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Esa, Aschbacher: "L'Europa vuole recuperare terreno nella corsa allo spazio"

Esa, Aschbacher: "L'Europa vuole recuperare terreno nella corsa allo spazio"
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Di Gregoire Lory
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Abbiamo parlato con il direttore generale dell'Esa delle prossime sfide che attendono il settore aerospaziale europeo: dall'ingresso di aziende private come SpaceX all'utilizzo dello spazio a fini di sicurezza

Il 2024 è un anno cruciale per la politica spaziale europea. Il continente sta lanciando le sua nuova generazione di lanciatori per reggere il confronto con la concorrenza internazionale. Parleremo di questa corsa allo spazio con il direttore generale dell'Agenzia spaziale europea, Josef Aschbacher, ospite di The Global Conversation.

Il razzo europeo Vega ha lanciato un nuovo satellite. A luglio il lancio di Ariane 6 è stato un successo. Possiamo dire che la crisi dei lanciatori è finita?

Sì, siamo sulla buona strada per uscire dalla crisi dei lanciatori. L'Esa ha raggiunto i suoi obiettivi. Abbiamo inviato con successo Ariane 6 in orbita. Non è una cosa da poco: questi razzi portano in orbita satelliti di cui abbiamo bisogno per la vita quotidiana. È fondamentale, un grande passo per l'Europa. Di recente abbiamo lanciato Sentinel-2C, a bordo dell'ultimo razzo Vega. Vega era un razzo dell'Esa per il lancio di piccoli satelliti, sviluppato più di dieci anni fa. L'Europa può essere orgogliosa di questa serie di successi.

Si può dire che l'Europa è tornata nello spazio?

L'Europa è tornata nello spazio. Abbiamo avuto una piccola crisi con i lanciatori per circa un anno. Non avevamo una nostra capacità di lancio, ma con Ariane 6 siamo di nuovo in corsa. Vega ha lanciato con successo Sentinel-2C, alla fine dell'anno arriverà Vega-C. Il 2024 sarà l'anno in cui l'Europa uscirà dalla crisi dei lanci. Ma permettetemi di contestualizzare un po', visto che a volte sentiamo notizie sulla crisi dei lanciatori in Europa: sì, tutto questo è vero, ma anche la Nasa per dieci anni si è affidata alla Russia per portare gli astronauti nella stazione spaziale. Ora con SpaceX e Crew Dragon la situazione è cambiata e gli Stati Uniti hanno una propria capacità di volo. Non dico sia normale un periodo di difficoltà dopo lunga serie di lanci e successi, ma non è neanche una cosa insolita. Sono molto felice che stiamo uscendo da questa crisi.

Possiamo dire che l'Europa ha recuperato una parte della sua autonomia strategica spaziale?

Sì, assolutamente. L'Europa è forte in diversi settori ma paragono sempre l'Europa agli Stati Uniti, un altra grande nazione spaziale. La Cina è un'altra, ma non disponiamo delle cifre sugli investimenti fatti in Cina. Se si confronta l'Europa con gli Stati Uniti, a livello pubblico l'Europa investe nello spazio circa un sesto rispetto agli Stati Uniti, che quindi investono circa sei volte di più. A livello globale nel 2023 il settore pubblico ha investito nello spazio circa 108 miliardi di euro: il 64% negli Stati Uniti, l'11% in Europa. Quindi un rapporto di sei a uno. Nonostante il fatto che stiamo investendo molto meno nello spazio rispetto agli Stati Uniti attraverso la Nasa e la Space Force, l'Europa lavora bene. Abbiamo programmi che sono tra i migliori al mondo. Copernicus ne è un esempio: abbiamo costruito, nell'arco di oltre 25 anni, uno dei migliori programmi spaziali al mondo per l'osservazione della Terra. Stiamo fornendo 300 TB di dati ai cittadini di tutto il mondo per l'agricoltura, per la silvicoltura, per aiutare vigili del fuoco e protezione civile, per la rotta delle navi e per molte altre cose. Questi dati sono utilizzati in modo trasversale nell'economia. Si tratta di un programma fantastico. L'altro programma leader creato dall'Europa in un periodo di oltre vent'anni è Galileo. Oggi Galileo fornisce i segnali di navigazione più precisi a livello mondiale, più precisi di un gps. Naturalmente abbiamo ancora del lavoro da fare in altri programmi in cui dobbiamo recuperare il ritardo. Ma per quanto riguarda i lanciatori stiamo per recuperare il ritardo. Ovviamente si fa sempre il confronto con SpaceX e Falcon 9, e lì abbiamo ancora molta strada da fare. Ma anche l'Esa ha deciso di sfruttare i servizi da un'azienda di lanciatori privata, così come avviene negli Stati Uniti, dove Nasa e Space Force sfruttano i lanciatori di SpaceX.

