Il premier israeliano ha dato il via libera all'invio di una delegazione a Doha per i colloqui sul cessate il fuoco a Gaza, nonostante non sia d'accordo con le richieste di Hamas per la tregua sostenuta dagli Usa. Nella Striscia continuano gli attacchi, almeno una sessantina di morti domenica
Domenica a Doha, in Qatar, si è preparato un nuovo round di negoziati per una tregua a Gaza. Sabato sera l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, volato negli Stati Uniti per andare alla Casa Bianca lunedì pomeriggio, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha affermato che gli emendamenti che Hamas vuole aggiungere alla proposta sostenuta dagli Stati Uniti sono inaccettabili per Israele.
Ciononostante, domenica gli israeliani hanno inviato comunque una delegazione a Doha, per incontrare i negoziatori e cercare di colmare le lacune tra le due parti.
Venerdì Hamas ha dichiarato di aver fornito una risposta “positiva” alla proposta.
Secondo quanto ricostruito dall'emittente panaraba Al Jazeera, Hamas ha accettato la proposta richiedendo tre modifiche: la continuazione dei colloqui per la fine della guerra durante e dopo la tregua di 60 giorni, la distribuzione degli aiuti umanitari attraverso meccanismi internazionali guidati dalle Nazioni Unite, invece che dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) e infine una modifica alla posizione delle forze israeliane nella Striscia di Gaza.
L'emittente saudita Asharq ha aggiunto tra le richieste del gruppo palestinese: l'ingresso a Gaza di 400-600 camion di aiuti al giorno gestiti dall Onu e non dalla Ghf, l'apertura del valico di Rafah in entrambe le direzioni per l'uscita dei cittadini di Gaza e l'ingresso degli aiuti dal lato egiziano e la partenza di oltre 20mila malati e feriti dall'enclave verso l'Egitto e altri Paesi oltre al ritiro dei militari israeliani da Gaza.
Hamas ha anche ribadito di volere un "cessate il fuoco permanente e completo".
Netanyahu atteso a Washington mentre migliaia protestano a Tel Aviv
Nel frattempo, Netanyahu incontra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per la terza volta dall'inizio dell'anno.
I media locali, riferiscono che ci sono state molte pressioni sul premier israeliano, anche a livello locale. Migliaia di persone si sono radunate per le strade di Tel Aviv sabato, chiedendo un cessate il fuoco a Gaza e un accordo per il rilascio degli ultimi prigionieri detenuti da Hamas.
I manifestanti hanno portato striscioni con la scritta "Riportateli a casa ora", chiedendo al governo israeliano di porre fine al conflitto. Lo stesso presidente di Israele, Isaac Herzog, ha chiesto al premier di arrivare quanto prima a un accordo.
Nuove pressioni dovrebbero arrivare dai gruppi ultraortodossi, favorevoli negli anni a Netanyahu in cambio dell'esenzione degli studenti religiosi dalla leva. L'esercito israeliano prevede tuttavia di inviare 54 mila richiami all'arruolamento entro la fine di luglio, con un piano rafforzato che riguarda anche gli ultraortodossi.
Domenica, intanto, nuovi attacchi israeliani contro la Striscia di Gaza hanno provocato almeno una sessantina morti a Gaza City e nel resto del territorio palestinese.