La Russia chiude Memorial e il mondo s'indigna

La Russia chiude Memorial e il mondo s'indigna
Diritti d'autore Alexander Zemlianichenko/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
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Di Eloisa Covelli Agenzie:  Afp, Ansa
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Sciolta la più antica associazione russa a tutela dei diritti umani. Nata alla fine degli anni 80, è stata la prima a raccontare l'orrore dei Gulag

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La RussiachiudeMemorial e il mondo si indigna. L'Onu, l'Unione europea e gran parte della comunità internazionale chiedono di sospendere la decisione del giudice russo, che ha sciolto la più antica organizzazione del Paese a tutela dei diritti umani. Formalmente è stata chiusa dalla giudice Alla Nazarova perché in alcuni suoi post ha omesso di indicare di essere un "agente straniero", come la legge russa etichetta le organizzazioni finanziate dall'estero.

Abbiamo sempre detto che la cosiddetta legge sull'agente straniero è illegale. Non deve essere modificata, ma abolita, perché è nata con l'intento di soffocare la società civile. E oggi ne abbiamo avuto un'altra prova.
Alexander Cherkasov
presidente del consiglio di Memorial

"Siamo molto preoccupati - scrive su Twitter la ministra degli Esteri britannica - Memorial ha lavorato per decenni per assicurarsi che gli abusi dell'era sovietica non venissero dimenticati. La sua chiusura è un colpo mortale nella libertà di espressione in Russia".

"La decisione della Corte suprema è più che incomprensibile - dice il portavoce del governo tedesco  Wolfgang Büchner - e contraddice le obbligazioni internazionali di proteggere i diritti fondamentali, obbligazioni a cui la Russia ha aderito. Memorial è un'espressione della nostra comune volontà di individuare e processare le violazioni dei diritti umani".

Fondata nel 1989 dal premio Nobel per la Pace Andrei Sakharov, è stata prima a parlare dell'orrore dei Gulag e della brutalità della repressione sovietica, ma per il giudice russo non fa altro che buttare fango sul glorioso passato dell'Urss.

La decisione di sciogliere l'organizzazione arriva alla fine di un anno nero per Ong e attivisti in Russia iniziato con l'arresto del più importante oppositore di Vladimir Putin, Alexei Navalny, e proseguito con una stretta senza precedenti su media e organizzazioni indipendenti.

"Questa non è la fine", ha detto però fuori dal tribunale l'avvocato della Ong Maria Eismont. In un comunicato Memorial ha annunciato che farà ricorso e troverà le "vie legali" per continuare a lavorare.

Memorial ha subito pressioni per anni ma secondo gli analisti la situazione è peggiorata dopo l'annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014. L'ultima di una serie di intimidazioni risale allo scorso ottobre, quando un gruppo di nazionalisti ha fatto irruzione al grido di "fascisti" nella sede di Memorial durante una proiezione del film 'Mr Jones' ('L'ombra di Stalin') che racconta la tragedia dell'holodomor, la carestia provocata dal regime sovietico tra il 1932 e il 1933 che causò milioni di morti nell'attuale Ucraina. 

Adesso gli attivisti temono per l'Ong sorella, Memorial Human Rights Centre, che si occupa di documentare la repressione politica e le violazioni dei diritti contemporanee, finita anch'essa nel mirino delle autorità russe per presunte violazioni della famigerata legge sugli agenti stranieri. La sentenza sul suo caso è attesa entro la fine della settimana.

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