Lei ha detto che l'Europa sta facendo molto bene, ma vediamo alcune aziende europee o enti europei che si affidano ad alcune aziende straniere come SpaceX. Cosa pensa del fatto che gli europei si rivolgano agli Stati Uniti?

Dobbiamo costruire la nostra forza. Come ho detto stiamo investendo molto meno nello spazio rispetto agli Stati Uniti. Le do un'altra cifra: l'investimento pubblico nello spazio pro capite, negli Stati Uniti, è di circa 220 euro a persona. In Europa è di circa 20 euro. Quindi un rapporto di dieci a uno, anche perché la popolazione europea è più numerosa. Dobbiamo recuperare il ritardo, perché lo spazio è strategico e importante per il futuro, a tutti i livelli della società. Ho citato alcuni settori - agricoltura, silvicoltura e protezione civile - ma anche la sicurezza è una questione sempre più importante. Negli Stati Uniti circa il 65% degli investimenti pubblici viene utilizzato per la difesa e la sicurezza. In Europa, è circa il 12%. Quindi, anche in questo caso, si tratta di una percentuale e di un budget molto più bassi. Anche nel caso di difesa e sicurezza non c'è davvero paragone tra l'investimento degli Stati Uniti e quello dell'Europa. Non mi sorprende, ma queste sono decisioni politiche, non spetta a me decidere su questi investimenti. Si tratta di decisioni politiche. Ma mi aspetto che gli investimenti aumentino. [00:06:20][82.0]

A causa della crisi dei lanciatori l'Europa è rimasta indietro nel suo programma spaziale: può recuperare?

Possiamo recuperare. Ho citato Copernicus e Galileo come esempi: l'Europa ha avviato questi programmi con circa 20 anni di ritardo, ma oggi sono i migliori al mondo. Quindi possiamo recuperare. Dobbiamo recuperare il ritardo nel settore dei lanciatori, per cui servono investimenti massicci, in modo da poter inviare i nostri satelliti nello spazio. Lo stesso vale per Internet a banda larga: oggi Starlink, con la sua costellazione di satelliti, ha un posizione dominante. L'Europa è in procinto di costruire la sua costellazione, Iris Square. Ma dobbiamo recuperare, perché attualmente c'è un'azienda che ha il dominio del mercato mondiale. Questo è possibile solo con grandi investimenti.

Qual è la posizione dell'Europa in questa competizione internazionale?

L'Europa eccelle, ma è piccola. È eccellente in termini di capacità intellettuale e capacità tecnologica. La nostra industria è una delle più competitive al mondo. I nostri investimenti sono sfruttati molto bene, grazie anche al sistema che l'Agenzia spaziale europea ha creato nel corso di decenni per costruire un'industria che è abituata a competere e quindi ad essere davvero all'avanguardia in termini di qualità e tecnologia. Ottengono dei risultati. Sono davvero tra i migliori al mondo. Ma c'è un grande pericolo: stiamo diventando troppo piccoli rispetto all'accelerazione che avviene a livello mondiale. L'economia spaziale globale oggi è di circa 470 miliardi di euro, compreso il segmento dei servizi. La crescita è di circa il 15%. Ma la maggior parte di questa crescita, purtroppo, si sta verificando negli Stati Uniti e in Cina, mentre in Europa la crescita è stagnante: sta rimanendo indietro. Non possiamo correre questo rischio, perché lo spazio è un settore troppo importante: lo è oggi, ma lo sarà molto di più in futuro. [00:08:30][70.8]

Cosa manca? Servono maggiori investimenti da parte degli Stati membri o delle aziende private?

Abbiamo bisogno di entrambi. Abbiamo bisogno, certamente, di investimenti da parte del settore pubblico. Negli Stati Uniti i grandi investimenti pubblici attraverso Nasa e Space Force hanno permesso ad aziende come SpaceX di svilupparsi fino a diventare ciò che sono oggi. Hanno un enorme successo. Ma è anche giusto dire che, senza la Nasa, non sarebbero arrivati dove sono oggi: né tecnicamente, visto che la Nasa ha fornito gli ingegneri per la costruzione del razzo Falcon e del motore, aiutando non poco SpaceX, né finanziariamente, perché la Nasa è un loro cliente e ha acquistato i lanciatori da SpaceX e anche da altre aziende. Quindi, cosa deve fare l'Europa per avere successo? L'Europa ha l'eccellenza, l'Europa ha le capacità, l'Europa ha i talenti. Vorrei che tutti i nostri talenti restassero in Europa. Non voglio che vadano nella Silicon Valley o altrove. Naturalmente, alcuni di loro sono felici di andarsene. Ma vorrei creare programmi che mantengano i talenti europei in Europa. Questo si può fare solo investendo e assicurandosi di creare le giuste condizioni e i progetti per mantenere gli europei qui e aiutarli ad avere successo.

