Le reazioni degli europarlamentari alla sortita di Berlusconi su Putin. Problemi in seno al PPE
La corrispondenza è d'amorosi etilismi: nel 2015 fu una bottiglia di Jerez de la Frontera vecchia di 240 anni, stappata da Putin e Berlusconi, in una cantina della Crimea fresca d'annessione a fare scandalo.
Dal vino spagnolo alla vodka, scambiata in occasione dell'ultimo compleanno di Berlusconi, il passo non è breve: sono trascorsi 7 anni e Putin da 8 mesi mette a ferro e fuoco l'Ucraina.
"Berlusconi restituisca la vodka"
"Non mi piace molto - commenta Andrzej Halicki, capo delegazione polacco al Partito popolare europeo - Vorrei piuttosto consigliare al presidente Berlusconi di rimandare indietro la vodka. Prima di tutto, non è il momento di avere contatti con Putin quando si è di fronte ad atti terroristici. Ieri abbiamo parlato della Russia come di uno Stato terrorista. Putin non è un amico, ma un criminale di guerra".
Ma "l'ultimo dei mohicani'', come il presidente russo amava chiamare Berlusconi, affezionato frequentatore della sua dacia a Sochi in tempi meno sospetti, non molla dunque gli amici di un tempo, creando più di un imbarazzo al Partito popolare europeo: alla vodka inviatagli da Putin per il suo compleanno risponde con un carico di lambrusco e uno scambio epistolare ''dolcissimo'', come lui stesso lo definisce, salvo poi smentire in parte la notizia.
"Che vuol fare il PPE?"
Pedro Marques, eurodeputato portoghese dei Socialisti e democratici, pone una questione: "Purtroppo, questo era già Berlusconi prima delle elezioni. Diceva anche che Putin stava solo cercando di mettere delle brave persone al governo dell'Ucraina. Quindi, la cosa continua. È una scelta che il PPE deve fare. Queste forze, questo governo in Italia con questi post-fascisti: il PPE vuole essere in coalizione con questo tipo di persone?".
La famiglia popolare europea si interroga, dunque, mentre la coalizione di centrodestra in Italia minimizza il caso politico.