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Palestina, due morti in Cisgiordania. In 300mila tornano nel nord di Gaza

Veicolo distrutto in un attacco israeliano che ha ucciso due persone nel campo profughi cisgiordano di Nur Shams, a Tulkarem.
Veicolo distrutto in un attacco israeliano che ha ucciso due persone nel campo profughi cisgiordano di Nur Shams, a Tulkarem. Diritti d'autore  AP Photo/Majdi Mohammed
Diritti d'autore AP Photo/Majdi Mohammed
Di Euronews Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Due membri del gruppo armato palestinese sono stati uccisi nel campo profughi di Nour Shams. Nuovi scontri tra miliziani e militari israeliani. A Gaza prosegue il ritorno dei profughi verso il nord della Striscia. Vivi 25 dei 33 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas

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Israele ha ucciso due membri di Hamas in un attacco che ha preso di mira un veicolo nella città cisgiordana di Tulkarem, uccidendo due giovani che si trovavano all'interno dell'auto. L'attacco ha colpito il veicolo davanti all'ingresso del campo profughi di Nour Shams, che si trova a sud-ovest di Jenin, dove i raid israeliani vanno avanti ormai da una settimana con decine di vittime.

Combattimenti tra miliziani palestinesi e militari israeliani, diversi i morti

Media locali riportano anche aspri combattimenti nel campo tra i miliziani palestinesi del Brigate Qassam e del Battaglione Tulkarem e i militari israeliani, con alcune vittime confermate. L'Idf è intervenuto anche nella notte nei dintorni di Nablus, Hebron, Betlemme, Dura e Ramallah, effettuando diversi arresti in quella che sembra essere la continuazione della campagna antiterrorismo in Cisgiordania lanciata all'indomani del cessate il fuoco a Gaza.

L'esercito dello Stato ebraico ha quindi affermato di aver ucciso "più di quindici terroristi" in un'operazione nel corso della quale altri "quaranta ricercati sono stati arrestati". Sarebbe stato localizzato inoltre "un centro di comando dotato di bombole di gas per la fabbricazione di ordigni".

I profughi palestinesi tornano nel Nord della Striscia
I profughi palestinesi tornano nel Nord della Striscia AP Photo

Fino a 300mila persone stanno rientrando nel nord di Gaza

Questo avviene mentre centinaia di migliaia di palestinesi stanno tornado da lunedì tornare nella Striscia di Gaza settentrionale, per la prima volta dall'inizio della guerra con Hamas. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che nella sola mattinata di lunedì sono state osservate oltre 200mila persone spostarsi verso nord, a piedi, lungo la strada costiera al-Rashid e a bordo di mezzi lungo la strada Salah al-Din, l'arteria centrale di Gaza.

Le autorità di Gaza parlano di 300 mila persone. Non è chiaro dove andranno a sistemarsi essendo rimaste pressoché solo macerie come risultato di 15 mesi di devastanti bombardamenti, nonostante l'Onu e altre organizzazioni si siano attivate per assisterli. Serviranno però ben 135mila tende e accampamenti di fortuna in attesa di poter ricostruire.

Consegnata la lista degli ostaggi ancora in vita

Hamas, intanto, ha consegnato a Israele un elenco dal quale si evince che, dei 33 ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023 ancora nelle mani dell'organizzazione islamica palestinese, 25 sono ancora in vita. Si tratta di cifre che corrispondono alle stime diffuse in precedenza dal governo di Tel Aviv.

A vigilare sulla riapertura del corridoio Netzarim, che in questi mesi ha segnato la divisione militare della Striscia in due parti, sono state compagnie di sicurezza statunitensi ed egiziane. L'esercito israeliano si è ritirato parzialmente, ma ha sparato colpi di avvertimento per allontanare dei sospetti che si avvicinavano alle truppe, ha fatto sapere l'Idf sui suoi canali social.

L'Onu: "No a trasferimenti forzati da Gaza, rischio pulizia etnica"

Previsto inoltre un incontro tra il primo ministro di Tel Aviv, Benjamin Netanyahu, e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il vertice si terrà alla Casa Bianca. Il capo di Stato americano ha proposto una soluzione più che radicale per la Striscia di Gaza: spostare i palestinesi in Giordania e in Egitto, spianare l'area e quindi ricostruirla. Un'ipotesi che è già stata respinta con forza sia Amman che dal Cairo, oltreché dalla Lega Araba.

Da parte sua, le Nazioni Unite si sono dette contrarie a qualsiasi piano che preveda il trasferimento forzato di persone, evocando il rischio che ciò si traduca in una forma di pulizia etnica. A spiegarlo è stato Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale Antonio Guterres, che ha dunque a sua volta respinto senza appello l'idea avanzata da Trump.

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