Le organizzazioni non governative hanno chiesto la fine delle espulsioni "forzate" degli afghani, sottolineando che molti di loro si troveranno ad affrontare condizioni difficili nel loro Paese e molti potrebbero essere perseguitati dai talebani
Il Pakistan espelle (anche con sfratti e demolizioni di case) e l'Afghanistan non fa (ri)entrare facilmente.
Le autorità talebane, infatti, hanno allestito un centro di registrazione e un campo temporaneo per ospitare coloro che ritornano nel Paese in attesa di essere registrati: il luogo è Torkham. a pochi chilometri dal confine con il Pakistan.
Procedure laboriose che bloccano (o, quantomeno, rallentano) l'ingresso in Afghanistan.
Yasoon, una donna afghana di 45 anni, rimpatriata obbligatoriamente, racconta:
"Avevamo costruito una casa in Pakistan, ma ci hanno fatto lasciare tutto, alla svelta. Abbiamo portato solo metà dei nostri vestiti e metà li abbiamo lasciati là. Ne abbiamo passate così tante che tremo ancora... Abbiamo lasciato tutto e siamo partiti".
Islamabad aveva minacciato di arrestate i circa 1,7 milioni di afgani illegali presenti in Pakistan, se non se ne fossero andati volontariamente entro il 1° novembre.
In totale, altri due milioni di afghani vivono regolarmente in Pakistan, emigrati verso gli anni '70 e '80, prima per avere migliori condizioni di vita e, poi, per sfuggire all'invasione dell'Unione Sovietica dell'Afghanistan.
Secondo i dati ufficiali, da quando è stato emesso l'ultimatum, circa 200.000 afghani hanno lasciato il Pakistan.
La polizia pakistana sta arrestando gli afghani clandestini ancora presenti in Pakistan dopo la scadenza del termine imposto dal governo per andarsene.
Tuttavia, c'era chi è rimasto e, scaduto il termine, la polizia è intervenuta e ha iniziato a trattenere gli afghani e a portarli a Karachi, dove potrebbero essere installato un grande centro di detenzione.
Le Organizzazioni non governative hanno chiesto la fine delle espulsioni forzate degli afghani, sottolineando che molti di loro si troveranno ad affrontare condizioni difficili nel loro Paese e molti potrebbero essere perseguitati dai talebani.