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Gli scontenti della Brexit: le voci di chi lavora meno e peggio

Gli scontenti della Brexit: le voci di chi lavora meno e peggio
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Bilancio tutt'altro che positivo nel post Brexit: tante le difficoltà denunciate dai lavoratori del settore primario e dei comparti del turismo e della ristorazione

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Traumatico. E negativo. È il bilancio che i lavoratori del settore primario fanno della Brexit.
Prima era tutto più facile: si esportavano prodotti deperibili senza sforzo. Adesso è un'incognita.

Dave Driver fa il pescatore ed è deluso: "Hanno continuato a blaterare che, così, i pescatori avrebbero avuto una vita migliore, più pesce, avrebbero potuto pescare in più acque. Credo che questo abbia convinto molte persone a votare per la Brexit, ma non funzionato".

Simon Spurrell ha un caseificio. Nel 2021 un quarto del suo business è stato spazzato via. Anche lui sottolinea che le promesse fatte non sono state mantenute: "Ci è stato promesso l'accordo senza attriti. Il commercio avrebbe continuato esattamente come prima, ma erano tutte bugie perché quello che stiamo vedendo è il totale e assoluto contrario di quanto detto".

Ma, forse, i più penalizzati sono quelli che hanno fatto affidamento sulla libertà di circolazione, come Kevin Haynes, che di mestiere fa il coltivatore di giunchiglie: "Il problema più grande - dice - è il personale: avremmo dovuto avere 100, 150 persone a raccogliere le giunchiglie, e ora siamo scesi a 25".

Destino comune a chi gestisce le aziende agricole, costrette a lasciare milioni di tonnelate di prodotti a marcire per carenza di forza lavoro. Dice Julian Marks, direttore generale di Barfoots of Botley: "La limitazione della libera circolazione ha avuto un impatto devastante, ma non solo sull'orticoltura o l'agricoltura. È stata devastante su quasi tutti i settori. Dove le persone provenienti dall'estero hanno lavorato per anni, ora stanno tornando a casa".

Sophie Hope alleva suini e lamenta una produzione ridotta a causa di una massiccia carenza di macellai. Una situazione che ha creato notevoli difficoltà e una diminuzione significativa del fatturato:"È stata una lotta, non mento - commenta Hope - Mi ha causato diverse notti insonni e giorni pieni di ansia. Ci sono così tanti maiali nella fattoria e non c'è nessun altro posto dove metterli".

Non va meglio per il settore dell'ospitalità e del turismo, un comparto che in passato ha fatto affidamento su personale europeo a tempo pieno: gli ultimi 12 mesi sono stati difficili, dall'inizio alla fine. Un problema condiviso dai ristoranti e dai bar di tutto il Paese.

Ma il governo invita ad avere pazienza:  col tempo - promette ancora - i benefici della Brexit saranno sentiti da tutti.

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