Uguaglianza di genere nello sport: c'è ancora molto da fare per le atlete

La gioia di Lindsay Horan, in gol in Usa-Olanda 1-1. (Wellington, 27.6.2023)
La gioia di Lindsay Horan, in gol in Usa-Olanda 1-1. (Wellington, 27.6.2023) Diritti d'autore AP
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Di Ilaria Federico, Mario Bowden, Stéphane Hamalian - Edizione video: Cristiano Tassinari
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in francese

Nonostante i progressi compiuti nello sport femminile, molte "partite" sono ancora da giocare e da vincere. Soprattutto in termini di parità di retribuzione, visibilità e condizioni di allenamento

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Con l'inizio della Coppa del Mondo di calcio, la scorsa settimana in Australia e Nuova Zelanda, il calcio femminile ha guadagnato una notevole attenzione, soprattutto in Europa.
Nonostante i progressi compiuti nello sport femminile, restano ancora molte "partite" da vincere, soprattutto in termini di parità di retribuzione, visibilità e condizioni di allenamento.

"La Commissione europea sta monitorando attentamente la situazione", spiega Ligia Nobrega, analista senior dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE).

Nel 2018, l'istituto è stato incaricato dal Consiglio d'Europa di raccogliere dati sull'uguaglianza di genere e sullo sport negli Stati membri dell'Ue e di verificare se i Paesi stanno applicando la politica delle quote stabilita nel 2022.

Secondo questa politica, entro la metà del 2026, almeno il 40% dei posti non esecutivi nei consigli di amministrazione dovrà essere occupato da donne, così come almeno il 33% dei posti esecutivi e non esecutivi.
Ciò significa presidenti, vicepresidenti, membri e dirigenti delle Confederazioni sportive europee di sesso femminile.
"Abbiamo cercato di seguire e monitorare questa iniziativa e abbiamo riscontrato che i Paesi che hanno implementato le quote stanno raggiungendo una rappresentanza più equilibrata dei sessi più rapidamente di quelli che non l'hanno fatto(...)".

E i Paesi che hanno ottenuto i migliori risultati sono Finlandia, Svezia e Regno Unito", spiega Ligia Nobrega.
"Ma siamo ancora lontani dall'avere il 40% di donne rappresentate in queste organizzazioni", aggiunge.

Parità di retribuzione, una partita ancora da vincere

Nonostante i notevoli progressi, la parità di retribuzione rimane uno dei problemi più evidenti nello sport femminile.
A differenza della squadra di calcio degli Stati Uniti- che, grazie alla sua lotta per la parità, è riuscita a ottenere un contratto collettivo che garantisce la parità di retribuzione per i giocatori uomini e donne della squadra nazionale - molte Federazioni internazionali continuano a non offrire una retribuzione equa alle loro atlete.

Sebbene siano stati apportati alcuni miglioramenti, gli stipendi delle donne sono ancora significativamente inferiori a quelli dei loro colleghi maschi.

"Abbiamo enormi disuguaglianze retributive. Se solo vi dico, ad esempio, che lo stipendio medio di una giocatrice della WNBA è 110 volte inferiore a quello di un collega maschio dell'NBA, questo vi dà un'idea delle disuguaglianze esistenti", commenta Julian Jappert, direttore del think tank "Sport et Citoyenneté".

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"Ci sono enormi differenze retributive".Euronews

Con una decisione che punta a colmare il divario retributivo, la FIFA ha annunciato un aumento del 300% dei bonus per la Coppa del Mondo femminile del 2023, portando il totale a 135 milioni di euro.
Sebbene si tratti di un passo in avanti, esiste ancora un divario significativo tra i bonus assegnati agli uomini e alle donne nei tornei più importanti. Infatti, in occasione dell'ultima Coppa del Mondo maschile 2022, la FIFA ha stanziato circa 400 milioni di euro in bonus alle Federazioni delle squadre partecipanti.

