinti dell'umanità.

Ma queste reazioni alla morte di Kirk sollevano la domanda: siamo irrecuperabili? E Schwarzenegger ha ragione a dire che la politica è “diventata una malattia in questo Paese”?

Qualunque sia la vostra posizione politica, qualunque sia la vostra opinione personale sulla morte di Kirk, e anche se una battuta macabra vi ha fatto sorridere sul momento e forse vi ha lasciato alle prese con un dilemma morale in seguito, ciò che è certo è che la morte dell'attivista non solo riflette la polarizzazione dell'America, ma la amplifica ulteriormente.

Rivela ancora una volta che la cultura online può fungere da barometro, ma anche da strumento pericoloso; che il senso di ansia e angoscia per la triste realtà della violenza politica, così come il flagello della violenza armata negli Stati Uniti, non potranno che aumentare.

Siamo in un momento in cui gli appelli all'unità contro la violenza politica sono soffocati dalla retorica di parte e - mentre la rappresentante degli Stati Uniti e repubblicana del Colorado Lauren Boebert potrebbe avere ragione quando afferma che “le preghiere silenziose ottengono risposte silenziose” - le reazioni alla morte di Kirk rimangono una triste illustrazione di una nazione che ora si sente irrevocabilmente divisa.

L'opzione più sensata in questo momento potrebbe essere quella di evitare del tutto i social media, perché ci ricordano solo che ogni volta che si verifica una tragedia come questa, sembriamo incapaci di mettere da parte le nostre differenze. Troppi scelgono opportunisticamente di peggiorare le cose incolpando l'altra parte, invece di coltivare l'arte della conversione civile.

Speriamo che Arnold abbia ragione quando dice che esiste una cura.

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