Migliaia di persone hanno manifestato lunedì in diverse città della Serbia per protestare contro il progetto di estrazione del litio che il governo del Paese balcanico ha recentemente firmato con l'Unione Europea
PUBBLICITÀMigliaia di persone hanno manifestato lunedì in tutta la Serbia per protestare contro il progetto di estrazione del litio che il governo del Paese ha recentemente firmato con l'Unione Europea.
Le proteste si sono svolte contemporaneamente in città come Savac, Kraljevo, Arandjelovac, Ljig e Barajevo. Hanno fatto seguito a raduni simili in altre città serbe nelle scorse settimane.
I possibili effetti dell'accordo sulle materie prime critiche tra Ue e Serbia
Il recente accordo raggiunto all'inizio del mese sulle "materie prime critiche" potrebbe ridurre la dipendenza dell'Europa dalla Cina. Potrebbe anche spingere la Serbia, che ha stretti legami con la Russia e la Cina, ad avvicinarsi all'Ue.
Tuttavia, l'accordo è stato aspramente criticato dagli ambientalisti e dai gruppi di opposizione in Serbia, che sostengono che causerebbe danni irreversibili all'ambiente e porterebbe benefici minimi ai cittadini serbi.
La più grande riserva di litio in Serbia si trova in una valle occidentale ricca di terra fertile e acqua. La multinazionale Rio Tinto aveva avviato un progetto di esplorazione nell'area diversi anni fa, che ha suscitato un'enorme opposizione, costringendo a sospendere il progetto.
Il progetto per estrarre il litio in Serbia prima cancellato e poi approvato
All'inizio di questo mese, la Corte costituzionale della Serbia ha annullato la precedente decisione del governo di cancellare il progetto minerario da 2,4 miliardi di dollari lanciato dalla società britannico-americana, aprendo la strada al suo rilancio.
La decisione del governo di cancellare i piani per l'estrazione era arrivata dopo che migliaia di manifestanti a Belgrado e in altre parti della Serbia hanno bloccato le strade e i ponti principali nel 2021.
Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che gli scavi non inizieranno prima del 2028 e che il governo chiederà solide garanzie ambientali prima di autorizzare gli scavi.
Alcuni funzionari governativi hanno lasciato intendere che potrebbe essere indetto anche un referendum sulla questione.