Secondo un recente rapporto della FIFPRO (la Federazione Internazionale delle Associazioni delle calciatrici professioniste) sulle condizioni delle giocatrici della Coppa del Mondosolo il 40% si considerava una calciatrice professionista.
Il 35% ha dichiarato di essere una dilettante, il 16% una semi-professionista e il 9% non era sicura del proprio status.

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"Ci sono giocatori che hanno dovuto prendere le ferie per fare i Mondiali"...Euronews

"Tra le 362 giocatrici che abbiamo intervistato, provenienti da sei continenti del mondo e che hanno preso parte alle qualificazioni per la Coppa del Mondo 2023, sono emerse enormi disparità di stipendio", spiega Alex Culvin, responsabile della strategia e della ricerca sul calcio femminile della FIFPRO.
"Il 29% delle giocatrici non ha ricevuto alcuno stipendio per questa competizione.
Ciò significa che il 66% di loro ha dovuto prendere un congedo non retribuito - o una vacanza delle altre attività professionali - per partecipare alle qualificazioni per la Coppa del Mondo", continua.

"Ci sono giocatrici che, per giocare il Mondiale, hanno dovuto prendere le ferie o un congedo non pagato".
Alex Culvin
Responsabile della strategia e della ricerca sul calcio femminile FIFPRO.
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Rapport de FIFPRO sur les conditions de qualifications des joueuses de la Coupe du Monde féminine 2023.Euronews

A queste cifre fa eco l'ex giocatrice della nazionale francese Mélissa Plaza, oggi psicologa dello sport e autrice di libri "al femminile":
"Per tutte le squadre che giocano in prima Divisione, parliamo di uno stipendio medio mensile compreso tra 1.300 euro lordi e 1.600 euro lordi.(...) Quando si è ben al di sotto dei 1.300 euro lordi al mese, questo significa una cosa: significa che non si è professionisti, che non si è pagati esclusivamente per giocare a calcio e che si deve necessariamente avere un altro lavoro", spiega.

Gli allenamenti per le donne: un campo pieno di ostacoli

Secondo Mélissa Plaza, anche le condizioni di allenamento delle calciatrici sono problematiche e inadeguate rispetto alla preparazione dei loro colleghi maschi:

"Spesso raccogliamo le briciole lasciate dai ragazzi. Tutto l'equipaggiamento che viene lasciato dai maschi e che è troppo grande o troppo piccolo, per esempio, è quello che noi recuperiamo. Pensate che ho delle amiche che giocavano nell'FC Nantes non molto tempo fa e raccoglievano i calzini taglia 43 lasciati dai ragazzi. E, ovviamente, una taglia 43, quando hai una 38, non ha molto senso. Ma altrimenti erano costrette a comprarsi loro stesse i calzettoni della loro taglia".

E aggiunge: "Quando sei una calciatrice  e giochi in prima Divisione, puoi trovarti regolarmente in situazioni in cui è libera solo l'ultima fascia oraria lasciata libera dai ragazzi per l'allenamento, cioè quella delle 20.00-22.00...".

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"Spesso è meglio trovarsi un altro lavoro"...Euronews

Questi ostacoli sono confermati dai dati raccolti dalla FIFPRO: 
"Abbiamo ricevuto segnalazioni da parte di giocatrici insoddisfatte che ritengono che ogni Confederazione debba apportare miglioramenti significativi alle infrastrutture, ai campi di allenamento, agli alloggi, ai trasporti durante gli spostamenti, nonché agli indumenti di gioco e alle calzature", spiega Alex Culvin.
"Quello che ci dicono i dati, e quello che sentiamo ripetere dalle giocatrici, è che non sono trattate o valorizzate come dovrebbero, né dal loro club né dalla loro Federazione, e che spesso hanno un accesso insufficiente e casuale alle infrastrutture e alle strutture".

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Rapport de FIFPRO sur les conditions de qualifications des joueuses de la Coupe du Monde féminine 2023Euronews

Dal campo agli schermi: alla ricerca di visibilità

I media giocano un ruolo fondamentale nell'aumentare queste disuguaglianze, dando spesso una copertura insufficiente agli eventi sportivi femminili rispetto agli eventi maschili.

