La nave umanitaria Madleen diretta a Gaza è stata sequestrata da Israele. Tra le persone a bordo anche Greta Thunberg. Proteste da attivisti, artisti e organizzazioni per il rilascio dei 12 detenuti
Lunedì mattina, le forze israeliane hanno intercettato la Madleen, un’imbarcazione della “Freedom Flotilla” che si stava dirigendo verso Gaza per consegnare aiuti umanitari. Il sequestro è avvenuto in acque internazionali secondo gli organizzatori, e ha portato al fermo di dodici attivisti a bordo, tra cui l’attivista svedese Greta Thunberg. L’iniziativa era intesa come una protesta pacifica contro l’offensiva militare in corso nella Striscia di Gaza, ma per le autorità israeliane si è trattato di una “trovata pubblicitaria”.
Il ministero degli Esteri israeliano ha commentato l’episodio sui social, definendo la Madleen lo “yacht dei selfie” di “celebrità”, sottolineando che l’imbarcazione stava ora “rientrando in sicurezza verso le coste israeliane”. La nave era salpata dall’Italia con l’obiettivo di sfidare il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia.
La denuncia degli attivisti: “Detenzione arbitraria e illegale”
Il gruppo promotore della Freedom Flotilla ha denunciato che l’imbarcazione è stata “intercettata con la forza” e che l’azione è avvenuta nella “totale impunità”. Huwaida Arraf, una delle organizzatrici della missione, ha dichiarato che Israele “non ha alcuna autorità legale per detenere volontari internazionali che consegnano aiuti umanitari”, definendo l’azione “arbitraria, illegale e da condannare”.
Prima del suo rimpatrio, Greta Thunberg ha pubblicato una dichiarazione in cui accusa Israele di averla “rapita”, e ha chiesto ai suoi sostenitori di fare pressione sul governo svedese per ottenere la liberazione sua e degli altri attivisti. Thunberg aveva già sostenuto pubblicamente la missione in un video pubblicato il 2 giugno, in cui indossava una maglia di beneficenza dei Fontaines D.C. e parlava della necessità di portare aiuti a Gaza.
Solidarietà internazionale: il mondo dello spettacolo si mobilita
L’intercettazione della Madleen ha suscitato una reazione immediata da parte di artisti e personaggi pubblici. La band Garbage ha condiviso un appello per la liberazione dei detenuti, accompagnato da un messaggio forte: “Quello che sta accadendo ai palestinesi è mostruoso. Quanti altri bambini devono morire prima che il mondo reagisca?!”.
La cantautrice Cat Power ha utilizzato Instagram per esprimere solidarietà agli attivisti e aveva chiesto il rilascio dei “12 ostaggi”, elencando i nomi di coloro che si trovavano sulla nave. Aurora, artista norvegese, ha rilanciato un aggiornamento in cui si accusa Israele di aver offerto a Thunberg l’alternativa tra “attacco, arresto o ritorno”.
Anche Kneecap, gruppo rap irlandese, ha espresso solidarietà a Liam Cunningham – noto per il suo ruolo in Game of Thrones – che si trovava sulla Madleen.
L'autore Matt Haig ha difeso Thunberg dalle critiche, scrivendo: “Vi piace o no, lei sta letteralmente andando incontro a un genocidio con un bersaglio sulla schiena”. Bambie Thug, cantante irlandese ed ex partecipante all’Eurovision, ha chiesto che alla Madleen venga garantito l’approdo sicuro e pacifico a Gaza.
Nadine Shah ha condiviso un video realizzato da un attivista a bordo, che ha lanciato un appello ai governi di tutto il mondo: “Quando guardate i volti dei vostri figli, ricordate che a Gaza ci sono bambini con gli stessi diritti. Fermate l’invio di armi a Israele”.
Allarme carestia e tentativi della Flotilla
L’episodio arriva in un momento di particolare tensione. Dopo mesi di blocco quasi totale degli aiuti, Israele ha recentemente consentito l’ingresso a Gaza di forniture minime. Tuttavia, secondo operatori umanitari e analisti, tali aiuti sono ben lontani dal soddisfare le necessità della popolazione civile. Diverse organizzazioni internazionali hanno già lanciato l’allarme carestia e denunciato il rischio di una catastrofe umanitaria se non si porrà fine all’assedio e all’offensiva militare.
Questo non è il primo tentativo della Freedom Flotilla. Solo il mese scorso, un’altra imbarcazione del gruppo è stata colpita da due droni mentre navigava al largo di Malta. Secondo gli organizzatori, l’attacco – che ha danneggiato la prua della nave – sarebbe da attribuire a Israele, anche se non vi è stata una rivendicazione ufficiale.
La crisi si sposta sul piano internazionale
La detenzione dei dodici attivisti, tra cui cittadini svedesi, irlandesi e britannici, sta innescando una nuova crisi diplomatica. Attivisti e simpatizzanti della Freedom Flotilla chiedono un intervento urgente dei rispettivi governi per ottenere il rilascio immediato dei fermati e per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario.
Il caso della Madleen evidenzia le profonde divisioni politiche e morali sull’assedio di Gaza e il ruolo della comunità internazionale. Con la crescente pressione da parte dell’opinione pubblica, le prossime ore saranno cruciali non solo per la sorte degli attivisti detenuti, ma anche per la credibilità delle istituzioni internazionali di fronte a una crisi che non mostra segni di attenuazione.