Serbia, sulle elezioni pesano guerra e legami con Mosca. Nel mezzo le relazioni con l'Ue

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Di Debora Gandini
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Sanzioni, conflitto in Ucraina, e legami con Mosca. Questioni che pesano sulle elezioni presidenziali e politiche del 3 aprile. Nel mezzo le relazioni con l’Unione europea

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Uno legame che ora divide la Serbia. Tra Belgrado e Mosca le relazioni restano solide e amichevoli. Tra le preoccupazioni dell’Unione europea e di Kiev, il Paese si trova in una posizione scomoda e complita riguardo al conflitto in corso. La guerra pesa sulle elezioni del 3 aprile quando si vota per le presidenziali, politiche e per le amministrative in alcuni comuni del paese.  

Le sanzioni sono diventate uno dei temi cruciali della campagna elettorale in Serbia, tra condizioni di disparità tra i concorrenti dettate dal governo del presidente serbo Aleksandar Vučić.

Ivica Dačić, Presidente del Parlamento e leader del Partito Socialista, ha condannato qualsiasi violazione dell'integrità territoriale e della sovranità di qualsiasi stato. “E’ tuttavia un atteggiamento ipocrita, ha proseguito, che quelle nazioni che hanno bombardato la Serbia durante la guerra in Kosovo riconoscendolo poi come stato indipendente, infrangendo l'integrità territoriale serba, ora ci dicano che dobbiamo approvare le sanzioni contro la Russia. Ritirate il riconoscimento del Kosovo e se ne riparla."

Parole condivise a metà dalla coalizione di opposizione " Insieme possiamo fare tutto" secondo la quale il Paese che dovrebbe premere per entrare nell'Unione europea deve condannare fermamente l'aggressione russa.

“Ogni paese europeo si prende cura dei propri bisogni e interessi, ha dichiarato Biljana Stojković, candidata alla presidenza. Quando si parla di sanzioni contro la Russia, tutti scelgono quale misure imporre in base ai propri interessi. Noi dovremmo dare un forte contributo per porre fine alla crisi umanitaria in Ucraina e condannare la guerra. Ma per quanto riguarda le sanzioni, dovremmo occuparci dei nostri interessi, proprio come gli altri paesi europei.”

Una delicatissima situazione interna

Più diretta la posizione della coalizione nazionalista guidata dal partito Dveri. “Crediamo che la Serbia non abbia terreno per cooperare con gli stati NATO e imporre sanzioni contro la Russia, ha sottolineato il leader del partito, Boško Obradović. Certo siamo dispiaciuti e preoccupati perché c’è un conflitto su larga scala tra due nazioni cristiano ortodosse. Quindi tutti ci auguriamo che la guerra finisca presto. Non vediamo tuttavia la necessità di adeguare le nostre politiche con quelle dell’Europa, visto che è evidente che la Serbia non è la benvenuta nell’Unione e il processo di allargamento sembra essere chiuso. Dovremmo pensare solo ai nostri interessi nazionali, non agli interessi della NATO.”

L’attuale presidente Vučić, anche se non lo hai dichiarato pubblicamente, in qualche modo guarda ai successi militari di Vladimir Putin, pur continuando a rassicurare i cittadini serbi sul fatto che il paese dispone di quantità sufficienti di ogni tipo di merce, dal riso e dal grano ai carburanti.

Sostenere i diritti dell'Ucraina e l'integrità del Paese, ma allo stesso tempo non schierarsi dalla parte di chi chiede sanzioni contro la Russia. Un dilemma cruciale per la Serbia. Paese che dipende esclusivamente dal gas russo.  

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