La politica spaziale europea è stata progettata in tempo di pace. È adatta al tempo di guerra?

La tecnologia spaziale europea ha per sua natura un doppio uso. Molte delle tecnologie che stiamo sviluppando sono utilizzate sia per scopi civili che di difesa. Faccio un esempio molto semplice: la meteorologia. L'Europa sta sviluppando satelliti geostazionari e in orbita polare da molti decenni, dagli anni '70. Abbiamo un solo satellite meteorologico in orbita geostazionaria: si chiama Meteosat e oggi è alla sua terza generazione. Vene usato per raccogliere dati per le previsioni del tempo. Ma ce n'è solo uno. Non ce n'è uno per i militari e uno per i civili. Si tratta di un solo satellite. I dati vengono utilizzati sia per le previsioni meteo per i civili, per gli agricoltori, per vedere quando procedere col raccolto, sia dai militari per scopi di difesa. Quindi la tecnologia nello spazio ha un doppio uso. I lanciatori sono un altro esempio. L'Esa sta costruendo il sistema Galileo per l'Unione europea: Galileo è dotato di un sistema di navigazione satellitate, il prs, realizzato per la comunità della difesa. Lo stiamo facendo da molti anni, ma lei ha assolutamente ragione: l'uso dello spazio a scopo di difesa in Europa è molto ridotto rispetto agli Stati Uniti, alla Cina, all'India, alla Russia, al Giappone o ad altri Paesi. C'è una strana situazione per cui l'Europa sta investendo molto meno di altri Paesi nella difesa vera e propria.

Come possiamo garantire la sicurezza spaziale dell'Europa?

L'Europa sta lavorando su molti settori della sicurezza. Abbiamo a disposizione tutti gli strumenti e le capacità. Decidere se intensificare questi sforzi o no è una questione politica. Sono decisioni che devono essere prese dai politici. Io non lo sono. Sono il capo dell'Agenzia spaziale europea e quindi il capo di un'agenzia esecutiva. Sono gli Stati membri e l'Unione europea a prendere questa decisione. L'Esa è pronta a lavorare di più nella sicurezza, ma questa decisione deve essere presa dagli Stati membri e dai politici.

Un europeo camminerà sulla Luna entro la fine del decennio?

Non posso assicurare che avvenga entro la fine del decennio. Lavoriamo a questo con la Nasa, nostro partner nel programma Artemis. È una collaborazione di grande successo. Quello che posso assicurare è che tre astronauti europei dell'Esa voleranno nel programma Artemis. Ma per il momento si tratta di voli verso la stazione orbitale intorno alla Luna, non ancora sulla superficie lunare. Per i voli sulla superficie lunare sono necessari nuovi accordi e nuovi investimenti. Questo non è ancora stato fatto, quindi non è ancora garantito. Sarà difficile riuscirci entro la fine di questo decennio: ci vorrà un po' di tempo per vedere cittadini non statunitensi sulla superficie lunare, anche se è certamente una nostra ambizione. Ma non c'è ancora una data, né un accordo.

Perché è importante avere un europeo in una missione della Nasa?

C'è una ragione molto semplice. Innanzitutto perché lavoriamo con la Nasa da molti decenni, con grande successo. Ma è anche una questione di costi. Una missione sulla Luna è un investimento importante. Penso che, a medio e lungo termine l'Europa, dovrà costruire la propria capacità di essere più autonoma e portare astronauti europei con i propri mezzi sulla Luna. Ma come primo passo stiamo lavorando a stretto contatto con la Nasa, un partner molto fidato e affidabile. La Nasa, a sua volta, si affida all'Esa per alcuni componenti critici per portare gli astronauti sulla luna e sulla superficie lunare: la capsula Orion, quella che porta gli astronauti sulla luna, è alimentata dal modulo di servizio europeo. Il modulo di servizio europeo è fornito dall'Esa. Ne abbiamo già consegnati alcuni per il primo volo, senza astronauti, ma anche per il volo con gli astronauti: non avrebbero potuto volare sulla Luna senza il contributo dell'Esa.

Molte voci nell'Unione europea chiedono una maggiore integrazione del mercato europeo per favorire la politica spaziale europea. È un passo nella giusta direzione?

