Il caso del cimitero dei feti con i nomi delle madri sulle croci

Il caso del cimitero dei feti con i nomi delle madri sulle croci
Diritti d'autore Luca Bruno/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di Giorgia Orlandi
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In Italia se ne parla dopo la denuncia di una donna su Facebook: al cimitero Flaminio di Roma - ma non si tratta dell'unico - c'è una sezione dove sono sepolti i feti, senza che le donne siano informate. La procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti

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In una sezione del cimitero Flaminio, a Roma, ci sono diverse croci con i nomi di persone ancora in vita. Si tratta di donne che in passato hanno scelto un aborto terapeutico. Una pratica macabra di cui si è molto parlato negli ultimi giorni, dopo la denuncia di una donna su Facebook. 

Una pratica che, stando a quanto riferito dall'ong "Diffrenza donna", potrebbe essere iniziata già nel 2004. Molte donne hanno riferito di non sapere che i loro nomi sarebbero stati usati senza il proprio consenso. A Roma i servizi cimiteriali sono affidati alla municipalazittata Ama. 

La procedura di sepolturasegue un regolamento della polizia mortuaria del 1990. In base all'articolo 7 i "prodotti del concepimento" sino alla 20esima settimana sono sepolti solo su richiesta dei familiari, altrimenti sono trattati come rifiuti speciali ospedalieri dall'Asl.

Se invece il feto ha un'età compresa tra le 20 e le 28 settimane di gestazione e non è stato dichiarato "nato morto",  i permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale: significa che ad occuparsi della sepoltura è l'Asl. 

Il problema di quanto accaduto a Roma non è tanto la sepoltura dei feti, per cui esiste un regolamento, quanto quella che sembra una chiara violazione della privacy delle donne coinvolte, che hanno visto i propri dati anagrafici utilizzati a loro insaputa.

"Differenza donna" fa parte di una rete europea impegnata nella prevenzione e nel contrasto della violenza di genere. Oggi l'organizzazione sta seguendo i casi delle donne coivolte, almeno 100 fino ad oggi, ed ha presentato denuncia alla procura della Repubbllica di Roma, che ha aperto un fasciolo contro ignoti.

La dottoressa Giovanna Scassellati è una delle ginecologhe più note d'Italia: è la responsabile del "Day Hospital-Day Surgery 194" dell'ospedale San Camillo di Roma, il reparto dove si fanno le interruzioni volontarie di gravidanza. "Dopo l’intervento abortivo le pazienti - spiega la dottoressa - sono tenute a firmare un modulo che riguarda la sepoltura del feto".

Ma il reparto, aggiunge la dottoressa, si limita a seguire la donna nelle varie fasi del percoso medico: la sepoltura non è di loro competenza. Ama, l'azienda municipalizzata romana che si occupa della raccolta rifiuti, ha diffuso un comunicato in cui spiega di aver agito nel rispetto delle normative e dei regolamenti cimiteriali. 

Una vicenda che gli inquirenti dovranno chiarire e sulla quale anche il garante della privacy vuole fare luce per verificare la conformità dei comportamenti dei soggetti pubblici coinvolti con la disciplina in materia di privacy.

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