Onu, l'Assemblea generale chiede il ritiro "immediato" delle truppe russe dall'Ucraina

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L'Assemblea generale delle Nazioni unite chiede il ritiro immediato delle truppe russe dall'Ucraina orientale. Ecco i punti della risoluzione

L'Assemblea generale dell'Onu ha votato la risoluzione in cui si sottolinea "la necessità di raggiungere, il prima possibile, una pace completa, giusta e duratura in l'Ucraina, in linea con la Carta delle Nazioni unite".

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Il voto di giovedì al Palazzo di vetro è stato  un voto storico. Capitanato dall'Europa, che ha chiesto una condanna ferma dell'invasione russa.

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Il testo "ribadisce l'impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti" e chiede "la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe".

I punti principali della risoluzione

Quattro i punti: "La necessità di una pace completa, giusta e duratura in linea con la Carta delle Nazioni unite"; l'impegno per la "sovranità, l'indipendenza, l'unità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti"; "la cessazione delle ostilità e il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe dal territorio ucraino". Infine "la necessità di garantire la responsabilità per i crimini più gravi commessi sul territorio dell'Ucraina ai sensi del diritto internazionale". 

La mozione non è vincolante ma ha un alto valore politico e simbolico, anche perché l'Assemblea generale è diventata l'organo più importante dell'Onu che si occupa dell'Ucraina, visto che il potere di veto di Mosca continua a paralizzare il Consiglio di sicurezza, che torna a riunirsi oggi.

Il conteggio dei voti

Il voto dei 193 Paesi delle Nazioni unite arriva alla vigilia del primo anniversario dell'invasione russa in Ucraina, ma anche della presentazione del misterioso piano di pace cinese e dei colloqui informali "nella massima discrezione" in corso in Svizzera per mettere fine alla guerra, come ha rivelato il ministro degli Esteri elvetico Ignazio Cassis, avvisando però che una soluzione imminente è molto difficile, "a meno di un miracolo". 

La risoluzione ha ricevuto 141 voti a favore, 7 contrari e 32 astenuti, compresi quelli di Cina e India. Sono sette i Paesi che hanno votato contro. Oltre alla Russia i no sono arrivati da Siria, Bielorussia, Eritrea,  Corea del Nord, Nicaragua e, per la prima volta, Mali.

Cina e India sono tra i 32 Paesi che si sono astenuti. Tra questi ultimi ci sono anche Cuba, Pakistan, Angola, Etiopia, Algeria, Sudafrica, Zimbabwe. 

Fino all'ultimo momento c'è stata l'incognita e la paura di un voto contrario dell'India, che invece poi ha deciso di astenersi, come aveva sempre fatto; tra le note positive il sì del Brasile di Lula, mentre il Mali si è schierato stavolta con Mosca bocciando il testo assieme a Siria, Bielorussia, Eritrea, Nicaragua e Corea del Nord.

"Siamo soddisfatti - ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dimytro Kuleba - il messaggio è chiaro, non importa cosa la Russia intenda fare per sovvertire l'ordine mondiale e la coalizione che sostiene l'Ucraina e la sua integrità territoriale. Fallirà sempre e comunque".

Per l'Europa è una vittoria. Soddisfatto l'Alto rappresentante per la Politica estera europea Josep Borell, che però deve gestire anche il fronte interno, tra  le altre cose il veto ungherese che al momento blocca un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. 

In attesa degli incontri dei prossimi giorni per sbrogliare la matassa europea, gli americani hanno annunciato un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca e di aiuti a favore i Kiev. 

I timori per il voto dell'India

 Un no di New Delhi - che compra energia e armi dalla Russia - sarebbe stato un grosso vulnus, considerando il lungo corteggiamento Usa e che il gigante asiatico ospiterà il prossimo G20. Ma dopo due giorni di dibattito e di scontri anche aspri, alla fine sono state rispettate le previsioni dei 75 Paesi co-sponsor della risoluzione - tra cui l'Italia rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani - che prevedevano di incassare circa 140 sì, avvicinandosi all'esito delle tre precedenti mozioni più generiche di condanna della Russia (143 il record lo scorso ottobre). Ai no si sarebbe aggiunto anche il Venezuela, che non ha votato perchè non in regola con le quote Onu, così come il Libano, che invece era schierato per il sì. 

Il ruolo di Pechino

Pechino, che ha chiesto all'Europa di essere più costruttiva nella promozione dei colloqui di pace, è stata chiara al Palazzo di Vetro: "L'integrità territoriale deve essere rispettata, come pure i principi della Carta Onu. La priorità fondamentale però è facilitare il cessate il fuoco e la cessazione delle ostilità immediatamente", ha detto il vice ambasciatore cinese Dai Bing, ribadendo che "dialogo e negoziati sono l'unica via per risolvere la crisi".

Kiev vuole vedere le carte di Pechino ma è scettica sulla proposta di pace cinese, temendo che "punti ad un congelamento della situazione attuale", come ha spiegato l'ambasciatore d'Italia in Ucraina Pier Francesco Zazo in un forum Ansa.

restano scettici anche gli Stati Uniti che minacciano di rivelare informazioni di intelligence che dimostrerebbero come Pechino stia considerando l'invio di armi alla Russia.

Dopo la crisi dei palloni-spia, Joe Biden rischia di smarrire il dialogo con Xi Jinping nel tentativo di staccarlo da VladimirPutin. E di dover fare i conti anche con un fronte europeo compatto finora nel sostenere Kiev ma diviso sul possibile esito del conflitto, con il blocco dell'est che vuole la capitolazione del Cremlino ed altri Paesi come la Francia e la Germania convinti, come gli Usa, che sia irrealistica una riconquista totale dei territori ucraini, a partire dalla Crimea.

Intanto Parigi ha reso omaggio al coraggio del popolo ucraino, la Torre Eiffel si è illuminata nella notte di blu e giallo, i colori della bandiera ucraina.

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