Effetto Ucraina, la Danimarca vota per la Difesa comune europea

In Danimarca due exit poll sostengono che circa i due terzi degli elettori, andati alle urne per il referendum sulla difesa comune dell'Unione europea, hanno votato per l'abbandono della trentennale clausola derogatoria opt-out, che ha consentito a Copenhagen di astenersi dal partecipare alla politica comune su sicurezza e difesa.
L'emittente TV2 ha detto che il 66,6% ha votato a favore della fine dell'opt-out e il 33,4% contro.
Secondo l'emittente pubblica DR, il 69% ha votato sì contro il 30,9% dei no.
I sondaggi sono stati pubblicati subito dopo la fine delle votazioni.
Circa 4,2 milioni di elettori danesi sono stati chiamati al voto.
Dopo l'invasione russa in Ucraina, legami più stretti
Il referendum segue le storiche richieste di Svezia e Finlandia di aderire alla Nato.
Si tratta dunque dell'ultimo esempio di Paese del nord Europa che cerca più stretti legami di difesa con gli alleati in risposta all'invasione russa dell'Ucraina.
L'effetto principale dell'abbandono dell'opt-out sarà che i funzionari danesi potranno essere presenti quando i colleghi dell'Ue discuteranno argomenti relativi alla difesa, e le forze danesi potranno prendere parte alle operazioni militari dell'Ue.
Sarebbe la prima volta che uno dei quattro opt-out danesi, operativi dal Trattato di Maastricht dell'Unione europea, viene rigettato dagli elettori danesi.
"Credo che la gente abbia votato 'sì' a causa della guerra in Ucraina. I fautori del sì hanno approfittato della guerra in Ucraina per far credere ai danesi che è importante restare uniti", ha detto Morten Messerschmidt, il leader dell'opposizione del Partito popolare danese e uno dei principali oppositori della rimozione dell'opt-out per la difesa.
Le deroghe danesi
La Danimarca, uno dei membri fondatori della Nato, è rimasta ai margini degli sforzi dell'Ue per costruire una politica di sicurezza e di difesa comune, in parallelo con l'alleanza militare transatlantica.
Per decenni l'Europa è stata una fonte di contesa in Danimarca. Nel 1992 gli elettori hanno ritardato i programmi per trasformare la costruzione europea in un'unione, rifiutando il trattato di Maastricht e l'ipotesi di limitare la sovranità delle singole nazioni in funzione di un disegno comune.
Nel corso di un vertice dell'Ue, che si è tenuto a Edimburgo, in Scozia, nello stesso anno, i leader europei hanno permesso ai danesi di rimanere fuori dalle politiche di cittadinanza comune dell'Ue, di giustizia, affari interni e unione monetaria.
La questione della cittadinanza, che affermava che la cittadinanza europea non avrebbe sostituito quella nazionale, è diventata irrilevante in quanto altri Stati membri hanno successivamente adottato la stessa posizione.
Ma le altre disposizioni rimangono intatte, nonostante gli sforzi del governo successivo per rovesciarle.
In un referendum del 2000, gli elettori danesi hanno deciso di rimanere al di fuori dell'euro e 15 anni dopo hanno votato per mantenere l'esenzione sulla giustizia e gli affari interni.
Dopo oltre tre decenni, la Danimarca volta pagina.