Disastro ecologico sulle coste della Galizia: spiagge invase da milioni di palline di plastica

Volontari raccolgono i pellet da una spiaggia della Galizia
Volontari raccolgono i pellet da una spiaggia della Galizia Diritti d'autore TVE vía EBU
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Di Michela Morsa
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Le associazioni ambientaliste affermano che da metà dicembre sulle coste della Galizia si sono depositati decine di sacchetti contenenti pellet, persi da una nave durante una tempesta al largo del Portogallo. La denuncia: "Il governo non sta facendo nulla"

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Il mondo è tristemente abituato alle maree nere, quei disastri ecologici che si verificano quando per un incidente si riversano in mare grandi quantità di petrolio, inquinando le acque e le coste. Ma da tempo sono sempre più frequenti anche le maree bianche, una delle quali si sta verificando sulle coste nel nord-ovest della Spagna, in Galizia

Dalla metà di dicembre, milioni di piccole sfere di plastica bianca, note come pellet, hanno invaso le spiagge galiziane, allarmando le organizzazioni ambientaliste che chiedono alle autorità di intervenire immediatamente. 

Decine di sacchi di pellet di circa 15 chilogrammi l'uno sono iniziati a comparire lo scorso 13 dicembre nella regione di Rias Baixas, soprattutto nell'estuario di Muros e Noia, ma nelle ultime ore hanno raggiunto anche le spiagge più a nord e più a sud della zona. Molti dei sacchetti si sono aperti, spargendo le piccole sfere sulla sabbia, sulle rocce e nell'acqua. 

"Le coste sono interessate in un raggio di 80 chilometri. Le abbiamo già trovate su circa 20 spiagge", spiega Madison Hourihan, insegnante di surf e inglese a Noia e membro dell'associazione ambientalista locale Noia Limpa, che ha lanciato l'allarme sull'inquinamento da microplastiche nella regione. 

"E continuerà, perché la plastica sta comparendo anche più a sud, sulla costa portoghese. Se si guarda nella sabbia, in un metro quadrato si possono trovare 500 pellet, ognuno delle dimensioni di una lenticchia", dice Hourihan.

Da dove arrivano i pellet

I sacchi, etichettati con il nome dell'azienda chimica polacca Bedeko Europe, provengono da una nave da trasporto che a inizio dicembre ha perso sei container nei pressi di Viana do Castelo, al largo delle coste del Portogallo, probabilmente durante una tempesta. 

Noia Limpfa sottolinea che al primo ritrovamento è stata allertata la Guardia Civil e l'azienda interessata, che si è impegnata a raccogliere i sacchetti che raggiungono la riva. Al momento sulle spiagge della Galizia sono stati contati circa 60 sacchi interi, ma la vera minaccia sono i migliaia di pellet che si sono già mescolati con la sabbia a causa delle maree e delle forti piogge.  

Gli ambientalisti protestano per l'inazione delle autorità

I membri dell'associazione, che aggiornano i dati ogni giorno svolgendo un monitoraggio della costa, chiedono che il trasporto delle microplastiche sia regolamentatoe che vengano creati dei protocolli in caso di fuoriuscita, come già esiste per le fuoriuscite di petrolio greggio. 

Da parte sua, l'ong Adega ha esortato per giorni il governo regionale e il Dipartimento costiero della Galizia, che dipende dal governo centrale, ad attivare urgentemente un piano di emergenza per l'inquinamento marino accidentale.

Gli ambientalisti rimproverano infatti che, nonostante il primo allarme pubblico risalga alla metà di dicembre, "né la Xunta né il Governo stanno facendo nulla per controllare l'impatto di questa fuoriuscita, individuare i punti di contaminazione o procedere alla rimozione delle microplastiche".

Solo questo lunedì la Regione ha dichiarato di aver attivato il Piano di contaminazione marina accidentale e aver messo all'opera sulle spiagge 200 persone, ma si è rifiutata di innalzare l’allerta al livello 2, come ha chiesto invece il governo centrale per poter intervenire. La vicepresidente e assessora all’Ambiente Angeles Vázquez ha affermato che non è necessario, perché i pellet non sono "né tossici né pericolosi".

Alcune corporazioni di pescatori, servizi di protezione civile e associazioni locali, oltre a singoli individui, si stanno recando volontariamente sulle spiagge per ripulirle dai pellet, estremamente difficili da individuare e rimuovere.  

Una minaccia ricorrente per gli ecosistemi

Materia prima per la fabbricazione di prodotti di plastica di uso quotidiano come giocattoli, utensili da cucina e bottiglie di plastica, i pellet sono molto pericolosi per pesci, uccelli e tartarughe marine, che li scambiano per cibo. Più in generale, queste microplastiche inquinano gli ecosistemi, soprattutto perché contengono pericolosi additivi chimici.

Gli ambientalisti affermano che non è la prima volta che queste palline di plastica si arenano a riva e anzi la perdita di questo materiale durante il trasporto, che sia via mare o via terra, "è un tema ricorrente" in tutto il mondo. "Si stima che ogni anno l'industria della plastica e i suoi subappaltatori perdano 160mila tonnellate di pellet solo in Europa", afferma Lucie Padovani della Surfrider foundation

Le ong chiedono che la questione venga regolamentata: ad oggi, infatti, le navi non sono obbligate a dichiarare la perdita del carico e le aziende responsabili non sono tenute ad addossarsi il costo della bonifica, che è carico dei cittadini o delle autorità locali. 

Il Parlamento europeo intende esaminare una proposta per regolamentare il settore dei pellet di plastica ad aprile, ma per il momento non includerebbe il trasporto marittimo.

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