Sì, ho avuto ottime discussioni con Letta, quando stava preparando la sua relazione, ma anche con il team di Mario Draghi, la cui relazione è appena stata pubblicata. Lo spazio ha molte dimensioni: una dimensione tecnica, una dimensione scientifica, una dimensione climatica, ma anche una dimensione industriale e di mercato. Ed è chiaro che, affinché l'Europa possa competere sul mercato mondiale, dobbiamo assicurarci di mettere insieme le nostre risorse nel miglior modo possibile. Dobbiamo rafforzare la cooperazione tra l'Unione europea, attraverso la Commissione Europea e le altre istituzioni europee, e l'Agenzia spaziale europea.

L'Esa ha lanciato un servizio cargo di rientro: come procede questo programma?

Il programma è in linea con i tempi. Quello che mi piace di questo programma è la decisione degli Stati membri di cambiare marcia sul modo in cui, in futuro,ci procureremo l'hardware spaziale. Si tratta di un completo cambio di paradigma. Invece di sviluppare un satellite dall'inizio alla fine abbiamo deciso - o meglio, gli Stati membri hanno deciso - di acquistare un servizio. Ciò significa acquistare un carico, ad esempio di 4.000 chili, che viene trasportato dalla superficie terrestre alla stazione spaziale, viene agganciato alla stazione spaziale e scaricato. Allo stesso tempo circa due tonnellate di carico rientrano nell'atmosfera terrestre e atterrano in sicurezza sulla superficie terrestre. Si tratta di una capacità di rientro che oggi non abbiamo. Questo cambiamento di paradigma è fondamentale per accelerare l'innovazione, per dare all'industria maggiore libertà di sviluppare il proprio veicolo spaziale, e anche per dargli la libertà di scegliere i partner come desiderano. Un'altra cosa importante è che abbiamo fatto tutto in tempi veloci. Sono passati meno di sei mesi tra il lancio del concorso, deciso dai ministri nel novembre 2023, e la firma dei contratti. In questo periodo di tempo ci sono stati tutti i passaggi intermedi: l'Esa ha ricevuto le proposte delle aziende, le ha valutate, ha negoziato e poi ha firmato i contratti. È stato tutto molto veloce ed è un cambiamento di paradigma: l'Esa diventa un cliente di riferimento e, allo stesso tempo, un'agenzia più veloce e più agile. Una caratteristica che diventerà ancora più evidente in futuro.

Non è pericoloso affidarsi ad aziende private?

Sì, il rischio c'è, ha ragione. Cosa succederebbe, ad esempio, se l'azienda non avesse successo? O se l'azienda fosse acquistata o lasciasse l'Europa? Si tratta ovviamente di rischi che conosciamo molto bene, ma abbiamo adottato varie misure per assicurarci che il nostro investimento sia protetto e che mantenga un certo livello qualitativo: è nell'interesse dei contribuenti europei. [00:17:55][25.6]

Avete lanciato la Carta Zero Detriti. Sarete in grado di convincere i vostri partner?

Li abbiamo già convinti. Più della metà dei nostri Stati membri l'hanno già sottoscritta. Più di 40 aziende hanno sottoscritto la Carta in tutto il mondo: si tratta per la maggior parte di aziende europee, ma anche di alcune aziende negli Stati Uniti, come ad esempio Amazon. Amazon ha un forte programma spaziale, Kuiper: una nuova costellazione in fase di sviluppo e installazione. La nostra è una Carta molto di buon senso. Oggi in orbita ci sono circa 10.000 satelliti, e tutti creano detriti. Ci sono quasi 40.000 detriti che sono più grandi di dieci centimetri. Sono molto pericolosi perché potrebbero colpire un altro veicolo spaziale e distruggerlo o farlo funzionare male. Questa enorme quantità di detriti continua ad aumentare ogni giorno. Chi firma questa Carta si impegna a non lasciare nello spazio un satellite alla fine del suo ciclo di vita. È un principio molto semplice: quando andiamo in un parco con un cestino per il pranzo non lasciamo lì i rifiuti dopo che abbiamo finito di mangiare. Buttiamo i rifiuti fuori dal parco, in modo che resti pulito. Ed è quello che vogliamo fare nello spazio. Una volta lanciato un satellite, questo funzionerà per 5, 10 o 15 anni. I firmatari promettono di portarlo fuori dall'orbita alla fine del suo ciclo di vita e di bruciarlo nell'atmosfera, in modo da poterne continuare a utillizzare l'orbita, visto che ne abbiamo bisogno per la vita quotidiana. I satelliti sono al servizio dei cittadini ogni singolo giorno.

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