Afghanistan: raddoppiate le vittime dopo il ritiro delle forze Nato

In Afghanistan, da quando le truppe straniere sono andate via, gli afghani si stanno uccidendo tra di loro. Da maggio l'offensiva talebana ha fatto raddoppiare il numero di morti tra i civili, segnando un record dal 2009, da quando l'Onu ha cominciato a tenerne traccia. Finora il conflitto ha toccato solo zone rurali, ma se i combattimenti proseguiranno nelle città sarà una carneficina.
Nei primi sei mesi del 2021 sono morti 1.659 civili e 3.254 sono stati feriti. Soprattutto donne e bambini. Solo tra maggio e giugno 783 persone sono state uccise e 1.609 ferite.
Il dialogo tra governo afghano e talebani, aperto nel settembre 2020 in Qatar, non sta portando a nulla. Gli Stati Uniti hanno minacciato di riprendere i raid aerei se i talebani non getteranno le armi.
Secondo il report Onu il 64 percento dei morti e dei feriti sono imputabili alle forze non governative: il 39 percento ai talebani, il 9 percento all'Isis, il 16 percento è indefinito. Le forze afghane sarebbero responsabili del 23 percento dei fatti di sangue, mentre i gruppi pro-governo del 2 percento.
L'attacco dell'8 maggio all'esterno della scuola Sayed ul-Shuhuda a Kabul ha ucciso 85 persone, molte di queste ragazze, mentre più di 200 sono rimaste ferite. Nessuno ha mai rivendicato quell'attacco.
Pur guadagnando terreno, i talebani hanno fatto sapere di non voler monopolizzare il potere. Ma vogliono la rimozione del presidente Ashraf Ghani e un nuovo governo.
Il futuro dell'Afghanistan è sempre più nelle loro mani. Il ritiro delle forze Nato è al 95 percento e da settembre non ci sarà più nessuno straniero sul territorio.