Le autorità tunisine affermano che nei campi vivono più di 20mila persone in attesa di attraversare il Mar Mediterraneo. Gli insiediamenti si trovano vicino a una parte della costa situata a meno di 161 chilometri dalle isole italiane che rappresentano i confini più esterni dell'Unione europea
Le autorità tunisine hanno iniziato a smantellare decine di campi improvvisati che ospitano migranti africani, nel quadro di un'operazione a tappeto per liberare le aree lungo la costa del Mediterraneo e allentare le tensioni con i residenti locali.
Secondo i funzionari tunisini nei campi, situati su terreni di proprietà privata in una parte della costa situata a meno di 161 chilometri dalle isole italiane più esterne, si rifugiavano più di ventimila persone.
Gli insediamenti sono stati a lungo teatro di violenti scontri tra migranti e cittadini tunisini provenienti dalle vicine El Amra e Jebeniana, città situate a nord della seconda città più grande della Tunisia, Sfax.
Il portavoce della Guardia nazionale tunisina, il generale di brigata Hossam Eddine Jababli, ha dichiarato che i controlli a tappeto erano volti a garantire "salute e sicurezza". Jababli ha dichiarato che sono stati arrestati circa duecento migranti provenienti da Paesi subsahariani.
Le autorità hanno anche affermato di aver sequestrato scorte segrete di armi da taglio durante i raid e hanno suggerito che presto potrebbero iniziare le deportazioni per coloro che sono sospettati di pianificare atti di violenza.
Le forze di sicurezza tunisine hanno intensificato gli sforzi per impedire ai migranti di attraversare il mare, un viaggio che può essere mortale. Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, alla fine di febbraio erano arrivati in Italia 432 migranti dopo essere partiti dalle coste tunisine.
La portata dei campi allarmava da tempo le comunità locali e i legislatori. Tarek Mahdi, un parlamentare locale, ha dichiarato alla radio regionale che c'erano 17 campi a El Amra, dove i residenti hanno inscenato proteste.
Le autorità hanno dichiarato di aver trasferito i migranti dei campi smantellati in un terreno di proprietà dello Stato a Bir Mellouli, a sud-ovest di Sfax.
Jababli ha confermato che il governo tunisino sta collaborando con le organizzazioni internazionali che si occupano di migrazione per facilitare il rimpatrio volontario di coloro che desiderano tornare nei loro Paesi d'origine.
Con le autorità che si preparavano a smantellare i campi, sono riemersi i timori di espulsioni forzate e di trasferimenti in autobus verso le zone di confine desertiche della Tunisia, come già avvenuto a più riprese negli scorsi anni.
La scorsa settimana diversi video e messaggi sono diventati virali nei gruppi di social media dove i migranti cercano regolarmente informazioni, esortando le persone a non fidarsi delle autorità tunisine o dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni.
I messaggi suggerivano l'intenzione da parte delle autorità tunisine di ingannare i migranti per farli salire sugli autobus e deportarli in Algeria o in Libia.
Per rispondere alle preoccupazioni sullo smantellamento dei campi, il presidente tunisino Kais Saied ha dichiarato domenica ai giornalisti che l'operazione è stata condotta pacificamente e senza violenza o coercizione.
Ha definito le azioni come guidate da principi morali e umanitari e ha affermato che la rimozione dei campi ha impedito ai migranti di insediarsi nelle proprietà private.