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FMI: Tassa di solidarietà e vaccini per uscire dalla crisi

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Di Debora Gandini
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Il Fondo Monetario Internazionale prevede che nel 2021 l’economia mondiale crescerà del 6%. Per uscire dalla crisi puntare sulla campagna vaccinale

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Una tassa di solidarietà per finanziare le spese e i sostegni necessari a combattere la crisi scatenata dal Covid. L'idea arriva dal Fondo Monetario Internazionale che, nel suo Fiscal Monitor, invita "le autorità politiche a considerare un contributo temporaneo per la ripresa dalla pandemia imposto su redditi alti o grandi patrimoni". Un imposta che dovrebbe essere accompagnata da una riforma della tassazione domestica e internazionale, in particolare quando la ripresa avrà preso ritmo.

Secondo il Direttore degli Affari Fiscali dell’FMI, Vitor Gaspar, bisogna puntare sui vaccini in questo momento come miglior investimento possibile. Se si accelerasse nella campagna i benefici sanitari, sociali, economici e finanziari sarebbero enormi, ha dichiarato.

Puntare sui vaccini per uscire dalla crisi economica

L'obiettivo è ridurre le diseguaglianze. In questo anno e mezzo poche grandi imprese hanno accumulato utili enormi mentre il prezzo più alto è stato pagato da giovani, donne e lavoratori meno qualificati. Per l'Istituto di Washington se le vaccinazioni riusciranno a tenere sotto contro la pandemia, il rafforzamento della crescita economica porterebbe oltre 1.000 miliardi di dollari di entrate aggiuntive alle economie avanzate da qui al 2025.

Intanto i conti pubblici restano in generale sotto controllo, grazie anche ai bassi tassi d'interesse. Le misure di sostegno all'economia messe in campo per contrastare i danni economici provocati dal virus hanno spinto, tuttavia, il debito pubblico mondiale a un livello record del 97% del Pil nel 2020. E il dato è stimato aumentare ancora fino al 99% del Pil a fine 2021.

Per quanto riguarda l'Italia, il rapporto tra debito e Pil salirà al 157,1% nel 2021 per poi cominciare a scendere negli anni successivi, ma è destinato a rimanere sopra il 150% almeno fino al 2026. I conti italiani torneranno a registrare un avanzo primario, al netto cioè delle spese per gli interessi sul debito, soltanto nel 2024.

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