File di palestinesi stanno lasciando il campo profughi di Jenin, al centro dell'operazione militare lanciata martedì da Israele in Cisgiordania. Si dimette il capo di stato maggiore israeliano Halevi per il "fallimento del 7 ottobre",. L'opposizione chiede le dimissioni di Netanyahu
Israele ha lanciato martedì un'imponente operazione militare in Cisgiordania, a 48 ore dal cessate il fuoco a Gaza, provocando alcuni morti e decine di feriti secondo funzionari sanitari palestinesi.
L'operazione Muro di ferro ha colpito in particolare la città di Jenin, nel nord della Cisgiordania, che ha visto ripetute incursioni israeliane e scontri a fuoco con i militanti palestinesi anche nei mesi di guerra nella Striscia.
Il campo profughi della città, uno di quelli creati nel 1948 dopo la nascita dello stato di Israele, ospita circa 14mila persone e molti affiliati a vecchi e nuovi movimenti armati palestinesi.
Si sono formate file di residenti che stanno lasciando il campo, secondo alcune testimonianze. Fonti palestinesi parlano anche di centinaia di checkpoint allestiti dai militari isrealiani nel territorio occupato per favorire l'operazione, impendendo a migliaia di persone di tornare alle proprie case.
"Questo è un ulteriore passo verso il raggiungimento dell'obiettivo che ci siamo prefissati: rafforzare la sicurezza in Giudea e Samaria (il nome con cui il governo e parte della società in Israele chiama la Cisgiordania). Agiamo in modo sistematico e deciso contro l'asse iraniano ovunque esso estenda le sue mani", ha dichiarato il premier Benyamin Netanyahu.
Hamas ha lanciato un appello ai palestinesi a rispondere all'offensiva militare delle Forze di difesa di Israele (Idf nell'acronimo inglese) a Jenin. L'Autorità nazionale palestinese da parte sua ha denunciato la decisione di Donald Trump, tra gli ordini esecutivi firmati nelle sue prime ore di presidenza, di revocare la possibilità di sanzionare i coloni israeliani in Cisgiordania.
"La revoca delle sanzioni contro i coloni estremisti li incoraggia a commettere più crimini contro il nostro popolo", ha affermato il ministero degli Esteri palestinese in una nota, ricordando che dal 7 ottobre 2023, le vittime degli attacchi di coloni e soldati israeliani in Cisgiordania sono state oltre 800.
Si è dimesso il generale Halevi, capo di stato maggiore di Israele
Il numero uno dell'Idf si è dimesso martedì, citando il fallimento della sicurezza nazionale che permise il 7 ottobre 2023 l'attacco di Hamas nel sud di Israele.
Herzi Halevi ha informato il ministro della Difesa, Israel Katz, che lascerà l'incarico il 6 marzo, dopo "aver riconosciuto la mia responsabilità per il fallimento del 7 ottobre", "un fallimento che resterà per tutto il resto della mia vita", ha detto il generale.
Halevi ha annunciato le sue dimissioni a pochi giorni dal fragile cessate il fuoco con Hamas nella Striscia di Gaza. Anche il capo del Comando meridionale di Israele, che supervisiona le operazioni a Gaza, Yaron Finkelman, si è dimesso.
Arrivano altri aiuti umanitari a Gaza
Nel secondo giorno del cessate il fuoco, 915 camion di aiuti sono entrati nella Striscia di Gaza, hanno dichiarato le Nazioni Unite, circa 300 in più rispetto ai mezzi previsti dall'accordo di tregua.
L'Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari ha specificato che oltre 2 milioni di persone a Gaza, di cui circa la metà bambini, dipendono da questi aiuti umanitari.
Per molti residenti, il sollievo della pausa nei bombardamenti si accompagna comunque a scarse speranze per il futuro.
“È stato tutto trasformato in un ammasso di mattoni e cemento. Cosa ci aspetta? Non possiamo nemmeno montare una tenda qui. È tutto completamente distrutto” si è lamentata una donna che ha tentato di rientrare nella propria casa a Tal al-Zaatar nel nord della Striscia.
Se l'accordo reggerà nei prossimi giorni, nonostante la morte di due bambini palestinesi ieri a Gaza uccisi da cecchini, sabato saranno liberate altre quattro donne tra i 33 ostaggi da rilasciare nella prima fase dell'accordo di cessate il fuoco.