Brevetti: Milano candidata a ospitare la sede del Tribunale europeo

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Di Stefania De Michele
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Tribunale unificato dei brevetti: la candidatura di Milano dopo la fuoriuscita di Londra per la Brexit

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Italia brava ma non si applica. O lo fa in ritardo. Come nel caso del Tribunale unificato dei brevetti dell'Unione europea per il quale, pur avendo tutte le carte in regola, il governo ha sciolto la riserva solo dopo aver discusso a lungo se candidare Torino (opzione pentastellata) o Milano.
Alla fine l'ha spuntata Milano: una candidatura che, se accolta, porterà nel capoluogo lombardo la divisione del Tribunale brevetti, chiamata a dirimere le controversie nel settore chimico farmaceutico

I requisiti ci sono, come spiega Julia Holden avvocato dello studio Trevisan & Cuonzo, esperta in materia di marchi e brevetti: "Poiché l'Italia è dietro solo a Regno Unito, Germania e Francia per numero di brevetti - dice - il Paese è in pole position per avere questa sede".

Brevetti, Italia virtuosa ma senza sedi di rappresentanza

Nello specifico, in numeri: con l’uscita del Regno Unito dall’Ue, l'Italia diventa il terzo paese per numero di brevetti europei vigenti e il quinto per domande di brevetto presentate all’Ufficio dei brevetti europei, ma - nonostante questo - non ha alcuna sede di organismi connessi con le materie della proprietà intellettuale.

La fuoriuscita di Londra rimette in pista una sede italiana (Milano), che affiancherebbe Monaco di Baviera dove sono i discussi i casi relativi all’ingegneria meccanica e Parigi competente sul resto.

"L'operazione - commenta Julia Holden - richiede un investimento notevole da parte del Governo per poi ricavare il massimo dal progetto. Il fatto di far arrivare gente che ha expertise aiuta la città in generale".

I benefici della sede del Tribunale unificato dei brevetti Ue a Milano

I benefici sono evidenti e rappresentati anche dall'indotto di valore economico, in termini di nuove attività legate al tribunale: Milano diverrebbe dunque un hub di riferimento per il farmaceutico.
Una spinta ulteriore che già poggia su ottime performance italiane. Come nel caso dei dispositivi medici per i quali l'Italia si posiziona quinta nella classifica europea dei brevetti di settore.
Le imprese del comparto investono circa il 6% del fatturato in ricerca e sviluppo. Innovazione vuol dire brevetti e in questo settore molto c’è ancora da fare per la tutela della proprietà intellettuale. L’Italia – dice Confindustria dispositivi medici – ha tutti i requisiti per ambire a ospitare la sede del Tribunale di brevetti anche per l’altissima professionalità della classe medica e il valore delle nostre università e centri di ricerca”.
In passato, Confindustria dispositivi medici ha sostenuto la candidatura di Milano per la sede di Ema (l'Agenzia europea per i medicinali assegnata ad Amsterdam) e oggi chiede un impegno del Governo “affinché l’Italia ponga in atto tutte le azioni necessarie per vincere questa sfida”.

ll governo ha anche indicato Torino come sede principale per l'Istituto Italiano per l'Intelligenza Artificiale.

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