Decine di migliaia di manifestanti pro-Europa hanno protestato davanti al Parlamento di Tbilisi, contestando il primo ministro Garibachvili, accusato di non voler entrare veramente nell'Unione europea. La folla ha chiesto le dimissioni del governo entro il 3 luglio
Dopo il fallimento europeo, trema il governo georgiano del primo ministro Irakli Garibachvili (40 anni).
Decine di migliaia di persone si sono riunite nuovamente, venerdì, davanti al Parlamento di Tbilisi, la capitale della Georgia, per una manifestazione pro-Europa, proprio il giorno dopo che il Consiglio europeo ha detto "No" alla candidatura europea della Georgia, alla quale resta una generica "prospettiva europea".
Dopo aver concesso lo status di candidati all'Ue all'Ucraina e alla Moldavia, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dichiarato che la Georgia otterrà lo stesso status di candidata una volta affrontate e risolte le "priorità in sospeso".
I manifestanti di Tbilisi danno la colpa del "No" europeo al premier Garibachvili, di cui la folla ha chiesto le dimissioni entro il 3 luglio. Altrimenti le proteste riprenderanno a oltranza.
Uno dei leader della protesta, lo scrittore e attivista Lasha Bugadze:
"Qui ci siamo noi, i cittadini che lottano per il futuro europeo della Georgia, per l'Unione europea, per la sopravvivenza della Georgia all'interno dell'Unione europea... Un percorso di crescita per la nostra Nazione, che è ostacolato dall'oligarchia e soprattutto dall'oligarca Bidzina Ivanishvili".
Sanzionato dall'Unione europea per i suoi rapporti d'affati con la Russia, Bidzina Ivanishvili (66 anni) è anche impegnato politicamente in Georgia, con il proprio partito politico "Sogno Georgiano", attualmente al potere (vi appartiene il primo ministro Garibachvili).
Il "Movimento della Vergogna", guidato dal leader delle proteste Shota Digmelashvili, chiede ora un governo di coesione sociale per soddisfare le richieste dell'Unione europea, prima che la domanda di adesione della Georgia possa essere riesaminata.
Euronews: Analysis
➡️ Una riflessione sui motivi del "No" dell'Unione europea allo status di Paese candidato per la Georgia.
L'anno decisivo potrebbe essere il 2023.