Montenegro al voto tra Covid e tensioni, Djukanovic mira a consolidare il suo potere.

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Diritti d'autore Risto Bozovic/
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Di Debora Gandini
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Montenegro al voto tra Covid e tensioni, Djukanovic mira a consolidare il suo potere. Le Opposizioni fanno leva su crisi pandemia e proteste serbi

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Tra strette misure anti-Covid e un clima di tensione con la Serbia, il Montenegro vota per le elezioni parlamentari. In lizza sei partiti e sei coalizioni.

Il Partito democratico dei socialisti filo-occidentali (Dps) del presidente Milo Djukanovic è in coalizione con il Partito liberale. Una sfida per nulla facile. Le opposizioni fanno leva sulla crisi economica e sul malcontento della popolazione di etnia serba (circa il 30% del totale) per via di una legge religiosa ritenuta discriminatoria della potente Chiesa ortodossa serba. Nel paese balcanico la pandemia ha colpito soprattutto il turismo, principale fonte di entrate del Paese.

Chiudendo la sua campagna elettorale, centrata sull'esaltazione dell'identità nazionale e contro l'espansionismo serbo - Djukanovic ha accusato le opposizioni di voler far tornare il Paese al passato. Accusato dai rivali di corruzione e criminalità, il partito del Presidente potrebbe incontrare non poche difficoltà per formare una maggioranza.

"Abbiamo visto come la legge sulla religione sia stata usata per lanciare un attacco al Montenegro senza precedenti, nemmeno ai tempi di Milosevic".
Milo Djukanovic.
Presidente della Repubblica del Montenegro

I montenegrini motivati a recarsi alle urne

"Sono naturalmente motivato ad andare a votare", spiega un pensionato. "Non credo ci sia un solo cittadino del Montenegro che non sia motivato a liberarsi finalmente di questo peso, dei saccheggi e della criminalità". "Credo che un Montenegro orgoglioso e indipendente vincerà", dice un'altra elettrice.

Il voto arriva in un anno di tumulti politici, a causa della legge sulla religione adottata a fine 2019 e che permette allo Stato di sequestrare alcuni beni religiosi se la proprietà storica non può essere provata.

"Oggi dobbiamo tener conto del fatto che tutti i nostri avversari sono sempre lì e non hanno rinunciato al loro obiettivo", ha detto il presidente Djukanovic. "Abbiamo visto come la legge sulla religione sia stata usata per lanciare un attacco al Montenegro senza precedenti, nemmeno ai tempi di Milosevic".

La legge deve ancora essere applicata, a causa di mesi di proteste guidate dalla Chiesa serbo-ortodossa e sostenute da un'alleanza di partiti filoserbi. Giovedì notte migliaia di persone hanno violato il divieto di assembramento sulla via pubblica (imposto per combattere la pandemia), per protestare nuovamente contro la legge.

Il Montenegro, entrato nella Nato nel 2017, è in corso il negoziato di adesione all’Unione Europea. Inoltre è il quarto Paese dei Balcani ad andare al voto in piena pandemia di coronavirus. Elezioni parlamentari si sono tenute il 21 giugno scorso in Serbia, il 5 luglio in Croazia e il 15 luglio in Macedonia del Nord.

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