Talebani casa per casa, NATO: "Rispettino gli obblighi internazionali"

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Vanno spasmodicamente alla ricerca di oppositori e delle loro famiglie, stando ad un rapporto dell'intelligence delle Nazioni Unite

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I talebani stanno andando casa per casa alla ricerca di oppositori e delle loro famiglie, stando ad un documento dell'intelligence delle Nazioni Unite, che acuisce i timori relativi ai nuovi governanti dell'Afghanistan ed alle loro false promesse di tolleranza.

"I talebani debbono essere all'altezza dei loro obblighi internazionali - dice Jens Stoltenberg, segretario generale della NATO - non sostenere organizzazioni terroristiche come l'ISIS.

Debbono rispettare i diritti umani, compresi i diritti delle donne, ed anche concedere libero passaggio alle persone in modo che possano lasciare il Paese, ovviamente inclusi anche gli stessi afghani".

Alle donne avrebbero assicurato un comportamento "positivamente differente" dal loro brutale interregno datato 1996-2001: tuttavia, con migliaia di persone che ancora cercano di fuggire dalla capitale, il rapporto delle Nazioni Unite conferma i timori di molti.

"Di notte - dice un ufficiale di Polizia afghano che ha studiato all'Accademia militare di Modena - sono arrivato a Kabul e il giorno dopo, alle 8 del mattino, un gruppo armato di persone è venuto a cercarmi a casa, mostrando la mia foto ai vicini, perché ero un poliziotto e lavoravo al ministero dell'Interno".

E mentre i talebani fanno di tutto per mostrarsi solidali, moderni e quasi "alla mano", per così dire, in aperta controdendenza con la realtà dei fatti, la popolazione locale continua freneticamente a dirigersi all'aeroporto di Kabul, alla ricerca di un modo per lasciare il Paese, mentre le ambasciate straniere continuano caotiche evacuazioni.

Per chiudere, da Berlino rimbalza la notizia dell'assassinio (a colpi di arma da fuoco) di un parente di un giornalista tedesco e del ferimento di un altro connazionale.

Mezzo milione di sfollati

In un campo per sfollati nella capitale Kabul ci sono coloro che sono fuggiti dal conflitto tra le Forze afghane e i talebani in altre parti del Paese.

Sono venuti qui in cerca di rifugio, ma il conflitto li ha raggiunti.

"Abbiamo perso tutto da quando è arrivato il governo dei mujaheddin - dice uno di essi - a loro non importa del nostro benessere.

È passata una settimana da quando le persone non hanno cibo o altro, non hanno nemmeno un posto dove rifugiarsi".

Secondo l'ONU, dall'inizio dell'anno in Afghanistan si conta oltre mezzo milione di persone sfollate.

E mentre le evacuazioni producono qualche aiuto pratico, c'è ancora molto da fare per sostenere coloro che non possono o non vogliono andarsene.

Capt. Chris Herbert/U.S. Air Force
AP PhotoCapt. Chris Herbert/U.S. Air Force

"Le evacuazioni andranno a beneficio di alcune persone, salveranno le loro vite - dice Shabia Mantoo, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati - ma per quanto riguarda gli altri afghani che non possono partire, rimangono nel Paese o forse non vogliono nemmeno andarsene, c'è bisogno di protezione, hanno bisogno di sostegno".

Proprio sostegno è quanto chiedono anche le organizzazioni interne al Paese.

La dottoressa Nilab Mobarez, presidente della Mezzaluna rossa afghana, afferma che gli afghani avranno bisogno di più aiuto di quanto inizialmente previsto dagli operatori umanitari.

"I bisogni sono enormi - dice - anche prima di quanto accaduto politicamente le persone accusavano mancanza di cibo, non potevano nutrirsi non solo a causa della guerra ma anche della siccità".

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Gli afghani hanno dovuto affrontare una moltitudine di crisi: climatica, legata ai conflitti, con l'aggiunta di un'altra che il resto del mondo conosce bene, il Covid, che secondo la nostra interlocutrice potrebbe peggiorare significativamente.

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"La mia preoccupazione - ribadisce la presidente di Mezzaluna Rossa - è che, con questo movimento di persone in tutto il Paese, senza protezione né distanziamento e quant'altro, la prossima ondata sarà un altro grosso problema per l'Afghanistan.

Stiamo provvedendo anche alle vaccinazioni, ma quello che è successo la scorsa settimana ha influenzato tutto, le persone non vengono in ospedale per fare la vaccinazione o la seconda dose: tutto questo mi fa parlare e chiedere alla comunità internazionale di aiutarci ad aiutarli".

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