Rapporto Ocse 2023: numeri legati alla migrazione mai così alti

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Di Ilaria Cicinelli
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Nuovo rapporto dell'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. I numeri legati alla migrazione nei Paesi membri non sono mai stati così alti. La migrazione per motivi familiari è il principale motivo di spostamento, le madri migranti sono la categoria che incontra più difficoltà

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I flussi migratori segnano un livello record. La migrazione verso i Paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) raggiunge livelli senza precedenti nel 2022, con oltre 6 milioni di nuovi migranti permanenti, esclusi i rifugiati ucraini. Il 26% in più rispetto al 2021.

Questo è stato determinato dall'aumento della migrazione per motivi umanitari e di quella per motivi di lavoro. Fattori che hanno portato migliaia di persone a spostarsi con le proprie famiglie al seguito. I dati preliminari per il 2023 indicano un ulteriore aumento.

La migrazione familiare è rimasta la principale categoria di ingresso per i nuovi migranti di tipo permanente, rappresentando il 40% di tutto il flusso migratorio, mentre la migrazione per motivi di lavoro rappresenta il 21%. Più di un Paese dell'Ocse su tre ha registrato i livelli più alti degli ultimi 15 anni. Il Canada e il Regno Unito hanno registrato le cifre più alte. Lo stesso vale per il numero di lavoratori stagionali che ha registrato un forte aumento e per il numero di ammissione degli studenti internazionali, che ha sfiorato per la prima volta i 2 milioni.

A questo si aggiunge l'afflusso di rifugiati dall'Ucraina. A giugno 2023, c'erano circa 4,7 milioni di ucraini sfollati nei Paesi Ocse.

Aumentano le domande d'asilo

Le domande di asilo hanno segnato cifre record. Oltre 2 milioni di nuove domande sono state presentate nel 2022, il numero più alto registrato finora, ben al di sopra del precedente record del 2016, quando si raggiunsero i 1,7 milioni. I principali Paesi di provenienza dei richiedenti asilo all'interno dell'Ocse nel 2022 sono stati il Venezuela, con 221mila richieste, Cuba con 180mila, l'Afghanistan con 170mila richieste e il Nicaragua con 165mila nuove domande.

In risposta al numero record di richiedenti asilo diversi paesi Ocse hanno introdotto politiche di asilo e di frontiera più severe e hanno ridotto le quote di reinsediamento.
Gli approcci temporanei alla protezione - senza un percorso diretto per la residenza permanente o a lungo termine - sono sempre più utilizzati per rispondere alle esigenze di protezione. Allo stesso tempo, si registra anche una tendenza a diversificare sempre più le risposte alle richieste di protezione internazionale e di accoglienza umanitaria. Questo ora avviene sempre più attraverso nuovi percorsi complementari come i programmi di sponsorizzazione privata e percorsi di lavoro e istruzione per i rifugiati.

Nel frattempo è cresciuto anche il numero di chi ha ottenuto la cittadinanza nei Paesi Ocse, 2,8 milioni, secondo i dati preliminari.

Migrazioni e mercato del lavoro

Per quanto riguarda il mercato del lavoro i numeri legati alle migrazioni sono ai livelli più alti dall'inizio del millennio. In più della metà dei Paesi Ocse, **il tasso di occupazione dei migranti è il più alto da oltre due decenni.**Tra il 2021 e il 2022, il tasso di occupazione dei migranti è migliorato in tutti i Paesi dell'Ocse, a eccezione della Polonia. In particolare il numero delle donne migranti lavoratrici è aumentato nettamente e ha contribuito a ridurre il divario di genere in diversi Paesi.

L'aumento delle cifre, sia per il flusso migratorio legato a motivi di lavoro sia per il tasso di occupazione degli immigrati residenti è legato al fatto che molti Paesi dell'Ocse stanno sperimentando una carenza di manodopera. Questo ha spinto la gestione della migrazione di persone impiegate nella manodopera in cima all'agenda politica di molti Paesi, come l'Australia e la Germania, che stanno pianificando cambiamenti significativi nei loro quadri di riferimento in materia.

Madri e migranti: la categoria che affronta più difficoltà

Si registra dall'Ucraina una quota enorme di donne richiedenti asilo, altamente istruite e con bambini piccoli. Questo dovrebbe portare a una più ampia considerazione delle esigenze specifiche delle donne e delle madri nelle politiche di integrazione.

Le madri migranti devono affrontare numerose sfide in più rispetto alle migranti senza figli. Secondo il rapporto, molte di loro tendono ad avere figli in età precoce e questo porta a potenziali conseguenze negative per l'inserimento nel mercato del lavoro nei Paesi ospitanti. Questa categoria si trova in una situazione di enorme svantaggio rispetto non solo alle coetanee native con figli ma anche alle donne migranti senza figli al seguito. In media, nell'Ocse, il divario nei tassi di occupazione tra le madri migranti e le native è di 20 punti percentuali.

I dati sottolineano come le madri migranti non scelgono volontariamente l'inattività. Tra loro si riportano anche livelli più elevati di sottoccupazione. Inoltre le donne che emigrano per motivi familiari spesso non beneficiano di programmi di integrazione strutturati, come quelli disponibili per i migranti umanitari, né di un'offerta di lavoro come per chi migra a tal proposito. 

In questo contesto, un numero crescente di Paesi dell'Ocse ammette programmi di congedo parentale nei programmi di integrazione o hanno investito in programmi rivolti a coloro che sono rimasti inattivi per un lungo periodo.

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