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Germania, infermiere condannato all’ergastolo: uccideva pazienti anziani per “alleggerire il lavoro notturno”

Immagine d'archivio
Immagine d'archivio Diritti d'autore  Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
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Di Jesús Maturana
Pubblicato il
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Un infermiere tedesco è stato condannato all’ergastolo per 10 omicidi e 27 tentati omicidi su pazienti anziani nell’ospedale di Würselen. Il caso riapre il dibattito sulle falle di controllo nel sistema sanitario

In Germania un infermiere dell’ospedale di Würselen, vicino ad Aquisgrana, è stato condannato all’ergastolo con “colpa di particolare gravità”: secondo il tribunale, ha ucciso deliberatamente i pazienti affidati alle sue cure durante i turni notturni.

La sentenza, pronunciata dal tribunale regionale di Aquisgrana, esclude la possibilità di libertà vigilata dopo 15 anni di carcere, come normalmente previsto dal codice penale tedesco. La magistratura ha chiarito che l’uomo potrà essere sottoposto a ulteriori procedimenti qualora emergessero nuove vittime.

Un’indagine partita da segnalazioni dei familiari

Il caso è venuto alla luce solo dopo mesi di sospetti. Tra dicembre 2023 e maggio 2024, nell’ospedale di Würselen si erano verificati decessi anomali durante la notte. Alcuni familiari hanno segnalato episodi ritenuti “strani” nelle ore notturne, inducendo la direzione a coinvolgere le autorità.

Nel febbraio 2025 la procura ha depositato la prima denuncia formale, ipotizzando cinque omicidi. Con l’avanzare delle indagini, analisi cliniche e riesumazioni hanno allargato il quadro: l’infermiere è stato ritenuto responsabile di 10 omicidi e 27 tentati omicidi ai danni di pazienti anziani e fragili.

L’uomo lavorava in ospedale dal 2020, dopo aver concluso gli studi di infermieristica nel 2007.

Il movente: “Voleva un turno più tranquillo”

Durante il processo, la ricostruzione della procura ha delineato un movente disturbante nella sua semplicità: l’infermiere eliminava o cercava di eliminare i pazienti più bisognosi di assistenza per ridurre il carico di lavoro durante la notte.

I magistrati hanno parlato di una personalità “irritabile” e priva di empatia nei confronti dei degenti, fino a definirlo qualcuno che si era autoattribuito il potere di decidere “chi vive e chi muore”.

Il tribunale ha sottolineato che non si è trattato di decisioni estemporanee, ma di un comportamento ripetuto e sistematico.

Le autorità stanno ora riesaminando cartelle cliniche e decessi avvenuti in quel periodo e in altri reparti. Nuove riesumazioni sono già in corso e gli investigatori ammettono che il numero delle vittime potrebbe crescere ulteriormente.

Il caso ha riaperto il dibattito sul controllo del personale sanitario e sui protocolli di monitoraggio negli ospedali. Secondo gli esperti, la combinazione tra lavoro solitario durante la notte, scarsità di personale e assenza di controlli incrociati ha creato lo spazio per gli abusi.

Non un caso isolato: precedenti nel mondo sanitario

L’episodio richiama alla memoria casi simili in altri Paesi, come quello di Charles Cullen, noto infermiere statunitense che tra il 1988 e il 2003 provocò la morte di numerosi pazienti. Cullen riuscì a cambiare ospedale più volte senza essere fermato, grazie alla mancanza di comunicazione tra strutture e all’assenza di sistemi di segnalazione condivisi.

Gli esperti di sicurezza sanitaria sostengono che casi come questi, seppur rari, rivelano una vulnerabilità sistemica: quando il controllo interno fallisce, chi ha accesso ai farmaci e ai pazienti può abusarne senza immediata rilevazione.

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