Partygate, approvata la condanna per l'ex premier Boris Johnson

L'ex premier Boris Johnson
L'ex premier Boris Johnson Diritti d'autore Justin Tallis/AP
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Di Debora Gandini
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Un via libera senza sorprese quello della Camera dei Comuni britannica

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E’ stato un via libera senza sorprese quello della Camera dei Comuni britannica. Alla fine è stato approvato il rapporto di condanna contro Boris Johnson redatto dalla commissione bipartisan di Westminster sul Partygate.

Bojo, già estromesso dalla carica di Primo ministro, si è dimesso anche dalla carica di deputato, per aver mentito al Parlamento sulle feste organizzate a Downing Street in sospetta violazione delle restrizioni anti-Covid allora in vigore.

Bojo alla fine è stato ritenuto colpevole, secondo il rapporto del Privileges Committee passato in un'aula semivuota con il sostegno di tutti i partiti di opposizione, molti esponenti della maggioranza compreso l’attuale premier Rishi Sunak e parte dei Conservatori.

Johnson, è scritto nel rapporto, ha mentito “deliberatamente e ripetutamente” all'aula. Ora si propone una sospensione di 90 giorni dell'ex premier dai lavori parlamentari, misura però destinata a restare sulla carta, in quanto Johnson si è già dimesso da deputato.

Nel rapporto si è proposto anche di negargli per il futuro, a titolo punitivo, l'accesso a Westminster e il lasciapassare che di norma si concede a ciascun parlamentare.

Reazione piccata di Johnson

Johnson, 58 anni, aveva risposto a brevissimo giro di posta e ha denunciato una evidente volontà di “omicidio politico”. In precedenza aveva parlato di caccia alle streghe attaccando anche il suo successore Rishi Sunak.

"La commissione non ha trovato la minima evidenza" ha scritto Jonson in un lungo comunicato riaffermando, come già fatto a sua discolpa "di credere di non fare niente di male".

Ha denunciato "le menzogne e le conclusioni insane della commissione".

Il giorno più buio

"È un giorno buio per i deputati e la democrazia. Questa decisione vuol dire che nessun deputato è al riparo da una vendetta o da un'espulsione sulla base di accuse inventate da una minoranza".

La commissione doveva valutare se Boris Johnson avesse mentito al Parlamento affermando che tutte le restrizioni sanitarie durante il lockdown erano state rispettate a Downing Street. Per lo stesso affaire, Boris Johnson era stato multato da Scotland Yard ( questo fatto è stata la goccia che l'ha spinto alle dimissioni da premier l'anno scorso).

Dal momento che si è dimesso anche come deputato non rischia più niente, la commissione interparlamentare chiedeva la sospensione di Johnson per almeno 3 mesi.

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