Dove sono finiti i Gilet gialli? E le Sardine? Il covid ha chiuso le piazze, ha avuto la meglio?

manifestazione dei Gilet gialli
manifestazione dei Gilet gialli Diritti d'autore Claude Paris/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved
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Di Cecilia Cacciotto
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Il covid ha chiuso le piazze, ha avuto la meglio sui movimenti sociali? Che in fondo avevano trovato la propria consacrazione nella piazza reale, che ne sarà una volta finita la pandemia? Noi ne abbiamo parlato con Francesco Saraceno

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Gli ultimi sei mesi hanno cambiato molte cose anche le interazioni tra gli individui. Quelle interazioni fisiche sono il carburante dei movimenti sociali. Nel pezzo che segue abbiamo cercato di capire insieme a Francesco Saraceno, grande conoscitore dei Gilet gialli

  • come evolveranno i movimenti sociali
  • in particolare se la piazza reale soccomberà a quella virtuale
  • abbiamo ricordato in breve la storia di due dei principali movimenti: Gilet gialli e Sardine

Piazze vuote e movimenti sociali al capolinea?

È finita l'epoca dei movimenti sociali? Dei movimenti che scendevano in piazza per protestare, per ricordare alle élite politiche e economiche "Ehi, ci siamo anche noi!"?

Negli ultimi mesi, questi movimenti avevano ripreso in mano la scena pubblica, scendendo in strada in ordine e anche in disordine.

Come non ricordare la piazza muscolosa dei Gilet gialli in Francia? Hanno conquistato la ribalta della cronaca ogni sabato per oltre un anno e mezzo ma prima ancora sono scesi appunto in piazza. Piazze che alla fine erano blindate e pattugliate dalle forze dell'ordine. Ci sono stati diversi morti, migliaia di feriti, migliaia di arresti.

I Gilet gialli portano in piazza lo scontro della Francia urbana e quella rurale

Dalla protesta per il caro carburante, le rivendicazioni si sono allargate e ad un certo punto sono diventate quasi un manifesto programmatico che sembrava annunciare la imminente discesa nell'agone politico. Il tentativo in realtà c'è stato, i Gialet gialli hanno presentato una lista alle Europee del 2019, ma l'esito è stato fallimentare.

In Italia il movimento dei Gillet gialli non ha attecchito. Esattamente un anno dopo rispetto al movimento francese invece hanno fatto la comparsa sulla scena italiana le Sardine.

La piazza delle Sardine è diversa

La piazza delle Sardine è diversa, i disordini sono stati veramente marginali, la violenza non fa parte del Dna del movimento, che si rivolge ai cittadini dei centri urbani, attenti ai problemi legati all'ambiente e alla globalizzazione e critici nei confronti di proclami populisti. Ma anche le Sardine hanno scelto la piazza fisica per alzare la voce chiedendo un cambiamento di rotta.

Ora la piazza fisica, covid oblige, non è più praticabile, resisteranno i movimenti sociali solo sul web?

Ne abbiamo parlato con Francesco Saraceno, economista, docente a Science Po a Parigi e alla Luiss a Roma, grande conoscitore dei Gilet gialli.

-Ha potuto più il covid del presidente francese Emmanul Macron? (Di fronte alle dimensioni del movimento, Macron blinda la Francia, ma alla fine rinuncia a aumentare alcune tasse, in particolare quelle sui carburanti e lancia un grande dibattito interno, ndr).

Francesco Saraceno: "Il covid ha sicuramente tolto i Gilet gialli (Gg) dalle prime pagine dei giornali, per forza di cose; di fronte alla pandemia il movimento che ci ha accompagnato per oltre un anno non ha potuto fare altrimenti, anche se verso la fine si stava un po' sgonfiando, era diventato quasi un rituale stanco; detto questo, il covid ovviamente non è riuscito perché è compito della politica e non di un fattore esterno rispondere alle esigenze che il movimento ha rappresentato: i Gilet gialli hanno chiesto di dare spazio e considerazione nell'azione politica alle istanze non tanto delle classi medie o inferiori, rispetto alle élite, quanto a certe istanze legate al territorio".

