È guerra aperta tra gli agricoltori bulgari e il governo, 'reo' di aver votato a favore dello stop alle restrizioni sull'importazione di grano ucraino. Per i coltivatori locali, il grano e le derrate alimentari provenienti dall'Ucraina metterebbero in crisi i produttori locali
Dopo la revoca da parte della Commissione europea delle restrizioni sulle importazioni di grano, mais, semi di colza e semi di girasole dall'Ucraina, verso i territori di Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania, monta la rivolta.
È la Bulgaria, dopo che giovedì scorso il parlamento di Sofia aveva revocato il divieto di importazione di grano ucraino nel Paese, a fare da capofila delle proteste con 46 blocchi stradali e centinaia di trattori e macchine agricole piazzati strategicamente ad intralciare il traffico sulle principali arterie stradali. A cercare di salvare l'agricoltura bulgara dalla concorrenza ucraina sono i produttori di cereali e semi di girasole, supportati dagli allevatori di bestiame, gli apicoltori e i produttori di frutta e verdura che chiedono di prorogare il divieto di importazione e istituire un nuovo veto sulle importazioni di ortaggi, frutta e generi alimentari.
La Polonia, dal canto, suo ha deciso di prolungare comunque lo stop al grano ucraino.
Lo scontro con il governo
La rabbia degli agricoltori è scoppiata dopo che il premier Nikolay Denkov ha definito i produttori di grano "dei terroristi" con i quali non avrebbe trattato. Le parole di Denkov hanno suscitato indignazione tra i leader dell'opposizione in parlamento che hanno chiesto dimissioni immediate.
La richiesta principale delle 25 organizzazioni agricole scese in piazza è quella di prorogare il divieto di importazione.
Nelle prossime ore le proteste dovrebbero trasferirsi davanti alla sede del Consiglio dei ministri nel centro della capitale Sofia. E' partito anche un tam tam sui social che invitano i manifestanti a presentarsi con una maglietta bianca con la scritta provocatoria 'Io sono un terrorista'.
Le misure restrittive
Le misure restrittive per le esportazioni di grano, mais, semi di colza e semi di girasole dall'Ucraina sui territori di Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania erano scattate la scorsa primavera e sono rimaste invigore fino al 15 settembre. I produttori locali ora lamentano una concorrenza delle derrate provenienti dall'Ucraina, che vengono prodotte a costi inferiori .