Impossibile dare un'identità alle vittime o fare una stima di quanti sono morti lungo il tragitto. I fiumi sono il principale ostacolo per i migranti che vogliono raggiungere il Nord Europa dalla rotta balcanica. In molti muoiono nel tentativo di attraversarli a nuoto o tra il gelo e le intemperie
La maggior parte dei migranti morti mentre percorrevano la rotta balcanica perde la vita attraversando i fiumi. La Drina, tra Serbia e Bosnia-Erzegovina, è un fiume veloce e mortale.
Vicino alla città di Loznica, sul lato serbo del confine, circondata da una fitta foresta, la Drina è un ostacolo impervio che i migranti devono attraversare per andare verso una vita migliore nel Nord Europa. Molti hanno perso la vita nel tentativo di guadare il fiume.
"Il problema è che non sappiamo chi sia stato sepolto", racconta Milica Švabić, avvocato dell'Ong Clickaktiv, che spiega come "tutte le tombe sono marcate come sconosciute e viene indicato solo l'anno della morte. Quindi molto spesso non sappiamo chi è stato sepolto".
Non si conosce il numero esatto di migranti annegati nella Drina. Così come non si sa nemmeno quanti di loro siano morti e siano deceduti in Serbia, nonché in tutti i Paesi dei Balcani. Le istituzioni non tengono registri ufficiali.
Impossibile fare una stima
Nel cimitero di Loznica spuntano 12 tumuli identici. L'unica fonte di informazioni è il database online 4D, gestito dagli attivisti. Qui si registrano le morti dei migranti sulla rotta balcanica ma è impossibile ottenere una stima precisa. 400 morti sono state registrate dal 2015
"Dormono lì, vanno al negozio la mattina, comprano le sigarette e tornano nel pomeriggio", racconta un agricoltore di Loznica che afferma che i migranti tentano di attraversare il fiume a nuoto.
"Posso immaginare quante persone muoiono e nessuno lo sa", dice Vojin Ivkov, un documentarista che racconta come durante i rigidi inverni è possibile che "quando i migranti camminano e quando attraversano quei fiumi possenti, se uno si addormenta da qualche parte gli proseguono. Rimane lì. Troveremo quei corpi nelle giungle intorno al confine tra dieci anni".