Hanno una matrice sociologica completamente opposta, ma i due movimenti sono accomunati dalla diffidenza nei confronti della politica tradizionale che passa per la mediazione dei partiti e dal coinvolgimento diretto della piazza fisica
Francesco Saraceno

"La cosa interessante dei Gg - continua Saraceno - è che si tratta di un movimento che vede in opposizione città e ambienti rurali/ provincia, piuttosto che la più classica opposizione tra ricchi e poveri, ovvero tra l'1% della popolazione e il restante 99%. Rappresentano la frattura tra le élite -educate colte e benestanti, cittadine e urbane- e gli abitanti della zone rurali, spesso meno colti e più danneggiati dalla globalizzazione. Questa contrapposizione si è vista anche negli Usa, i primi hanno votato compattamente per Biden e i secondi in blocco per Trump. Le Sardine invece hanno una matrice sociologica completamente opposta, ma i due movimenti sono accomunati dalla diffidenza nei confronti della politica tradizionale che passa per la mediazione dei partiti e che negli ultimi 30 anni è stata smembrata e svuotata".

La Francia rurale vs la Francia cittadina

Effettivamente all'origine della protesta dei Gilet gialli c'è il post di una donna, Jacline Mouraud, (vedi in basso il post di Jacline) che sui social denuncia l'intenzione di Emmanuel Macron di aumentare le accise sulla benzina. "Io, dice Jacline, percorro 25 mila chilometri all'anno, non vivo in città".

Il merito di questi movimenti, (abbiamo tralasciato quello dei Friday for future, che si assomiglia un po' alle Sardine, è un movimento cittadino e parla dell'eco-sostenibilità alle classi medio-colte della società) è comunque quello di aver riportato il singolo cittadino al centro del dibattito politico, il cittadino insomma ridiventa un protagonista politico e vuol dire la sua.

Lo fa scendendo in piazza e la piazza reale ha sempre fatto una certa impressione e non solo pressione a coloro che decidono. Le Sardine poi hanno fatto dello stare strette strette, appiccicate l'una all'altra, un modus operandi. Finita l'emergenza torneranno in piazza o si trasferiranno su quella virtuale? Nessuno può dirlo adesso, una cosa pare evidente:

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"La piazza fisica e quella virtuale si sono saldate - commenta Saraceno - hanno generato un meccanismo virtuoso per cui la presenza in piazza era amplificata dai social e la piazza virtuale è riuscita a resistere alla mancanza fisica. I temi sono rimasti, sarà interessante vedere se finita questa fase si tornerà a avere questa doppia dimensione o questi movimenti migreranno nella dimensione virtuale".

-La piazza virtuale è meno efficace, forse percepita come meno pericolosa della piazza reale dalle istituzioni?

"Non è detto che sia meno efficace, la virtuale prende alcune modalità di funzionamento della piazza fisica. Ancora, nelle ultime presidenziali negli USA, sempre per i problemi legati alla pandemia, i dem sono stati capaci di sostituire il porta a porta fisico, che non si poteva fare, con una campagna che passava per i social, per le email e che comunque è rimasta individuale, la ricerca degli elettori è stata fatto uno per uno in modo virtuale. Con una fusione tra queste due modalità si cerca la partecipazione dei cittadini al dibattito pubblico".

Per quanto il movimento d'opinione nel mondo virtuale possa espandersi e farsi conoscere, la presenza fisica del dissenso in piazza non sparirà, così come il suo impatto: pensiamo alle donne polacche che manifestavano contro la legge sull'aborto, tutti abbiamo visto quelle immagine, la forza di quelle immagini, passata paradossalmente attraverso i canali virtuali
Francesco Saraceno

Resta l'esuberanza, l'energia, la forza della piazza reale che ha fatto cadere teste, crollare muri, acceso arcobaleni e gridato dissenso:

"Il mondo virtuale avrà il suo fascino, è vero però che per determinare i rapporti di potere, di cui si nutre la politica ogni giorno, sono i vincoli fisici dell'azione dell'uno e dell'altro. Per cui è bello avere gli operai che fanno operazioni di sensibilizzazione dell'opinione pubblica ma fintanto che non vanno a bloccare una produzione con uno sciopero, questa cosa avrà un impatto limitato. Pensiamo a un'altra attualità di questi giorni, alle donne polacche in piazza contro la legge sull'aborto tutti abbiamo visto quelle immagine, la forza di quelle immagini, passata paradossalmente attraverso i canali virtuali. Per quanto il movimento d'opinione nel mondo virtuale possa espandersi e farsi conoscere, la presenza fisica del dissenso in piazza non sparirà, così come il suo impatto". 