Una maggiore visibilità dello sport femminile ha il potenziale per ispirare le future generazioni a praticarlo.
La maggiore affluenza alle partite della Women's Super League (WSL) inglese, con club come l'Arsenal Women che superano le presenze delle squadre maschili, testimonia il crescente interesse e impegno dei tifosi. Questa visibilità gioca un ruolo essenziale nella popolarità di questi sport.

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Come conferma Julian Jappert: "Ci sono enormi disparità tra la trasmissione dello sport femminile e di quello maschile, anche se gli studi dimostrano che i telespettatori e le telespettatrici sono interessati e che quando i canali finalmente trasmettono gli eventi sportivi femminili e si assumono questo rischio finanziario, e anche in termini di ascolti, ottengono ottimi risultati".

Ma la popolarità di uno sport si costruisce fin dall'infanzia, secondo Cécile Locatelli, ex giocatrice di calcio e ora allenatrice:
"I club devono fare lo sforzo di mettere persone competenti al posto giusto per essere in grado di motivare e portare avanti le ragazze nello sport".

Stefan Bergh, presidente della Ong ENGSO, che rappresenta i giovani europei per promuovere linee guida per lo sport dei bambini e dei giovani, è ottimista:
"Quello che ho notato negli ultimi quattro o cinque anni è che ci sono aspettative più alte e più forti anche a livello locale, da parte di ogni individuo che pratica sport", spiega Bergh.
"Non vediamo solo le donne, ma anche molti giovani uomini esprimersi sulle questioni di genere in un modo che non si vedeva dieci anni fa".

Secondo il presidente di ENGSO, coloro che occupano posizioni di autorità dovrebbero sensibilizzare la società sulle questioni di genere:
"Le persone che occupano posizioni di leadership come me, in qualità di presidente di ENGSO e anche di Segretario generale della Confederazione svedese dello sport, devono dare l'esempio in termini di raggiungimento della parità di genere, ma anche in termini di garanzia che i finanziamenti siano uguali tra uomini e donne".

Sempre più sessismo

Il sessismo nello sport femminile è un problema persistente che ostacola il progresso e la parità delle atlete.
Nonostante alcuni progressi nel riconoscimento e nella visibilità degli sport femminili, i pregiudizi e gli stereotipi di genere continuano ad avere un'influenza negativa sulla percezione delle donne nello sport.
Continuano ad esserci commenti sessisti e critiche ingiustificate alle prestazioni delle atlete, che contribuiscono a svalutare i loro risultati e talenti.

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Alessandra Tarantino/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Tifosi giapponesi ai Mondiali di calcio femminili.Alessandra Tarantino/Copyright 2023 The AP. All rights reserved

Un vergognoso esempio italiano

Durante la trasmissione di una gara di tuffi femminili ai Campionati mondiali di nuoto in corso a Fukuoka, in Giappone, due commentatori sportivi italiani, Lorenzo Leonarduzzi e Massimiliano Mazzucchi, hanno fatto commenti degradanti e inappropriati sull'aspetto fisico delle tuffatrici, in diretta sull'emittente pubblica nazionale RAI. 

"Le olandesi sono grasse, come il nostro Vittorioso", "Sono grandi, vero", "Ma a letto sono tutte uguali","Questa si chiama Harper, è un'arpista, come si suona l'arpa? Latocchi?", "La pizzichi ?".
Questi commenti vergognosi hanno scatenato un'ondata di indignazione tra i telespettatori italiani e hanno portato alla sospensione dei due giornalisti.

"Quasi mi venne da piangere"

Mélissa Plaza racconta come anche lei sia stata testimone di episodi di violenza sessista all'interno della sua squadra:
"Sono stata testimone della misoginia imperante in questo ambiente. Vincevamo "solo" 3-0 all'intervallo. II tizio che ci allenava eraè estremamente scontento del risultato e finì per minacciarci chiaramente di stupro. Ci disse: 'Volete fare le troie con me? Vi scoperò tutte una per una. Disse proprio così. Quasi mi venne da piangere'".

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