Afghanistan: i Talebani ora rincorrono una parvenza di normalità

Ai negozianti hanno assicurato che non ci saranno saccheggi e che la gente sarà al sicuro per le strade: il che è vero soprattutto per coloro che eviteranno di dissentire con il nuovo regime, o che si sono astenuti dal collaborare con gli "stranieri".
Una settimana dopo aver ripreso il controllo sulla maggior parte dell'Afghanistan, i Talebani cercano ora di proiettare sul paese una parvenza di normalità. Hanno voluto cominciare proprio dai negozianti, che con il precipitare degli eventi, a metà agosto avevano iniziato ad abbassare le saracinesche.
Verso di loro, le rassicurazioni dei combattenti sembrano aver sortito un certo effetto, visto che a Kandahar, Jalalabad e nella stessa Kabul i negozi sono tornati a riaprire.
"Quando i talebani sono arrivati - spiega Fareed Ahmad, negozianti di Kandahar, città in cui i Taliban godono da sempre di un certo ascendente sulla popolazione - avevamo chiuso per paura di saccheggi, ma da oggi abbiamo riaperto i nostri negozi, e di questo al momento siamo felici".
"Tutti dovrebbero riaprire i loro negozi e continuare il loro lavoro" ha spiegato all'Associated Press un combattente, nella stessa città. "Noi assicuriamo alla gente che non ci saranno problemi di sicurezza: e se dovessero presentarsene, invitiamo tutti a rivolgersi al nostro dipartimento più vicino. Saremo disponibili giorno e notte".
Un paese fermo
Ma non c'è persuasione che tenga rispetto alla chiusura di banche e uffici governativi.
Gli Stati Uniti hanno congelato oltre 9 miliardi di riserve dell'Afghanistan, lasciando di fatto le banche a secco. Di fronte a questo - come la sorsa settimana aveva spiegato un trafelato Ajmal Ahmady, Governatore della Banca centrale**,** che in una serie di tweet divenuti subito virali aveva dato ai guerriglieri una lezione intensiva di finanza statale - tenere i negozi aperti servirà a poco, dal momento che gli sconvolgimenti politici, il congelamento degli asset e l'assenza di liquidità sono quasi certamente destinati a far lievitare l'inflazione e dunque il prezzo di cibo e beni di prima necessità.
Nel frattempo, la mancanza di un esecutivo, che si prolungherà almeno per le prossime settimane, ha lasciato chiuse anche le porte degli uffici amministrativi: il che sta mettendo a dura prova la pazienza di molti afghani.
"C'è bisogno almeno di un piano provvisorio - spiega un residente - per svolgere i compiti nei dipartimenti come sempre: la gente delle province viene a Kabul per risolvere i suoi problemi, ma purtroppo le porte dei ministeri e dei dipartimenti governativi sono sbarrate".
Propaganda?
E se i talebani continuano a giurare che le loro pattuglie sono in strada per la sola sicurezza della popolazione, si fanno sempre più insistenti le testimonianze di rastrellamenti con i quali si starebbe dando la caccia a coloro che hanno collaborato con gli stranieri e il vecchio governo.
Per ammorbidire la diffidenza internazionale, il gruppo fondamentalista ha perfino pubblicato un video che ritrae ragazze che vanno a scuola nella provincia settentrionale di Kunduz. Ma nessuno può realmente dire se il filmato sia stato inscenato o meno; né sapere cosa venga eventualmente insegnato nelle scuole, in questa nuova fase del paese