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All'origine del movimento francese una donna

Alla base della nascita dei gilet gialli, c'è un video di cinque minuti postato da Jacline Mouraud dove la donna si scaglia contro Emmanuel Macron, che annuncia l'aumento del prezzo della benzina, è troppo per la donna che vive in campagna e che ogni anno percorre circa 25 mila chilometri .

La storia dei Gillets gialli in breve

Il movimento dei Gillets gialli è un movimento di protesta non strutturato apparso in Francia nell'ottobre 2018. Nasce con un appello sui social media a manifestare contro l'aumento del prezzo dei carburanti e il conseguente all'aumento dell'imposta sui consumi interni sui prodotti energetici (TICPE). Le manifestazioni si svolgono principalmente il sabato.

Dal 17 novembre 2018, la protesta si organizza e scende in strada con blocchi illegali di strade e incroci cui si aggiungono manifestazioni ogni sabato. Queste proteste mobilitano principalmente i residenti delle aree rurali ma sono organizzate anche nelle metropoli, dove si verificano diversi episodi di violenza, come nella capitale, sugli Champs-Élysées.

Le richieste del movimento si allargano in fretta e i suo i leader chiedono in particolare il miglioramento del tenore di vita delle classi popolari e medie spingendosi fino a chiedere le dimissioni del Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Ma non è tutto chiedono il ripristino della tassa sul patrimonio e e l'istituzione del referendum di iniziativa dei cittadini. Durante le manifestazioni, il più delle volte non annunciate né autorizzate, diverse migliaia di persone rimangono ferite, Istituzioni come l'Onu e il Consiglio d'Europa, così come associazioni come Amnesty international, criticano i metodi per ripristinare l'ordine così come l'uso di armi come Lbd e granate.

Di fronte alle dimensioni raggiunte dal movimento, il governo rinuncia all'aumento del TICPE. Emmanuel Macron annuncia nuovi provvedimenti e lancia il grande dibattito nazionale al termine del quale annuncia in particolare un taglio delle tasse per le classi medie e la reindicizzazione delle pensioni più basse. . Ma questa risposta non pone fine al movimento: le manifestazioni nelle regioni e a Parigi continuano in forme diverse sempre il sabato.

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Il movimento si è momentaneamente interrotto per la pandemia di covid-19.

Sardine, un nome che è già un programma

Le Sardine sono nate il 15 novembre. Piazza Maggiore, a Bologna un anno fa conteneva più di seimila persone strette come “sardine”, appunto. Convocate via social per protestare contro il leader leghista, Matteo Salvini, che dalla stessa città lanciava la campagna elettorale del Carroccio in vista delle regionali in Emilia Romagna. Un movimento spontaneo, senza bandiere, nato dall’iniziativa di quattro ragazzi bolognesi: Giulia, Andrea, Roberto e Mattia Santori. Quest'ultimo l’ideatore dell’iniziativa e ora leader definisce le Sardine come un “anticorpo” e non come un movimento politico. Prima del covid il movimento ha riempito molte piazze d'Italia, anche Piazza San Giovanni a Roma.

Riempire una piazza significa stare stretti come "sardine", appunto. Più si tengono "stretti" e più l'iniziativa delle Sardine si compie. Il nome però allude anche al silenzio dei pesci. Un silenzio che gli organizzatori della protesta dicono di voler contrapporre agli urlatori dei comizi politici.

Il manifesto programmatico delle Sardine

1. Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare.

2. Pretendiamo che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali.

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3. Pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network.

4. Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti.

5. Pretendiamo che la violenza venga esclusa dai toni della politica in ogni sua forma. La violenza verbale venga equiparata a quella fisica.

6. Chiediamo che il decreto sicurezza venga abrogato.

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