I parametri internazionali indicano che il nord di Gaza è entrato in carestia e il resto della Striscia seguirà a breve, denuncia la ong Famine Early Warning Systems Network. Netanyahu annuncia "azione forte" di Israele in Libano
Un nuovo rapporto denuncia che il nord della Striscia Gaza è entrato in carestia già ad aprile. Secondo il Famine Early Warning Systems Network (Fews Net), sono stati superati infatti tutti i parametri per definire l'emergenza: il 20 per cento delle famiglie soffre la fame; almeno il 30 per cento dei bambini soffre di deperimento; e due adulti o quattro bambini ogni 10mila persone muoiono ogni giorno di malnutrizione o per le sue complicazioni.
Fews Net prevede che anche il resto della Striscia raggiungerà il livello massimo di denutrizione entro luglio, specificando nel rapporto del 31 maggio che la capacità di raccogliere dati è stata ostacolata dalla guerra e dalle restrizioni all'accesso umanitario.
Netanyahu annuncia "azione forte" di Israele in Libano
Israele ha ripetutamente negato che ci sia una carestia a Gaza e ha respinto le accuse di aver usato la fame come arma nella sua guerra contro Hamas.
Una dichiarazione formale di carestia potrebbe essere usata come prova alla Corte penale internazionale e alla Corte internazionale di giustizia dove il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, nel primo, e lo Stato di Israele nel secondo stanno affrontando accuse di genocidio.
ll governo israeliano intanto ha aumentato di cinquantamila effettivi a 350mila il numero di riservisti che le forze armate possono richiamare in caso di necessità. La misura arriva durante l'offensiva su Rafah al confine con l'Egitto e mentre crescono le tensioni con Hezbollah sul fronte settentrionale al confine con il Libano.
Israele è pronto per un'azione "molto forte nel nord", ha dichiarato il primo ministro Netanyahu in visita mercoledì a Kiryat Shmona, confermando le voci degli ultimi giorni in tal senso.
Si allontana cessate il fuoco tra Israele e Hamas a Gaza
Secondo Al Jazeera, almeno 66 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore dagli attacchi israeliani sul centro di Gaza.
Nonostante le pressioni degli Stati Uniti, non è stato ancora raggiunto un accordo per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Il direttore della Cia, William Burns, e l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, partecipano da mercoledì a una serie di incontri a Doha e al Cairo con l'obiettivo di far avanzare l'accordo di tregua, secondo The Times of Israel.
Sono arrivati però dei distinguo da entrambe le parti a seguito dell'annuncio del presidente Joe Biden della proposta di tregua mediata dagli Stati Uniti (che hanno concordato con Israele la fornitura di altri 25 caccia F-35 con le consegne che partiranno dal 2028).
Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, leader della destra radicale israeliana insieme con il ministro per la Sicurezza Ben Gvir, ha affermato di essere contrario a un accordo in cui gli ostaggi vengono scambiati con terroristi con "le mani sporche di sangue".
Hamas si dice invece in attesa di una chiara presa di posizione da parte di Israele sul completo ritiro dei suoi militari e di un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza. "Israele vuole solo un accordo in un'unica fase per riavere i suoi ostaggi e poi riprendere la guerra su Gaza", ha detto Osama Hamdan, uno dei portavoce del movimento in una conferenza stampa a Beirut.
A complicare la situazione potrebbero essere le sortite della destra isreliana in occasione del "Giorno di Gerusalemme". Mercoledì quasi 800 nazionalisti sono entrati sotto protezione della polizia israeliana nella Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio per gli ebrei), in vista della “Marcia delle bandiere” prevista per il pomeriggio.