Il nuovo ruolo politico e strategico dei Paesi centro-orientali per la sicurezza europea

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Di Sergio Cantone
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Il giornalista di Euronewes Sergio Cantone ha moderato un dibattito sul tema a cui hanno partecipato Miroslav Wlachovsky, ministro degli Esteri della Slovacchia, Zbigniew Rau, ministro degli Esteri della Polonia, e Kirstie Kaljulaid, premier dell'Estonia dal 2016 al 2021

Alla conferenza sulla sicurezza globale (Globsec) di Bratislava si è parlato del nuovo ruolo politico e strategico dei Paesi dell'Europa centro-orientale all'interno dell'Unione europea. Il giornalista di Euronewes Sergio Cantone ha moderato un dibattito sul tema a cui hanno partecipato Miroslav Wlachovsky, ministro degli Esteri della Slovacchia, Zbigniew Rau, ministro degli Esteri della Polonia, e Kirstie Kaljulaid, premier dell'Estonia dal 2016 al 2021.

Al centro del dibattito, ovviamente, la guerra in Ucraina e la possibilità che si arrivi presto a un cessate il fuoco. "L'ho già detto più volte e lo ripeto: il modo più semplice per raggiungere la pace in Ucraina è che la Russia ritiri le sue forze - ha detto Wlachovsky -. Penso che ciò di cui abbiamo bisogno qui, non è solo la pace, ma una pace che riconosca l'aggressore, punisca l'aggressore e aiuti in qualche modo la vittima. È a questo che dovremmo puntare. È così che dovrebbero funzionare il diritto internazionale e le relazioni internazionali".

"Francamente, tutti i colloqui che puntano ad accontentarsi di un cessate il fuoco ora, per poi negoziare qualcosa di nuovo in seguito, non funzionerebbero - ha detto Kaljulaid -. Immaginiamo di aver fatto lo stesso quando è iniziata l'aggressione. Cosa è stato fatto a Tbilisi una o due settimane dopo l'inizio del conflitto? Dove sarebbero esattamente i russi? A 20 chilometri da Kiev. Mi dispiace, ma prima gli ucraini devono liberare il loro territorio. Poi possiamo parlare.

"Siamo tutti per la pace. Siamo tutti per il cessate il fuoco - ha detto Rau -. È un'idea condivisa, dal Brasile all'India, dalla Francia all'Estonia alla Slovacchia e alla Polonia. Il punto è: che tipo di pace vi aspettate? La pace desiderata è una pace giusta, che ci permetta di ripristinare l'indipendenza nazionale dell'Ucraina, la sovranità dello Stato, l'integrità territoriale, quindi la ricostruzione dell'Ucraina a spese della Russia, soprattutto perché la Russia è colpevole della distruzione dell'Ucraina, e poi di consegnare alla giustizia tutti coloro che sono colpevoli di questa aggressione. Se ci si aspetta una pace giusta e duratura, bisogna fare in modo che la Russia non sia in grado di tornare alle sue pratiche imperiali in politica estera".

La spesa militare è un altro dei temi di cui si è parlato di più negli ultimi anni. In Polonia è in crescita: il Paese sta giocando un ruolo politico rilevante nel quadro della sicurezza europea. "Certamente crediamo, come alleati della Nato, che il livello di spesa militare nell'alleanza debba essere pari al 2% del Pil - ha detto Rau -. Ma dovrebbe essere il minimo, piuttosto che il tetto massimo. Questo è il motivo per cui riteniamo corretto spendere in questo momento un po' più del 4% del nostro Pil nell'anno in corso. In ogni caso, una percentuale superiore quando al 3%. Questo perché credo che la nozione stessa di alleanza efficace sia quella di considerare noi stessi non solo come destinatari di sicurezza, ma anche come fornitori di sicurezza. È per questa ragione che abbiamo deciso di spendere così tanto: la filosofia alla base è che noi vi aiuteremo. Per farlo però dobbiamo essere in grado, prima di tutto, di aiutare noi stessi, di difenderci per primi e poi di difendere anche gli altri, i nostri vicini".

Potete guardare la versione integrale del dibattito moderato da Sergio Cantone nel player in alto.

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